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L’Europa corre dove la donna conta

 |  Redazione Sconfini

Non è uno slogan vetero-femminista ma una efficace analisi-sintesi della realtà che emerge dai dati e dai fatti. È con questo input che Paola Di Pauli, ricercatrice dell’Ires Friuli Venezia Giulia, ha introdotto lo studio sulle piccole e medie imprese della provincia di Trieste realizzato per conto della consigliera di Parità triestina dall’Ires e presentato a luglio in un convegno. Le aziende con meno di 100 dipendenti si trovano nel “cono d’ombra” della normativa vigente che obbliga le aziende che superano il centinaio di addetti a presentare almeno ogni due anni un rapporto sulla situazione del personale alla consigliera regionale di Parità e ai sindacati presenti in azienda.

 

“L’efficacia di questa norma, senz’altro virtuosa nelle intenzioni, viene vanificata dal fatto che il tessuto produttivo italiano è composto (e Trieste non fa eccezione) da aziende che occupano un numero di dipendenti ben inferiore alla soglia minima di cento unitaltà al di sopra della quale scatta l’obbligo di legge. Una pluralità di piccole e medie aziende che oggi rimangono escluse dal monitoraggio e che non potevano non interessarci, e che proprio per esclusiva competenza dell’ufficio della consigliera di Parità provinciale sono state oggetto di questo studio”.


Così ha esordito Wally Trinca, consigliera di Parità della provincia di Trieste nell’introdurre i risultati dell’indagine che ha visto coinvolte circa 170 aziende con l’obiettivo di verificare in primis la presenza femminile, comprendere le ragioni dell’eventuale disparità di genere, analizzare la composizione dell’organico e del consiglio d’amministrazione. Non solo: si è cercato anche di indagare l’esistenza di eventuali forme di flessibilità oraria utilizzate per favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro dei lavoratori e delle lavoratrici in particolare, sulle quali, per insormontabili limiti culturali e di organizzazione familiare, grava quasi completamente il peso della cura della famiglia di appartenenza e parentale.


Approfonditi studi hanno preso in esame la presenza femminile, qualificata e in posizione apicale, negli Stati Europei, Italia compresa: quello che risulta è che generalmente nel mondo produttivo, politico, culturale, quando la pari opportunità fra donne e uomini è obiettivo primario è pure garanzia di sviluppo e crescita economica. Le pari opportunità tra uomini e donne rappresentano uno dei valori fondamentali dell’Unione europea: tra gli obiettivi più qualificanti della Strategia di Lisbona vi è certamente quello relativo all’occupazione femminile che, secondo quanto stabilito dal Consiglio del 2000, dovrebbe raggiungere un tasso del 60% entro il 2010.


Le politiche occupazionali dedicate ad elevare la presenza delle donne nel mercato del lavoro si sono combinate con importanti mutamenti socioeconomici: gli ultimi decenni hanno visto un progressivo incremento dell’occupazione femminile. A livello nazionale il tasso di occupazione è passato dal 45,3% del 2004 al 46,6% nel 2007 e a livello regionale dal 52,6% al 55,7% negli stessi anni di riferimento. Questa progressione positiva dimostra che le politiche delle pari opportunità e della conciliazione attuate fino ad ora sono state efficaci e che devono essere ulteriormente diffuse e implementate.


Se a livello quantitativo sono stati fatti progressi, permangono criticità sui termini qualitativi: alcuni fenomeni di segregazione orizzontale caratterizzata dalla tendenza alla separazione tra figure professionali, mansioni e settori di attività maschili o femminili, altri di quella verticale che impedisce l’accesso alle donne alle posizioni dirigenziali. Quel “soffitto di cristallo” inteso come la barriera invisibile derivante da una complessa interazione di strutture nell’ambito delle organizzazioni a dominanza maschile che impediscono alle donne di accedere a posizioni di responsabilità. Non solo: accanto alla difficoltà di raggiungere ruoli di vertice continuano ad essere marcate le disparità relative al gender pay gap, con differenziali retributivi che in Italia si aggirano attorno al 23,3%. La barriera invisibile è costituita dalle discriminazioni e dai persistenti limiti culturali sia all’interno della famiglia che della società in genere.


Per modificare la situazione è stata prevista l’attivazione delle cosiddette “azioni positive” che favoriscano temporaneamente le donne per permettere loro di avanzare, progredire sensibilmente in un settore in modo da poter agevolare un processo di integrazione della parità di opportunità nelle organizzazioni. La possibilità di rompere le barriere, tuttavia, è fortemente legata alla capacità delle donne di “fare rete”, di costruire cioè un sistema di relazioni al femminile che diventi una risorsa per tutte. Del resto, quando le donne hanno la reale possibilità di mettersi alla prova, ottengono in genere ottimi risultati.

Ignazia Zanzi


 La parità aumenta le opportunità

 

La consigliera di Parità è una figura istituzionale prevista dalla Legge 125/1991 e dal D.Lgs. 196/ 2000 che ne ridefinisce compiti e funzioni. In Friuli Venezia Giulia si è data attuazione con la L.R. 18/2005 che ha istituito anche la Rete regionale delle Consigliere di Parità. La consigliera di Parità nell’esercizio delle proprie funzioni è pubblico ufficiale e ha l’obbligo di segnalazione all’autorità giudiziaria per i reati di cui viene a conoscenza.


Il suo ruolo è quello di promuovere e controllare l’attuazione dei principi di uguaglianza di opportunità e non discriminazione per donne e uomini nel lavoro, diffondere le conoscenze e lo scambio di buone prassi e attività di informazione e formazione culturale su problemi delle pari opportunità e sulle varie forme di discriminazione. Per questo la consigliera di Parità rappresenta un punto di riferimento sia per i lavoratori e le lavoratrici, cui offre consulenza in casi di discriminazione, sia per le imprese, promuovendone i progetti di azione positiva. In sinergia con le istituzioni e attraverso il dialogo con le parti sociali, monitora il diverso impatto che le misure e gli strumenti di politica attiva del lavoro possono avere al fine di rimuovere le possibili condizioni di disequilibrio.


Per svolgere le sue funzioni le consigliere di Parità si avvalgono di un proprio ufficio e di esperte in materia di diritto del lavoro, ricerca, analisi e valutazione dei fenomeni connessi con la parità, anche in collaborazione tra loro attraverso la Rete regionale delle consigliere di Parità del Friuli Venezia Giulia.
Consigliera regionale: Maria Grazia Vendrame, c/o Direzione Centrale Lavoro, formazione, università e ricerca, via S. Francesco n. 37, tel. 040.3775150-5147; e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..
Consigliera di Parità della provincia di Trieste: Wally Trinca, c/o Provincia di Trieste, piazza Vittorio Veneto n. 4, tel. 040.3798520; e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

 


In collaborazione con Help!

 


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