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La privatizzazione dell'acqua e la lezione di Cochabamba

 |  Redazione Sconfini

boliviaCochabamba. Se questa parola non vi dice nulla, allora questo è un articolo che dovreste leggere. In questi giorni in Italia è stato convertito in legge un decreto (il decreto Ronchi) che, dietro il paravento di un'ipotetica proprietà collettiva dell'acqua, in realtà consegna il bene più prezioso per l'umanità a lobbies e corporation private che entreranno in possesso di un potere strategico e politico abnorme. Il passaggio chiave della legge è l'articolo 15 in cui si stabilisce che le società partecipate possono mantenere contratti stipulati senza gara formale fino alla scadenza nel caso in cui le amministrazioni cedano loro almeno il 40% del capitale. Diverso il discorso per quanto riguarda le società quotate che hanno tre anni in più per adeguarsi a patto che abbiano almeno il 40% di quota di partecipazione pubblica al 30 giugno 2013, quota che scende al 30% al 2015. 

Nell'arco di pochi anni, quindi circa il 70% della gestione dei servizi idrici sarà in mano ai privati, che ovviamente tenteranno di speculare sui prezzi, aumentando le tariffe, sull'economizzazione dei servizi e sui tagli a spese e personale. Dal loro punto di vista non ci sarebbe nulla di strano. Questa soluzione non sarà un "optional" per le municipalizzate o le ex municipalizzate: sarà un obbligo tassativo. La gestione dell'acqua finirà in mano ai privati. Le aziende pubbliche che non si adegueranno decadranno automaticamente entro il 2011.

 

Un'operazione simile, anche se un po' più brutale, fu tentata in Bolivia con le acqua di Cochabamba. Un'intera regione del paese sudamericano fu svenduta ad una corporation statunitense (la Bechtel di San Francisco) che iniziò a disporre dell'acqua che scorreva su tutto il territorio. Le vecchie tariffe e gli usi civici degli indigeni furono aboliti in un battito di ciglia e nel gennaio 2000 arrivarono le prime bollette: aumenti fino al 300%.

La Bechtel sostenne che gli aumenti non superavano il 35% e che avrebbe tagliato la fornitura di acqua agli utenti che non pagavano. Il popolo era molto povero (si vive con 2 dollari al giorno di stipendio) e così l'acqua finì per costare un quarto del salario. Anche l'acqua piovana venne tassata dalla Bechtel.

Scoppiò una vera e propria rivoluzione a Cochabamba e in tutta la Bolivia. Il presidente Hugo Banzer cercò di soffocarla nel sangue dichiarando lo stato d'assedio ma il popolo era troppo numeroso e convinto: quella per l'acqua era una battaglia di vitale importanza per i boliviani. E così, al prezzo di 6 morti e 175 feriti di cui due bambini accecati dai lacrimogeni, la rivoluzione ebbe successo e la privatizzazione dell'acqua fu annullata.

Ora l'acqua è tornata direttamente nelle mani della popolazione, che durante le proteste si riuniva in piazza per prendere le decisioni, e i servizi sono tornati alla normalità. La storia insegna che certi diritti è meglio non toccarli, altrimenti il popolo potrebbe svegliarsi e ribellarsi. Anche se si tratta del popolo italiano.

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