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Povertà, fonti energetiche, politica: buona fortuna Italia!

Ci siamo appena lasciati alle spalle il 2009 e l’anno nuovo si presenta – come è sempre avvenuto nella storia dell’uomo – pieno di promesse. È ben vero però che non ci si può limitare a questa considerazione scontata per sentirci spronati come uomini e come italiani a considerare il futuro immediato roseo e positivo: è necessario quindi, sulla base di alcune considerazioni relative all’anno vecchio che ci siamo appena lasciati alle spalle, proiettare i nostri sentimenti su quello nuovo.


L’immediato quesito che viene spontaneo porsi è sempre il solito: quante promesse il 2009 ha mantenuto, quante non ha mantenuto, quanti sono stati gli avvenimenti che ne hanno modificato nel bene e nel male l’andamento degli eventi? Sono domande estremamente impegnative e complesse pur nella semplicità della loro formulazione e, francamente, si è non poco imbarazzati nell’ipotizzare quanto meno una prima bozza di risposta.


Poiché le alterne fortune dell’umanità ormai sono letteralmente globali non potendosi più identificare in compartimenti stagni, identificati nei confini di ogni Paese, confini – tra l’altro – oggi più che mai spesso solamente formali, è ovvio quindi che riferendosi alla vita ed ai altdestini del nostro Paese non si può non fare riferimento alla vita ed ai destini del mondo intero.


In una sintetica disamina globale dobbiamo constatare come i problemi fondamentali dell’umanità sono ancora sul tavolo dei potenti della Terra, e non conoscono soluzioni radicali e definitive in quanto lo spirito collaborativo (quando c’è) non è sufficiente a superare le difficoltà rappresentate dagli interessi economici di determinate oligarchie che continuano ad essere sorde ai gridi di dolore e di allarme che l’umanità diuturnamente emette. Il mondo – per una percentuale assolutamente inaccettabile – ha letteralmente fame ed ancor oggi si preferisce, per palesare quanto meno formalmente un principio di soluzione, continuare ad erogare a fondo perduto sussidi alimentari ai Paesi del Terzo mondo, omettendo al contrario di mettere nelle condizioni il Paese bisognoso di produrre da sé ciò di cui è mancante.


In campo energetico ormai è un dato di fatto che l’inquinamento atmosferico è globale e le emissioni nocive provengono soprattutto da due grossi inquinatori: Stati Uniti e Cina, ma entrambi, pur non eludendo il problema, ne procrastinano nel tempo senza fine la soluzione reale. Inoltre il petrolio continua a dettar legge e le fonti alternative, per quanto concrete ed operative, segnano il passo nel loro cammino reale per pressioni contrarie che provengono anche in questo caso da oligarchie potenti e portatrici di interessi contrastanti.


Per quanto riguarda poi la ricerca di pace, caparbia, pervicace, instancabile da parte di tanti “uomini di buona volontà”, questa rappresenta sempre, purtroppo, una chimera ed il crepitio delle armi si leva minaccioso e diuturno da numerosi (troppi) scenari di guerra sparsi nel mondo.


Venendo poi ai “fatti di casa nostra”, che dire? Francamente si rimane perplessi qualora si desideri impostare una disamina organica ed esaustiva perché in effetti non si sa da dove si può cominciare. A questo punto quindi valga una veloce disamina su di un aspetto della vita sociale fondamentale: la politica del nostro Paese. Riferendosi ad essa è evidente come il nostro desiderio sia di riferirsi a ciò che la nostra classe politica sa esprimere, tenendo presente come l’unico ed alto compito che a detta classe è demandato, è quello dell’interesse di ognuno di noi. Se ciò fosse (ma purtroppo così non è), la coesione, il leale confronto e le specchiate virtù dei componenti dovrebbero essere (il condizionale è d’obbligo) le linee guida cui rifarsi nell’interesse del Paese.


Ultimamente, però, non si può negare che un vorticoso alternarsi di veleni, critiche veementi, pruriginose curiosità sulla vita privata di ogni singolo componente la classe politica, hanno portato a risultati letteralmente nauseanti essendosi generati dei miasmi insopportabili, che hanno saturato tutto l’ambiente costringendo la nostra povera Nazione a tapparsi il naso. Risultato finale di tutto ciò è il dover constatare come la diatriba politica sana e vitale, così come prevista dalla nostra Costituzione, si è spostata dalle aule del Parlamento al segreto delle camere da letto di tanti esponenti pubblici.


Pertanto, parlare oggi di opposizione al governo in carica come sinonimo di confronto indispensabile per meglio operare nell’interesse comune, è pura utopia, in quanto nel mentre una vera opposizione coesa e ben identificabile nel nostro Paese attualmente non esiste, di converso il governo in carica, definendosi accerchiato da poteri forti, cerca con questa affermazione legittimazione ad un agire che troppo spesso bypassa l’unico lecito luogo di confronto, il Parlamento.


Se a questo quadro già di per sé più che sconfortante si aggiungono le pesanti responsabilità della classe giornalistica, la quale da tempo più che informare sembra privilegiare lo scoop che colpisce allo stomaco, senza alcuna preventiva valutazione dell’impatto che questo avrà sulla società, non può che essere considerato ulteriore elemento di profonda preoccupazione e perplessità.


Resta, pertanto, un semplice auspicio più volte esternato negli ultimi tempi dal nostro Capo dello Stato: che i toni si acquietino, che si torni ad un confronto leale e non ad uno scontro propenso ad usare qualsiasi “arma” nei confronti dell’avversario. Se ciò sarà possibile e con quali tempi francamente – al momento – non è dato sapere, ed è per questo che all’inizio del nuovo anno evitando accuratamente voti augurali demagogici ed ipocriti ci sentiamo di dire unicamente: buona fortuna Italia!

Mr. Cljmax

 


In collaborazione con Help!

 


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