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Governo Bersani con le stampelle Monti e Bossi?

 |  Redazione Sconfini

Ora che anche Bossi ha biascicato "Non saremo noi a impedire la formazione di un governo" il quadro si è delineato.

I tentativi di plagiare i senatori grillini era solo un diversivo per rendere meno amaro il calice degli elettori Pd all'inciucio mostruoso che si profila a sostegno di un governo Bersani e che probabilmente era già stato pianificato da diversi giorni. Al Senato come risaputo, ai 123 senatori della coalizione di centro-sinitra mancano 35 voti per avere la maggioranza di Palazzo Madama.

Che il Pd fosse pronto a mettersi in ginocchio da Monti per avere i suoi voti era un dato scontato. Purtroppo il professore, che adesso però batte i piedi come un bambino perché vuole la presidenza del Senato, ha floppato alla grande e il suo apporto è insufficiente: solo 18 senatori. Ecco quindi accorrere in soccorso il popolo del Nord, i padani duri e puri, che preoccupati di sparire in caso di eventuale ritorno alle urne si sono di fatto detti disponibili a sostenere Bersani. Guarda caso i senatori leghisti sono esattamente 17, che sommati ai 18 montiani fanno 35, proprio il numero che serve al centro-sinistra per aprire la legislatura con una fiducia nei due rami del Parlamento.

In cambio di cosa (oltre che per non tornare alle urne) non è chiaro, ma è possibile che si tratti di presidenze di commissione, nomine ai vertici di aziende pubbliche o addirittura qualche ministero attraverso qualche luogotenente.

Ecco il piano B. Difficilmente gli elettori del Pd avranno di che festeggiare, ma è sempre meglio di niente. Forse.

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