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Coppie separate: cosa può fare un sacerdote?

 |  Redazione Sconfini

 

Secondo recenti statistiche pubblicate dall’Istat, nel nostro Paese è in forte aumento sia il numero delle separazioni che quello dei divorzi. Si tratta di un fenomeno decisamente più diffuso al

Nord: i valori massimi si registrano in Liguria, Valle d’Aosta e Lazio, mentre quelli più bassi in Basilicata, Calabria e Puglia. La tipologia più comunemente scelta dai coniugi per sciogliere l’unione è quella consensuale, anche se occorre tener presente che la scelta del tipo di procedimento è condizionata anche dalla diversità della durata della causa e dei costi: infatti, la procedura che porta alla separazione consensuale o al divorzio congiunto è più semplice, meno costosa e di durata minore.

 

Dallo studio statistico emergono poi altri dati interessanti: secondo le indagini svolte, la durata media del matrimonio al momento dell’iscrizione al ruolo del procedimento di separazione è di 14 anni, anche se un quarto delle separazioni proviene da matrimoni di durata inferiore a 6 anni; un aspetto ulteriormente preoccupante è poi rappresentato dal fatto che la crisi coniugale coinvolge sempre più frequentemente anche le unioni di lunga durata, con una quota di separazioni provenienti da matrimoni di durata superiore a 24 anni del 14,8%.

 

Si tratta di un quadro poco rassicurante, dal quale emerge come negli ultimi anni non solo la struttura della coppia ma anche l’identità stessa della famiglia sembrano attraversare un momento di profonda crisi. La riduzione delle nascite e il costante aumento di famiglie con un solo figlio, il ritardo con cui avviene il passaggio alla vita adulta, l’emancipazione della donna e quindi l’affermarsi di un nuovo ruolo della stessa nella società, la maggiore disponibilità di spostamenti e contatti sociali e l’affermazione di una mentalità fortemente individualistica hanno contribuito a favorire la nascita di nuovi nuclei sociali determinando un notevole aumento dei cosiddetti single (soprattutto maschi), delle famiglie monogenitoriali con figli e delle famiglie ricostituite, senza contare che questi fenomeni hanno contribuito notevolmente ad aumentare l’instabilità familiare: basti pensare infatti che se quindici anni fa in Italia si scioglieva un matrimonio ogni dieci, ora se ne scoglie uno ogni quattro, mentre se nell’Italia settentrionale finisce un matrimonio su tre nei Paesi anglosassoni se ne scioglie uno su due.

 

Che fare dunque di fronte a una situazione tanto desolante? Esiste la soluzione a una crisi che ormai sembra irreversibile? Non è facile rispondere a queste domande. Help! ha cercato di affrontare la questione “girando” questi e molti altri quesiti a una persona, un sacerdote di Udine, che dedica gran parte della propria vita all’ascolto e al colloquio con quanti vivono la dolorosa esperienza della separazione: don Giuseppe Faccin.

 

Come nasce l’idea di organizzare degli incontri con persone separate?

“Non si tratta di un’idea mia, ma di un’iniziativa che è già in atto in Italia da diversi anni grazie all’attività del signor Ernesto Emanueli, un laico che per primo ha deciso di organizzare dei colloqui che fossero d’aiuto a quanti vivono questa altdifficile esperienza. Si tratta di una serie di incontri attraverso i quali si cerca di affrontare le problematiche che il sacramento del matrimonio e la conseguente separazione portano con sé: durante queste chiacchierate ognuno dei partecipanti porta la propria esperienza di vita, traendo spunto per le proprie riflessioni dai passi biblici che vengono letti”.

 

Come sono strutturati questi incontri?

