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Un bancario di Lugano: "Se parliamo noi il governo italiano cade in 24 ore"

 |  Redazione Sconfini

Per chi non si fosse convinto ancora del delicatissimo crinale sul quale l'Italia e il suo governo stanno facendo equilibrismi a metà strada tra la pantomima e la tragedia greca per evitare un fine economica e sociale comunque forse inevitabile occorre registrare una bella bordata che giunge dalla vicina Svizzera.

Tio.ch ha pubblicato ieri un articolo con dei contenuti shock per il gotha della politica e della finanza italiana, che da anni accumula miliardi e miliardi di euro (per gran parte sottratti al fisco) alla faccia dei cittadini onesti. Il recentissimo blitz della Guardia di Finanza, per volontà del ministro Tremonti, presso 76 succursali di banche svizzere in Italia dei giorni scorsi potrebbe aver scatenato una reazione potenzialmente esposiva dai vertici finanziari elvetici. Tra i 15.000 impiegati nella piazza finanziaria ticinese c'è un timore: Tremonti, per evitare il fallimento dell'Italia, vuole prosiugare le banche luganesi.

bankLe autorità italiane stimano infatti in 600 miliardi circa i fondi non dichiarati al fisco depositati in Svizzera. Dei 4012 miliardi di franchi amministrati in Svizzera, sono 300 quelli in Ticino. E di questi 300 miliardi 200 sarebbero appartenenti a clienti italiani. Due terzi della capitalizzazione bancaria di Lugano e dintorni, insomma, è dovuta agli evasori italiani. Immaginatevi il disastro per l'intera zona in caso di ritiro dei capitali dalla terza piazza finanziaria elvetica dopo Zurigo e Ginevra.

Per la clientela italiana la piazza bancaria ticinese presenta molti vantaggi. Nelle sfere di influenza, il Ticino è ormai considerato appartenente alla zona metropolitana di Milano. La vicinanza geografica viene apprezzata dai clienti italiani e non esistono barriere linguistiche con i consulenti bancari.

Ora la crisi economica e finanziaria acuisce il fabbisogno degli Stati di drenare denaro pubblico per rilanciare i consumi e l'economia. I grandi stati Europei hanno messo a punto amnistie fiscali per riportare a casa capitali non dichiarati in paesi esteri. Sarebbero 193,4 i miliardi di franchi non dichiarati al fisco tedesco confluiti in Svizzera, mentre sono 185,2 quelli italiani. Una montagna di denaro la cui eventuale sparizione dalle casse svizzere metterebbe in ginocchio l'intera economia del paese.

Dopo il blitz di Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate dell'altro giorno la tensione tra gli esperti svizzeri del settore è alle stelle. Un ex direttore con anni di esperienza alle spalle presso una delle più grandi banche in Ticino ha dichiarato che se lui parlasse, "il governo italiano cadrebbe in un giorno".  "Non c'è nessun esponente del Governo, nessuno del mondo dell'economia italiana che non abbia un conto in Svizzera".

Già da sola questa dichiarazione potrebbe mettere i cittadini in allarme sulle reali intenzioni dello scudo fiscale recentemente approvato tra mille polemiche: ci sono quindi anche i politici ad avere denaro sporco in Svizzera? Per questo si sono messi daccordo per farlo rientrare? Per questo Berlusconi si è esposto così tanto alle critiche che provenivano dai giustizialisti? Per questo alcuni esponenti dell'opposizione "si sono dimenticati" di votare contro lo scudo? Domande pregnanti, che forse un giorno troveranno una risposta.

Il giornale svizzero tedesco Blick ricorda a tal proposito la misteriosa ascesa di Berlusconi e il ruolo decisivo della piazza finanziaria ticinese. "Grazie al silenzio degli avvocati e delle banche ticinesi - si legge sul Blick - non è ancora chiaro da dove sono arrivati i milioni che gli hanno permesso il sorgere del suo impero costruito attorno alla Fininvest". Accuse gravi. Sembrano quasi una minaccia in stile mafioso. Alla Ciancimino potremmo dire.

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Un ringraziamento particolare a Beppe Grillo, che ha linkato questo articolo sul post Svizzera e Italia: gli eurotrafficanti


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