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Che Polanski si faccia processare e stia in galera

 |  Redazione Sconfini

Ha destato molto scalpore il fatto che il celebre regista Roman Polanski sia stato arrestato a Zurigo per una squallida vicenda di violenza sessuale su una minorenne avvenuta nel lontano 1977. Il mondo del cinema si è subito stretto attorno al proprio affiliato, dimostrando grandi capacità corporativistiche, così come il mondo ebraico (Polanski è figlio di madre ebrea morta in un campo di concentramento in Polonia) e anche gran parte del mondo politico europeo (polacco e francese in primis) ha dichiarato che si tratta di un fatto "assolutamente raccapricciante" (Fredric Mitterand, ministro della Cultura francese).

Ma cos'è successo? E perché su Roman Polanski pendeva un mandato di cattura internazione? Alcuni dettagli infatti non sono stati ben raccontati dai media. Nel 1977, a Hollywood, nella villa di Jack Nicholson, Polanski ha avuto un rapporto sessuale con una tredicenne (Samantha Geimer). Nel corso delle indagini successive alla denuncia della regazza, si è appreso che la giovane era stata certamente drogata, mentre Polanski ha sempre negato di averle fatto violenza e averla sodomizzata. In ogni caso, all'epoca lui resta in carcere per 42 giorni, e poi si accorda con il Procuratore Distrettuale per ottenere una pena della stessa durata. Dall'ufficio del giudice Rittenband trapela però la notizia che la volontà di quest'ultimo voglia dare a Polanski la pena massima: 50 anni.

Polanski, appresa la notizia, sparisce e da allora non metterà più piede negli Stati Uniti. Per questo da oltre 30 anni pende su di lui un mandato di cattura internazionale. Nel 2003 non si presentò - per paura di essere arrestato - a ritirare il premio Oscar per "Il Pianista", mentre nel resto del mondo ha sempre girato in libertà.

La difesa del regista ha fatto leva sulla condizione psicologica di cui soffriva dopo l'assassinio della moglie Sharone Tate per mano di Charles Manson. Ora la sua fuga dorata è stata interrotta a Zurigo, dalla rigida confederazione elvetica e dal suo Ministro della Giustizia, Eveline Widmer-Schlumpf. Tra le riflessioni più giuste a difesa del regista c'è certamente quella che egli non rappresenta più un pericolo per la società, ma questo non è sufficiente, assieme alla sua biografica artistica di livello mondiale a metterlo al di sopra della legge.

Se non si fosse chiamato Polanski, lo stupratore (o presunto tale) di una tredicenne avrebbe già finito di scontare un'eventuale pena di 30 anni. Perché per lo stesso caso un personaggio famoso non dovrebbe rispondere alla legge? Che Polanski si faccia processare e sconti gli anni di galera che il giudice gli comminerà.

O vogliamo rivolgerci al Parlamento italiano che prepari un apposito lodo Polanski?


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