“Ci si ritrova di solito una volta al mese per un colloquio che dura circa un’ora e mezza: se la persona ha dei figli, l’incontro viene organizzato in modo da non coincidere con gli orari e i giorni in cui le spetta l’affidamento dei bambini. Quando ci si ritrova, la prima cosa che si fa è ascoltare i testi biblici che il coniuge ha scelto, dopodiché in base a quanto il testo suggerisce si fanno delle considerazioni e si affrontano le problematiche che eventualmente emergono nel corso della chiacchierata. Tengo a precisare che durante questi incontri non faccio delle prediche, non tengo delle lezioni né tanto meno pretendo che la persona risponda a delle domande o debba parlare per forza: si tratta di un momento di condivisione durante il quale io mi rendo innanzitutto disponibile all’ascolto, facendo in modo che la persona che ho di fronte non si senta mai a disagio”.

 

Quali sono le problematiche che emergono maggiormente dai colloqui?

“Innanzitutto viene affrontato il tema del perdono, inteso come atto da riservare sia a sé stessi che all’ex coniuge: ogni separazione porta con sé un fallimento molto duro da accettare, fonte di profonda sofferenza, astio e rancore. Non sono d’accordo con quanti affermano che dal momento che avvengono tante separazioni si soffre di meno perché ogni esperienza di questo tipo porta con sé risvolti molto dolorosi che necessitano di essere affrontati, compresi e accettati. Durante gli incontri emergono altri due temi molto importanti: il primo è rappresentato dall’esigenza di non sentirsi giudicati né tanto meno condannati per la scelta fatta, mentre il secondo riguarda la paura di non riuscire più ad essere un buon genitore per i propri figli”.

 

Si rivolgono a lei più donne o più uomini?

“Entrambi, non c’è prevalenza tra ex mariti o ex mogli. Semmai esiste una differenza nell’atteggiamento assunto durante gli incontri: le donne riescono ad aprirsi più facilmente e ad affrontare con più facilità le problematiche che emergono durante il colloquio, seguendo un’indole che in loro è naturalmente presente”.

 

Lei organizza molte attività che interessano le coppie: da cosa nasce l’esigenza di essere particolarmente vicino a questa categoria di persone?

“Non è così facile darle una risposta. Per quanto riguarda la mia esperienza personale posso dirle che ci sono state delle circostanze che mi hanno portato ad entrare in contatto con le coppie: per tanti anni mi sono infatti occupato del settore giovanile dopodiché, per sopraggiunti limiti di età, ho ricevuto incarichi diversi; a questo punto ho iniziato ad approfondire molto le problematiche e le dinamiche della famiglia cercando di avvicinarmi il più possibile a quelli che sono i suoi problemi e i suoi aspetti tipici. Spesso le persone con cui entro in contatto mi chiedono scherzando se sono sposato, e io sono molto contento che dicano questo perché ciò mi fa capire che riesco ad avvicinarmi a loro e a trasmettere la mia comprensione, riuscendo così a raggiungere gli obiettivi che mi sono prefissato da sempre”.

 

Quale aiuto concreto pensa di poter dare a queste persone?

“Penso innanzitutto di fornire comprensione, vicinanza e complicità, cercando subito di far capire a chi ho di fronte che non ho alcuna intenzione di giudicarlo. Lo scopo di questi incontri è quello di condividere il fallimento che la fine di un matrimonio comporta, per poi cercare di cogliere dove il percorso si è interrotto e riuscire a ripartire innanzitutto come persona. In questo modo, se il matrimonio si rivela essere stato un errore sin dall’inizio, suggerisco alla persona di non fermarsi al divorzio ma di richiedere anche l’annullamento del Sacramento, mentre se la relazione è finita per vari motivi e non è più ricostituibile, cerco di aiutare la persona ad accettare la situazione e a continuare la propria vita”.

 

Qual è la sua opinione riguardo all’aumento dei divorzi in Italia?

“Mi sono fatto diverse idee riguardo questa situazione. Innanzitutto credo che la gente pensi che l’amore sia solo fusione, quando invece si tratta di un sentimento che in sé racchiude anche impegno e condivisione. Inoltre penso che questa società non contribuisca alla tutela della coppia perché non fornisce modelli di relazione né tanto meno figure sessuali valide: l’equiparazione dei sessi è stata tanto esasperata da far perdere quella che è l’identità maschile e femminile, annullando il ruolo che uomo e donna hanno nella coppia e il tipo di relazione che deve essere instaurata tra loro. Credo che il primo passo da fare per migliorare le cose sia rifondare questi concetti dal punto di vista culturale”.

