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La fisioterapia preoperatoria

 |  Redazione Sconfini

 

Nel momento in cui siamo costretti a sottoporci ad un intervento chirurgico di qualsiasi natura, ciò che ci spaventa maggiormente è molto spesso, più che l’operazione di

per se stessa, le possibili difficoltà (leggi dolore) postoperatorie legate all’importante e delicata fase di riabilitazione. Anche se da molte parti sottovalutate, a favorire un recupero più rapido e graduale possono venire in soccorso le sedute fisioterapiche preoperatorie. Come dire: la riabilitazione comincia ancora prima dell’operazione!

 fisioterapia

Naturalmente non stiamo parlando di interventi chirurgici d’urgenza o legati ad esempio a incidenti e circostanze imprevedibili, ma ci riferiamo a quelle operazioni pianificate da tempo e che consentono un periodo sufficiente per effettuare queste sedute. In linea generale queste sedute, a prescindere dal contesto patologico, rispondono a due obiettivi principali: innanzitutto servono ad insegnare gli esercizi che saranno poi effettuati in fase di riabilitazione vera e propria, sfruttando il fatto che il paziente è ancora “in forma” ed è maggiormente collaborativo dal momento che lo sforzo che deve fare è molto inferiore rispetto ai giorni successivi all’intervento; in secondo luogo perché, a prescindere dall’intervento, sono molto utili a potenziare la muscolatura (ad esempio per un intervento alla gamba) piuttosto che la capacità respiratoria (per un intervento di asportazione di un lobo polmonare) in vista di un successivo ed inevitabile decadimento.

 

Il discorso può essere molto vasto, pertanto restringeremo il campo ad alcuni tipi di interventi e chiariremo soltanto le tecniche fisioterapiche preoperatorie più utilizzate.

Il caso più evidente riguarda le diffusissime operazioni chirurgiche di natura ortopedica. Naturalmente la ginnastica preoperatoria cambia a seconda della parte sulla quale si interverrà. “Nel caso del classico intervento al legamento crociato anteriore del ginocchio – spiega la fisioterapista Valentina Grassi dell'istituto fisioterapico Città di Trieste – l’obiettivo principale è quello di evitare un’anticipata atrofia muscolare, che può intervenire anche prima dell’operazione per un semplice motivo: il nostro organismo, percepita una sofferenza legata ad un punto preciso del nostro corpo, fa scattare un semplice meccanismo di autodifesa e tende a non forzare, in questo caso il peso, su quel punto”. Per questo motivo si corre il rischio di diminuzione della muscolatura anche prima dell’intervento. La fisioterapia preoperatoria, per perseguire l’obiettivo di un aumento della muscolatura, propone esercizi di mobilizzazione con e senza tutore in aggiunta all’elettrostimolazione.

 

Un altro esempio è fornito dall’intervento ai tendini cuffia rotatori della spalla. “Il tendine del muscolo sovraspinato – afferma la fisioterapista – dovendo per anni lavorare in stretti pertugi, sfrega continuamente contro l’osso della scapola e quindi rischia la degenerazione. Il dolore, specie nei movimenti di abduzione e rotazione, può essere molto forte. La fisioterapia preoperatoria, grazie ai cosiddetti esercizi di Codman, serve a lenire il dolore attraverso esercizi che aumentano lo spazio a disposizione del tendine e nel contempo conservano la mobilità”. Gli esercizi sono spesso semplicissimi, come in questo caso: è sufficiente stare seduti o su un lettino a pancia in giù con il braccio dolorante libero di muoversi nell’aria e fare dei piccoli movimenti a braccio libero o con un leggero peso in mano.

 

Spostandoci ora sul campo delle operazioni di chirurgia toracica, vedremo cambiare di molto la tipologia di esercizi ma non la filosofia di fondo della fisioterapia preoperatoria. Trattiamo l’esempio di un intervento molto invasivo come l’asportazione di un lobo polmonare, per cause dovute a cancri o problemi di ostruzione bronchiale. L’obiettivo in questo caso è quello di agevolare la riespansione respiratoria ancora prima dell’intervento, successivamente al quale sarà inevitabile la perdita di parte della capacità respiratoria. Per asportazioni così rilevanti la fisioterapia preoperatoria si rivela particolarmente importante perché dopo l’intervento i pazienti hanno solitamente dolore e di conseguenza il loro morale basso spesso non permette di imparare nuovi esercizi per aumentare nuovamente la loro espansione respiratoria.

 

“Prima o dopo l’intervento infatti – evidenzia Grassi – è una costante l’abbassamento del punto di egual pressione, che quanto più si abbassa tanto più riduce la capacità respiratoria”. “Attraverso mirati esercizi – conclude – è possibile rialzare questo punto per poter donare nuovamente una respirazione migliore al paziente”. Anche in questo caso, gli esercizi proposti solitamente sono molto semplici, anche se è sempre consigliabile farsi seguire da specialisti. Uno di questi esercizi consiste nel soffiare in una sorta di cannuccia dal foro abbastanza grande, all’interno di una bottiglia riempita parzialmente d’acqua. La pressione (più alta che in condizioni “normali”) aumenta la capacità respiratoria permettendo la risalita del punto di egual pressione.

Giuseppe Morea

 


In collaborazione con Help! 

 

 


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