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Problema occupazione: siamo fuori dalle secche?

Mai come in questo periodo il nostro Paese è letteralmente dilaniato da contrapposizioni feroci in ogni ambito della vita pubblica e ciò provoca nel cittadino (e quindi in ognuno di noi) disorientamento e frustrazione.


Un riferimento preciso di contrapposizione feroce lo si può sicuramente rinvenire riferendosi alla vita economica del nostro Paese, vita economica cui vengono attribuite caratteristiche e prospettive diverse a seconda del soggetto che se ne interessa. È così che si viene a creare lo sgomento ed il disappunto per ognuno di noi quando si è letteralmente costretti a subire costantemente da parte dei media un bombardamento di messaggi la cui contrapposizione lascia attoniti andando dall’ottimismo più sfrenato, al pessimismo più cupo.


Invero, l’Italia intera si domanda se è possibile considerare la crisi economica che la attanaglia in via di soluzione o meno, facendo riferimento a quei cosiddetti “segnali di ripresa” che da più parti vengono sbandierati. La conferma più lampante di quanto affermato lo si può constatare allorquando ci si riferisca ai ripetuti inviti da parte del nostro governo di essere ottimisti posto che, letteralmente, “il peggio è passato!”. Di converso il mondo sindacale ed in particolare il mondo operaio si fa portavoce di un malcontento sempre più “rumoroso” affermante esattamente il contrario: la crisi non si è ancora espressa al massimo della sua nefasta potenzialità.


Ci si chiede: chi esagera? chi mente? chi dice la verità? La risposta è quanto mai complessa, ma a ben vedere diventa – al contrario – molto semplice se si ha modo di porre occhio alle situazioni più ricorrenti che si realizzano nelle nostro territorio: si può facilmente constatare come se è vero (com’è vero) che il 2009 è stato anno difficile e foriero di presagi nefasti in tema di occupazione e Pil,alt è pur vero che il 2010 non si presenta certamente con un radioso segnale di ripresa (sia pure lenta) come vorrebbe far credere il mondo politico intero in odor di prossime elezioni amministrative. La verità economico-sociale del nostro Paese in effetti non cambia, ma anzi (se è possibile) peggiora a vista d’occhio, al punto da sovrastare l’eventualità (tutta da dimostrare) di una ripresa talmente lenta da non essere percepibile.


Sono soprattutto le medie e piccole imprese che soffrono di questa crisi nella crisi tale da determinare licenziamenti e il ricorso alla Cassa Integrazione in maniera sempre più incisiva, lasciando letteralmente in strada migliaia di lavoratori che molto spesso subiscono gli eventi senza poter far nulla per la salvaguardia della propria occupazione. Anche in questo caso la contrapposizione economico-sociale è netta ed apparentemente irrisolvibile, posto che alle argomentazioni di carattere strettamente economico-amministrativo illustrate da parte del datore di lavoro, si contrappone la posizione dei lavoratori che chiedono certezze che non sembrano poter essere date, in nome di una logica economica che non può vedersi coinvolta dalle necessità sociali quando contrapposte alla realtà logica delle cifre.


Emblematica in tal senso è stata la situazione drammatica degli stabilimenti Fiat di Termini Imerese. In quella località, infatti, allo scontro frontale fra la grande azienda automobilistica che sciolinava ai rappresentanti sindacali cifre e raffronti che decretavano senza possibilità d’appello una concorrenzialità non più ottimale tale da considerare inevitabile la chiusura dello stesso, è stata contrapposta l’innegabile necessità di evitare siffatta prospettiva a fronte di una realtà incontrovertibile: l’inserimento di tale stabilimento in una realtà economico-sociale in cui questo è motore per occupazione diretta ed alimentazione di tutto l’indotto.


Qual è la soluzione? Difficile dirlo in quanto è evidente che se non vi è buona volontà da entrambe le parti per cercare di portare a competitività ciò che allo stato non è, si rende necessario l’intervento del governo con delle misure “assistenziali” che potrebbero determinare rilievi ed eccezioni da parte dell’Europa (in cui il nostro Paese ormai è inserito) o peggio essere considerato, una volta concesso l’aiuto, per tanti altri soggetti in difficoltà, una fonte cui avere diritto stante il precedente.


Come si può ben constatare il tutto è problema articolato e dall’esito incerto, considerato che lo stesso è tuttora presente nell’anno appena iniziato. Pertanto, asserire che si è “fuori dalle secche” suona quanto meno azzardato, non potendo dimenticare che da sempre l’azzardo, soprattutto nel mondo economico con grossi coinvolgimenti sociali, non è certo la miglior strada da percorrere in caso di problemi.


Quale quindi la conclusione? Certamente perseverare nella ricerca di un futuro più promettente attraverso idee innovative e voglia di affrontare di petto il problema, ma senza “azzardare” appunto tempi e modalità in quanto al momento veramente imprevedibili stante l’estrema “volatilità” del mercato. Ottimisti certamente, ma… cum grano salis: altro non si può dire, e l’intelletto onesto e non condizionato da posticce posizioni preordinate, ben comprenderà il significato dell’espressione!

Mr. Cljmax

 


In collaborazione con Help!

 


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