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Artrosi all’anca: tipica dell’età avanzata, talvolta compare anche nell’individuo adulto

 |  Redazione Sconfini

 

E' una patologia articolare degenerativa, che colpisce l’articolazione coxofemorale, causata da un eccesso di compressione a carico dell’articolazione stessa. La cartilagine che riveste i capi articolari

(in questo caso la testa del femore e l’acetabolo) si usura in modo anomalo e si assottiglia progressivamente. Se si arriva al punto di usura totale, si verifica lo sfregamento di osso contro osso. In tal caso l’intervento chirurgico risulta pressoché inevitabile.

 

Ma fino a quando permane una parte di cartilagine, anche se assottigliata, vi è ancora la probabilità di un recupero del movimento, della riduzione e scomparsa dei dolori, del recupero di una vita normale. È necessario che vengano eseguiti dei test chinesiologici e test posturali, grazie ai quali scoprire quanto è possibile agire per ovviare all’intervento chirurgico, o quantomeno per posticiparlo.

 

Degno di menzione è il fatto che il paziente avverte dolori dentro l’anca, all’inguine, per colpa dell’eccesso di tensioni muscolari che imprigionano l’articolazione stessa. In tal caso il paziente ha difficoltà a muoversi e qualsiasi consiglio che gli si fornisca in relazione al movimento, o peggio ancora al potenziamento (anche della sola cyclaltette), si rivela non adeguato. Questo accade proprio perché, essendo già l’anca prigioniera di un eccesso di tensioni (infatti non si muove più), il semplice movimento (anche se leggero) o il potenziamento contribuiscono ulteriormente all’opera di distruzione delle ultime parti di cartilagine ancora avanzate.

 

Quindi si devono in primo luogo allentare le tensioni dell’anca, ovvero bisogna ridare libertà all’articolazione stessa allungando le catene muscolari (così da allentare la compressione all’interno dell’articolazione). Dopo questo primo passo, il movimento sarà di nuovo possibile. Tale tecnica, utilizzata da anni, è molto funzionale.

 

Alcuni biologi sostengono che le nostre articolazioni sono fatte per poter funzionare sino a 120 anni. Se si considera un paziente di 50 anni, già costretto a ricorrere all’intervento di artroprotesi, si può ben immaginare che qualcosa non sia andato per il verso giusto. È come acquistare un’automobile che è stata concepita e costruita per percorrere almeno 150.000 km, e ritrovarsela distrutta dopo appena 60.000 km… Forse ci adireremmo col costruttore! Ma questi potrebbe evadere le nostre rimostranze, indicando che tutte le altre auto funzionano bene e a lungo nel tempo. Allora, sarebbe legittimo ipotizzare che la nostra automobile non sia stata utilizzata secondo i principi dovuti, il che equivale a dire, per il nostro corpo, secondo le appropriate norme igieniche e salutistiche.

 

Qualcosa di sbagliato c’è: va scoperto che cosa, dove e quando. Fino a quando è possibile, vanno trovati rimedi fisiologici. In extremis, c'è l’artroprotesi.

 

Quali sono i sintomi che si riscontrano nel caso dell’artrosi? Ancor prima che inizi l’usura cartilaginea, qualcosa deve succedere affinché compaia dentro l’anca quella compressione che poi porterà alla consumazione delle cartilagini. Un trauma, o altro. Tale compressione può manifestarsi con tensioni nei movimenti, qualche piccola fitta, disagio a camminare a passo lungo (si rende necessario ridurre l’ampiezza del passo, aspetto di cui nessuno si accorge o a cui nessuno dà importanza). Poi possono insorgere infiammazioni, fitte più insistenti dentro l’anca o all’inguine, che a volte abbracciano tutta l’articolazione. Fino ad arrivare, a causa del dolore, ad una fortissima riduzione dei movimenti e quindi alla vera e propria impossibilità meccanica di compierli, per via della stretta morsa dei muscoli che imprigionano l’anca.

 

Ecco quindi la ridotta mobilità nei movimenti di rotazione, abduzione, flessione ed estensione. L’artrosi all’anca, oltre a comportare difficoltà di movimento, spesso provoca dolore, a volte insopportabile.

 

Quando la patologia è in stato avanzato si associano anche alterazioni ossee (addensamenti, formazioni di cavità e geodi, neoformazioni di protuberanze ossee, ecc.), ispessimento della sinovia e rigidità delle capsule articolari. La concomitanza di questi fattori conduce nel tempo all’artrosi deformante.

 

L’ulteriore avanzamento della patologia e del dolore sono le cause per cui risulta difficoltoso mettersi le calze, calzare le scarpe, indossare i pantaloni, accavallare le gambe, salire e scendere le scale, divaricare le gambe.

 

Quando non ci si prende cura di questo problema in tempo utile, con l’obiettivo di risolverlo alla fonte (la causa dell’artrosi all’anca potrebbe infatti provenire da altre parti del corpo, per effetto delle catene muscolari), il nostro corpo mette in atto un meccanismo naturale di difesa: limita o blocca il movimento in modo progressivo o completo. Tale meccanismo di riduzione del movimento o di blocco ha proprio il compito di non far avvertire il dolore. Ecco perché, dopo numerose fasi acute e croniche, il dolore in alcuni casi si riduce, diventa silente, sparisce.

 

In realtà, però, a distanza di tempo verranno a crearsi altri problemi in altre parti del corpo. Infatti, a fronte di una zona che non partecipa più al movimento per la normale sopravvivenza, altre zone del corpo si ritrovano obbligate a farsene carico. E proprio in tali zone coinvolte nasceranno lentamente nuove patologie, dapprima di tipo infiammatorio (per il superlavoro) poi dei veri e propri processi artrosici. In questo processo, la zona lombare è una delle prime a risultare colpita.

 

Il fenomeno sopra descritto viene messo automaticamente in atto dal corpo in qualsiasi sua parte, seguendo sempre la stessa modalità. Possibili cause: l’età avanzata, i fattori ereditari predisponenti, le implicazioni del nostro frenetico stile di vita quotidiano (traumi, posture alterate o viziate, stress, ansia, preoccupazioni, mancanza di movimento, sport violenti o traumatici, scorrette abitudini alimentari).

 

Quando l’artrosi all’anca non è giustificata da fattori traumatici noti, bisogna pensare a scorrette abitudini posturali, alimentari, a microtraumi ripetuti. Comunque sia, tutte le possibili cause e concause si traducono in un eccesso di tensione muscolare e legamentosa, che intrappola e comprime l’articolazione stessa.

P.E.

 


In collaborazione con Help!

 

 


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