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Italia.it, altri dieci milioni stanziati per uno scandalo tutto italiano

 |  Redazione Sconfini

Tra le tante cose di cui l'Italia non può andare fiera è la straordinaria avventura del portale Italia.it. Nel corso degli ultimi tre Governi (Berlusconi III, Prodi II e Berlusconi IV) di tanto in tanto è emerso - sempre in chiave negativa - il nome di questo progetto che avrebbe dovuto svolgere il ruolo di vetrina tecnologica del paese in tutto il mondo. La creazione del brand internazionale "Italia" sarebbe dovuta passare anche da questo sito, per il quale erano stati stanziati all'epoca dell'esordio - il 16 marzo 2004 - nientemeno che 45 milioni di euro.

 

Imprese, turismo, associazionismo, regioni, province, comuni, tutto il sistema Italia sarebbe dovuto convergere in questo portale per informarsi, informare ed esporre la sana e operosa italianità al mondo. Comunque, è il marzo 2004 quando il Comitato dei Ministri per la Società dell'Informazione si riunisce e delibera questo elefantiaco progetto "per la realizzazione e conduzione di un'innovativa Piattaforma Digitale Interattiva (PDI) con messa in opera del Portale Nazionale del Turismo "Italia.it".

Il coordinamento è affidato al presidente del Consiglio dei Ministri, all'epoca Silvio Berlusconi. Il progetto sarà invece operativamente seguito dal Ministro per l'Innovazione e le Tecnologie Lucio Stanca. La concreta realizzazione del portale è affidata alla baracca parastatale Innovazione Italia spa, controllata da Sviluppo Italia il mastodontico apparato iperburocratizzato dello Stato. Cifra stanziata inizialmente per il progetto: 140 milioni di euro!

Si legge infatti sul sito del Ministero per l'Innovazione nel marzo 2005:

"Il progetto è diviso in due parti. Per la realizzazione del sistema di prenotazione e del portale saranno necessari investimenti per 40 milioni di euro, di cui metà finanziati dal Comitato dei Ministri per la Società dell’Informazione e l’altra metà dai dicasteri coinvolti.

Per i contenuti digitali, che richiederanno un considerevole utilizzo di testi e immagini in tutti i settori, si prevede uno stanziamento iniziale di un centinaio di milioni di euro a cui concorreranno non solo lo stesso Comitato dei Ministri per la Società dell’Informazione e i dicasteri partecipanti, ma anche le Regioni e gli altri soggetti interessati."

Tra la fine del 2005 e l'inizio del 2006, poi, secondo varie fonti (intervista  del 5 dicembre 2005 al signor Falavolti, a.d. di Innovazione Italia spa e comunicato del Ministero del 17 marzo 2006) la cifra viene ridotta a 45 milioni di euro. Di essi, si evince che 10 almeno sono destinati, fin dal 2004, all'infrastruttura del portale e 15 per i contenuti digitali.

logo, italia.it. portale, turismo, brambilla, brunettaNel frattempo, lo splendido loghetto-cetriolo che pubblichiamo imbarazzati qui a lato costerà 100mila euro.

Vince l'appalto nel frattempo indetto (e con solo 15 giorni per presentare l'offerta) cui potevano partecipare solo società che avessero fatturato almeno 12 milioni di euro l'anno precedente "l'associazione temporanea di imprese tra IBM Spa (capogruppo) con I.T.S. Spa e Tiscover AG (mandanti)". E chi era il Presidente di IBM fino al 2001? Lucio Stanca, proprio il Ministro che ha stanziato i 45 milioni di euro! Conflitto d'interessi? Fate voi.

A proposito di conflitto d'interessi parliamo di Tiscover AG? Ok. All'epoca, questa società austriaca, aveva realizzato già nel 2003 un portale turistico per l'Italia nel quale era ovviamente possibile anche l'e-booking. Insomma, Italia.it sarebbe diventato il suo principale concorrente per la prenotazione dei turisti in visita in Italia: ovvio che siano stati ben felici che il progetto non decollasse mai. Sembra una replica di quanto sta succedendo negli USA per il digitale terrestre.

