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Clauzetto, il balcone del Friuli

 |  Redazione Sconfini

 


Una mattina splendida merita assolutamente di essere valorizzata. Così, su indicazione di Gabriella, un’amica comprensiva, decido di farmi un giretto fino ad Anduins di Clauzetto, un paese ai piedi delle Prealpi Carniche. Non conosco bene la zona, così Gabri mi ci accompagna.

 

Itinerari Friuli Venezia Giulia percorso ClauzettoPartiamo da Udine verso Gemona, direzione Rivoli di Osoppo. Seguiamo la strada Majano-Cornino-Flagogna e, superato il ponte sul fiume Arzino, giriamo a destra verso Anduins-Vito d’Asio, in tutto una cinquantina di chilometri. Arriviamo ad Anduins in tarda mattinata e Gabriella mi porta all’albergo della sua amica Armida, proprio di fronte al municipio del paese.

Che bella atmosfera… do un’occhiata in giro, cerco di ambientarmi. Ci sono fiori e piante ovunque, fiori di campo in brocche e degli invitanti tavolini alla brezza primaverile montana. La mia attenzione, però, è totalmente attratta da un albero. Sappiate che ho delle idee fisse, come molti di voi probabilmente, una di queste è l’amore per le piante ed i fiori. Dicevo del castagno… domina tutto lo spazio lì intorno; purtroppo, il Comune ha pensato di cementare il patio lasciando un microspazio circolare recintato ai piedi dell’albero secolare. Mi dicono che è stato necessario per lo scolo dell’acqua: se ci fosse terra battuta o ghiaia sarebbe disastroso. Bah, mi dico, secondo me è la mal interpretata mania friulana dove “pulito” è sinonimo di cemento e viceversa. Al posto dell’asfalto potevano ben mettere una “clapadòrie”, un acciottolato di pietre del luogo, che un tempo era usato per le mulattiere ed i sentieri, ora solo in parte recuperati.

Anche nel paese vicino, Clauzetto, alcune erte sono state recuperate con la pavimentazione tipica in pietra. “Eh, cara signorina, lei non capisce, sono spese sa! E poi il lavoro è già stato fatto”. Non discuto e mi godo quel che c’è.

Ci sediamo nello spazio davanti all’albergo godendoci una bibita ed osservando le persone che vanno e vengono, e quelle che si fermano a bere un “taj” vicino a noi. Ci sono dei veri personaggi. Un microcosmo. Chi ci ha colpito maggiormente è stato un signore con barbona grigia, Mario, un habitué del posto. Ci attacca un filo impressionante, non molla, parla fino al nostro sfinimento… di sè. All’inizio è simpatico, poi resta simpatico ma lo vorremmo a dosi meno massicce. Scappiamo.

Decidiamo di andare a Clauzetto, una decina di minuti di macchina da Anduins proseguendo per la strada fatta all’inizio. La montagna è stracolma di sentieri da scoprire: noi volevamo assaggiarne uno come antipasto al pranzo che ci aspettava più tardi da Armida. Il tempo è poco, e la nostra forma fisica non eccezionale, almeno la mia! Così scegliamo come sempre un itinerario facile, ma qualitativamente splendido, un antico percorso ad anello di soli tre chilometri, tempo totale un’ora di cammino: ci sembra ottimo.

Lasciamo l’auto all’entrata di Clauzetto, al parcheggio ai piedi della chiesa di San Giacomo. Lì la nostra attenzione è attratta da un pazzesco negozietto con l’insegna: “Bar, alimentari, ferramenta, casalinghi da…”, che funge anche da agraria. C’è proprio tutto. La nostra avventura incomincia raggiungendo a piedi la chiesa di San Giacomo, dove ci aspetta un panorama eccezionale: l’intera vallata si offre a noi con i due maestosi fiumi, il Tagliamento ed il Medusa. L’unico aggettivo che mi viene in questo momento è: splendido. Ora capisco perché il paese è conosciuto come “Il balcone del Friuli”, la cartina vivente.

Ci stacchiamo a fatica, ed andiamo sul retro della chiesa dove vediamo i cartelli che c’indicano i percorsi possibili da fare a piedi. Costeggiamo il cimitero e dopo essere arrivate già alla circonvallazione percorriamo alcune decine di metri, per poi prendere a sinistra la via del Sole e continuare il mini viaggio. Seguiamo la via fino ad arrivare alla zona (così mi dicono) della ex scuola di disegno; lì ci aspetta una discesa ed anche ben tre strade asfaltate da attraversare. Per fortuna la nostra smania di bellezza è accontentata quando ci ritroviamo in una “clapadòrie”, una mulattiera fatta di pietre bianche, con la vegetazione che sfugge alla logica del contenimento.

Questa antica strada ci porta direttamente a Dominisia, una delle fontane che un tempo, non tanto remoto, sostituivano gli orrendi acquedotti moderni. Da qui risaliamo, prendendo la sinistra, affrontando, purtroppo, anche questa volta, la provinciale e rincontrando però dopo pochissimi metri la mulattiera, che ci accompagna ad una seconda bellissima fontana del 1910, Triviat; decido che, proprio sì, la pietra è un materiale suggestivo, per me al secondo posto dopo le piante.

Stazioniamo pigre presso la fontana, ci godiamo le lucertole. Prese però, poco romanticamente, dai morsi della fame, continuiamo fra le case fino ad arrivare nuovamente al punto di partenza, il belvedere di San Giacomo.

Niente foto, perché la sottoscritta ha dimenticato il rullino a casa. Fortunatamente qualche cellula è rimasta a farmi luce: con grande sprint – io esausta dallo sport praticato per ben un’ora – raggiungiamo il nuovo municipio di Clauzetto, nella speranza di ricevere aiuto. Nella maratona finale salutiamo cordialmente le persone (poche) che incontriamo per strada, un rito che a Udine o è scomparso o non c’è mai stato (io propendo per la seconda ipotesi). Trafelata dall’erta via, che dietro alla bruttissima costruzione del vecchio municipio (quando ci vuole ci vuole!) ci porta al nuovo, apro la porta d’alluminio candido e chiedo se per caso hanno dei depliant o delle cartine con i sentieri della zona… Evviva! Non solo mi danno un libello ed una cartina preziosissima con i percorsi antichi, gli itinerari per mountain bike e per il giro del Monte Taîet, ma sono anche calorosamente gentili e disponibili. Che soddisfazione, ora possiamo andare a pranzo.

Io e Gabriella riprendiamo la macchina e raggiungiamo Armida, che ci aspetta con del frico fatto in casa, verdura ed uno strudel da concorso, ancora caldo, preparato da Lisa, la bellissima figlia di Armida. Tutto servito in ciotole di legno, allietato da un buon vino nero ed irrorato dal quasi allucinante chiacchiericcio di Mario.

Ivana Macor

 

 

 

 

 

 

 

In collaborazione con Help!

 


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