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Debiti e crediti: l’insegnante è un ragioniere o un educatore?

 |  Redazione Sconfini

A Francesco, un mio caro amico, è sembrata una situazione normale, tanto da apostrofare la mia reazione con un secco "ma dove vivi?". Normale, forse, per lui che ha già l'esperienza di due figli in età scolare e che quindi gode di un punto di vista privilegiato sul mondo della scuola.

Per il sottoscritto, invece, che ha un figlio di soli otto mesi, e quindi non ancora abile all'istruzione scolastica, e per il quale il periodo della scuola dell'obbligo è oramai soltanto un lontano ricordo, vedere nel cortile di un istituto scolastico, tra una lezione e l'altra, un coagulo indistinto di ragazzini e soprattutto ragazzine con la sigaretta in bocca è sembrato uno spettacolo indecente. Ulteriormente aggravato, a mio avviso, dal fatto che questi infantili aspiranti malati bronchiali, oltre che vestiti in maniera assolutamente indecorosa, lordavano di "cicche" il piazzale nel mentre tra loro uscivano frettolosi i docenti, Francesco ed io.insegnante, scuola, pubblica

 

Avevamo appena finito di intervistare la professoressa Veneziano, vicepreside di un istituto superiore della nostra regione, principalmente sulla riforma dell'esame di Stato ma anche su tanti altri aspetti della vita scolastica. "Il docente non ti valuta nella vita, ti valuta nella scuola", aveva asserito la professoressa pochi minuti prima della nostra uscita dalla scuola. Personalmente, invece, considerato il modo con cui gli studenti trascorrono in questi tempi la pausa ricreativa, sono dell'idea che il ruolo del docente vada oltre la scuola, che non deve limitarsi ad essere solo un luogo formativo ma anche, e soprattutto, educativo.

 

Negli anni ottanta era impensabile uscire da scuola nelle pause tra una lezione e l'altra, e tanto più fumare nella scuola. Chi lo faceva poteva giocarsi la simpatia di un docente e chissà cos'altro ancora. Altrettanto se ti presentavi quotidianamente vestito male. Forse erano altri tempi, è vero, o forse i tempi sono gli stessi ed è cambiata la scuola. E non mi si dica che devono essere le famiglie ad avere il ruolo predominante nell'educazione delle future generazioni adulte. Chiunque abbia la fortuna di affiancarsi alla crescita di un adolescente, deve sentirsi moralmente obbligato alla sua educazione.

 

"Nel rapporto con gli studenti - rileva la vicepreside - siamo diventati più dei ragionieri che dei docenti attenti anche al loro lato umano. Non solo. La stessa professione di docente non è più socialmente riconosciuta, né tanto meno economicamente valorizzata". E pensare che fino a qualche lustro fa, al bar del paese trovavi sempre il prete, il sindaco e il carabiniere assieme all'insegnante...

 

Comunque, rispetto all'anno 2000, il "nuovo" esame di Stato cambia poco le carte in tavola. Introduce, in realtà, solo una nuova condizione: il giudizio di ammissione all'esame stesso. «In sede di scrutinio finale - cita la circolare ministeriale n. 5 del Ministero della Pubblica Istruzione - si procederà ad una valutazione dello studente che tenga conto ... delle conoscenze e delle competenze da lui acquisite nell'ultimo anno del corso di studi, delle sue capacità critiche ed espressive e degli sforzi compiuti per colmare eventuali lacune e raggiungere una preparazione complessiva tale da consentirgli di affrontare l'esame».

 

Rispetto a prima, quando a tutti gli studenti era comunque garantita l'automatica ammissione all'esame, anche in presenza di forti lacune, ora c'è la barriera del giudizio del Consiglio di classe. In altre parole, o hai dimostrato dedizione ed impegno oltre che risultati, oppure sei bocciato. "Ed è proprio la bocciatura che manca - sostiene convintamente la professoressa Veneziano - nella misura in cui questa poteva essere considerata come scelta didattica e formativa". "Di questi tempi - continua - i ragazzi sono sempre più fragili, mai preparati ad un esame (e nella vita ne dovranno affrontare molti), destinati all'Università perché non sanno dove andare. La vera scuola deve far uscire uno studente pronto per imparare, temprato ed avvezzo ad una prova". "In tal senso - conclude la vicepreside - la reintroduzione dell'esame di settembre potrebbe contribuire a rendere una riforma effettivamente tale, poiché è nei contenuti che quest'ultima si fa e non certo grazie all'introduzione di meri calcoli matematici fatti di debiti e crediti, bonus e percentuali".

 

Personalmente concordo con queste affermazioni ed aggiungo che un'ulteriore riforma dovrebbe riguardare la nuova "classe" di docenti, spesso per primi impreparati a gestire i cambiamenti, se non addirittura per primi ad essere solo impreparati.

 

Mi scuserà la professoressa Veneziano se non ho riportato tutte le importanti nozioni tecniche, relative all'esame di Stato, che con dovizia di particolari aveva riferito a me e Francesco, ma sono certo che ben potrà condividere la scelta giornalistica di aver acceso i riflettori su aspetti più umani che nozionistici e di aver, sperabilmente, solleticato più di qualcuno a porsi degli interrogativi. Rimane, comunque, un buon margine di recupero per questi futuri uomini e donne. Ricordo, infatti, che anche i miei genitori etichettavano gli allora diciottenni come "gioventù bruciata", eppure, molti di loro, oggi, oltre ad essere buoni padri di famiglia sono anche ottime persone ben inserite nella società ed onesti lavoratori. La speranza è l'ultima a morire.

Pierpaolo Gregori

 

 

 

 

 

 

 


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