E infine parliamo di I.T.S. Qual è la caratteristica che ha permesso anche a questa società campana di vincere? Forse il fatto che, udite udite, è per il 30% di... Sviluppo Italia! Cioè chi doveva decidere il vincitore del bando è socio di uno dei concorrenti. Incredibile.

Nonostante l'obbligo di far andare on line il portale entro dicembre 2005, anche a causa del ritardo con cui sono stati recuperati i contenuti e di una serie di comitati politici creati ad hoc per la costruzione di Italia.it (e che hanno mandato in bestia molte Regioni come Toscana, Veneto, Abruzzo e Campania vincitrici di un appello alla Corte Costituzionale che ha abolito il Comitato Nazionale per il Turismo voluto da Berlusconi), il portale ha visto la luce solamente il 22 febbraio 2007, inaugurato in pompa magna alla Bit '07.

La sua scarsissima accessibilità, la sua inutilità tecnologica, i clamorosi errori nei contenuti e la sua pessima interfaccia (oltre che il suo ridicolo logo) hanno pesato non poco sulle immediate critiche ricevute.

Gli altri motivi dei ritardi sono elettorali: nel 2006, con la vittoria di Prodi, giungono nuove modifiche al progetto originale e Francesco Rutelli, in virtù della sua delega ai Beni Culturali e al Turismo mette le mani in questa pastetta e azzera tutto lo scarsissimo lavoro già fatto dai vincitori del bando, anche perché il Comitato messo in piedi per gestire l'intera faccenda, è stato cancellato dalla Corte Costituzionale. Viene creato un nuovo Comitato più favorevole alle Regioni che inizia i lavori a fine 2006. Il portale viene messo on line poche settimane dopo in condizioni che non giustificano affatto la quantità di denari investiti, e le migliaia di proteste non fanno altro che accelerarne la chiusura, che puntualmente arriva pochi mesi dopo.

Quella che sembrava una storia simbolo dell'Italia dei gonzi al potere, ma fortunatamente finita per sempre, torna ora in auge grazie a due nuovi e importanti esponenti del panorama politico: il Ministro alla Funzione Pubblica Brunetta e la sottosegretaria al Turismo Michela Vittoria Brambilla. I due hanno firmato un protocollo d'intesa che già fa venire il latte alle ginocchia agli internauti (e ai contribuenti, che vedranno dispersi altri milioni di euro per un portale che sicuramente non varrà la spesa sostenuta).

"Lo strumento informatico - si legge nel documento - costituisce elemento importante attraverso il quale è possibile assicurare la tutela ed il rilancio del marchio Italia per la promozione degli interessi e delle competenze italiane all'estero: per questo motivo l'Italia non rinuncerà a dotarsi di un punto di riferimento in rete nel quale convergeranno le strategie per allettare stranieri e per informare i cittadini". Insomma, i due sembrano motivatissimi, per il bene del Paese ovviamente, a scendere di nuovo nell'agone del web.

"L'evoluzione della tecnologia e delle sue potenzialità anche sul piano comunicativo oltre che su quello commerciale - ha proseguito la Brambilla - rendono necessaria una revisione del Portale nazionale del turismo attraverso modalità aggiornate e tecnologicamente avanzate. Modalità attraverso cui passerà lo sviluppo di strategie di "promo-commercializzazione". "Perché è ormai chiaro - assicura la sottosegretario con delega al Turismo - che solo l'informazione non è sufficiente". Promo-commercializzazione? Ma cos'è?

Intanto, il Dipartimento per lo Sviluppo e la Competitività del Turismo riceverà, tanto per cominciare, 10 milioni di euro per la "riprogettazione e realizzazione del portale nazionale del turismo che potrebbe richiedere il completo superamento della piattaforma tecnologica disattivata", pagata intanto 45 milioni di euro.

A vigilare su quello che la Brambilla ha definito "un portale di seconda generazione che possa far conoscere il nostro Paese, diffonderne il marchio e le eccellenze, renderlo accessibile ai flussi turistici internazionali nel modo più semplice e immediato" vigilerà il solito comitato di 6 membri. Non vi pare che inizino a diventare troppe le analogie con il vecchio progetto...?


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