 

Qual è il consiglio che rivolge maggiormente alle coppie?

“Dipende: se la coppia è già separata cerco di fornire agli ex coniugi tutta la mia vicinanza e la mia comprensione, mentre se la coppia vive un momento di crisi tento di farle capire che non si tratta di un momento di separazione e lontananza ma che in questo modo si presenta un’occasione di approfondimento e un punto di partenza per far rinascere un rapporto autentico. Oggi i mass media fanno di tutto per diffondere l’idea secondo cui se c’è una crisi bisogna lasciarsi, mentre io credo che i problemi si debbano affrontare insieme: se ci si allontana è peggio, sia per la coppia sia soprattutto per se stessi”.

Francesca Fogliato

 


 

 ALCUNI CONSIGLI UTILI A PROTEGGERE I FIGLI

 

La separazione rappresenta un momento estremamente doloroso non solo per i coniugi ma anche e soprattutto per i figli, coinvolti loro malgrado in una situazione difficile da comprendere e da accettare. Per questo motivo gli psicologi raccomandano di prestare ai figli la massima attenzione, fornendo alcuni validi consigli che tutti i genitori separati o in fase di separazione dovrebbero tener presente.

 

• Dimostrate entrambi al bambino il vostro affetto, rassicurandolo sul fatto che la decisione di separarvi non cambia il vostro amore per lui; se il bambino è piccolo cercate di coccolarlo di più, perché ha ancora bisogno del vostro contatto.

 

• Comunicate possibilmente insieme l’intenzione di separarvi, esprimendovi in modo chiaro e comprensibile.

 

• Chiarite subito e ripetutamente che l’intenzione di separarvi non dipende in nessun modo da lui; fate in modo che se in classe con il bambino vi sono altri figli di separati, gli insegnanti affrontino la questione, in modo da non creare in lui senso di vergogna o di emarginazione.

 

• Spiegategli che la separazione è una decisione definitiva: è molto importante non creare in lui illusioni o false speranze che potrebbero procurargli grosse sofferenze future.

 

• Fate in modo che il bambino ami entrambi i genitori, senza screditare l’ex coniuge in sua presenza o chiedendo al vostro figlio di fare il giudice in merito al vostro comportamento o a quello dell’altro genitore.

 

• Non litigate in modo violento quando vostro figlio è presente.

 

• Fate in modo che venga mantenuto costante e frequente il rapporto con il genitore non affidatario, in modo che il bambino non si senta abbandonato da nessuno dei due.

 

• Mantenete la comune responsabilità genitoriale, continuando a prendere insieme le decisioni importanti.

 

• Se avete abituato il bambino a delle regole, fate in modo che continui a rispettarle, senza viziarlo inutilmente.

 

• Se possibile, fate in modo che il bambino viva nella casa di sempre e qualora ciò non sia possibile cercate comunque di fare in modo che resti in contatto con le persone e gli ambienti in cui è sempre cresciuto (scuola, quartiere, amici).

 

• Fatevi aiutare dai nonni, facendo in modo che essi siano presenti nella vita di vostro figlio senza diventare troppo permissivi e senza fare commenti sgradevoli sull’altro genitore davanti al lui.

 

• Fate in modo che il bambino non rimuova i piacevoli ricordi del proprio passato, aiutandolo a condividerli con voi.

 

• Valutate tempi e modalità opportuni per presentare un eventuale nuovo partner a vostro figlio, senza presentarlo come un futuro genitore.

 

• Se i rapporti con l’ex coniuge sono abbastanza tranquilli, sfruttate ogni occasione di festa, soprattutto quelle che vedono il bambino protagonista, per stare tutti insieme.

 


In collaborazione con Help!

 

 


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