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Nuove accuse di Ciancimino a Dell'Utri

 |  Redazione Sconfini

dellutriAncora rivelazioni scomode escono dalla bocca di Ciancimino jr, figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo Vito. Marcello Dell'Utri, più volte chiamato in causa dalle esternazioni del loquace teste interrogato nuovamente dai giudici di Palermo, lo bolla come un folle mitomane ma le sue "sparate" si sono già altre volte dimostrate quantomeno realistiche (vedi il papello).

Massimo Ciancimino ricorda così la trattativa ai tempi delle stragi del '92 quando il negoziato iniziò dopo la morte di Falcone: da una parte Riina, dall'altra il vicecomandante dei Ros Mario Mori, il capitano Giuseppe De Donno e il "signor Franco", un agente misterioso dei servizi segreti. Il tramite era proprio Vito Ciancimino. Ma se in un primo momento Totò Riina è stato uno protagonista della trattativa per fermare le bombe, dopo la strage Borsellino Totò U Curtu "è diventato l'obiettivo della trattativa". Racconta ancora il figlio dell'ex sindaco: "Della trattativa erano informati i ministri Virginio Rognoni e Nicola Mancino, questo a mio padre l'ha detto il signor Franco e gliel'hanno confermato il colonnello Mori e il capitano De Donno".

Secondo un precedente interrogatorio, coerente con questa ricostruzione, Massimo Ciancimino aveva già spiegato che Riina era stato tradito proprio dall'altro boss della Cupola mafiosa: Bernardo Provenzano, nuovo terminale e referente della Mafia. In cambio dell'arresto di Riina, questi gli accordi secondo Ciacimino, lo Stato avrebbe dimenticato di perquisire il covo del boss poiché al suo interno erano presenti documenti così scottanti "da far cadere l'Italia". E infatti dal luogo di latitanza di Riina, lasciato incustodito per alcuni giorni dalle forze dell'ordine sparì tutto.

Dopo le stragi quindi la trattiva Stato-Mafia subisce una "deviazione" e cambia i suoi interlocutori: Nel 1993 Al posto di Vito Ciancimino ormai in carcere, sarebbe stato Marcello Dell'Utri a sostituirlo nel ruolo di mediatore: "Mio padre sosteneva che era l'unico a poter gestire una situazione simile... ha gestito soldi che appartenevano a Stefano Bontate e a persone a lui legate".

Gli autisti che hanno fatto strada. Massimo Ciancimino, ricordando di un pizzino inviato da Provenzano a suo padre dove si faceva riferimento "a un amico senatore e al nuovo Presidente per l'amnistia", ha confermato che i due erano Marcello Dell'Utri e Totò Cuffaro. Poi ha spiegato dove ha conosciuto l'ex governatore: "L'ho incontrato nel 2001 a una festa dell'ex ministro Aristide Gunnella, credevo di non averlo mai visto prima. Si è presentato e mi ha baciato. Poi, l'ho raccontato a mio padre che mi ha detto: 'Ma come, non te lo ricordi, che faceva l'autista al ministro Mannino? Anche lui aspettava in macchina, fuori, come te che accompagnavi me ... Poi ho collegato... perché quando accompagnavo mio padre dall'onorevole Lima fuori dalla macchina aspettava pure, con me, Cuffaro e anche Renato Schifani che faceva l'autista al senatore La Loggia. Diciamo, che i tre autisti eravamo questi... andavamo a prendere cose al bar per passare tempo.. Ovviamente, loro due, Cuffaro e Schifani, hanno fatto altre carriere: c'è chi è più fortunato nella vita e chi meno... ma tutti e tre una volta eravamo autisti".

Pericoloso mitomane o bocca della verità? In ogni caso cerchiamo di non dimenticare il contesto storico: in quegli anni (1993-94) Dell'Utri stava creando, plasmando e lanciando Forza Italia! E' forse questo l'aspetto più preoccupante delle rivelazioni di Ciancimino jr.

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Foto tratta da wikimedia commons


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