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Il segreto di Pulcipolitano

 |  Redazione Sconfini

L'ancora nebulosa storia delle telefonate intercettate tra Mancino e Napolitano è sempre più ricca di misteri e nuovi spunti giornalistici.

Poteva essere tutto risolto in mezza giornata se Napolitano avesse dato il via libera a pubblicare gli stralci delle quattro telefonate appena l'opinione pubblica ne è venuta a conoscenza. Invece no: il presidente ha chiesto di insabbiare tutto sollevando conflitti di attribuzione, tentando di difendere le prerogative del suo ruolo ecc. Basta essere minimamente informati per sapere che Napolitano ha torto marcio.

Il punto però non è questo. Più passa il tempo e più le telefonate segrete diventano il segreto di Pulcinella. E' stato dimostrato che Massimo Ciancimino conosceva quante fossero le telefonate in questione molte settimane prima che ne fosse reso noto il numero. Inoltre, intervistato dal Fatto Quotidiano, il figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo ha ammesso di conoscere probabilmente anche il contenuto delle intercettazioni.

Chi l'ha informato? Qualche giornalista ben introdotto? I servizi segreti? Qualche talpa della Procura?

Quanti ne sono al corrente? Napolitano è ricattabile?

Misteri tutti italiani, fomentati e accresciuti dal fatto che di una cosa si può essere certi: qualsiasi importante decisione prenda Napolitano, essa sarà sbagliata. Questo delle intercettazioni goffamente insabbiate è solo l'ultimo episodio di una carriera politica brillante solo in un Paese ridicolo come l'Italia, il Paese in cui sono i cerchiobottisti e i voltagabbana a farla sempre franca.

Basta riepilogare brevemente alcune delle scelte politiche di Napolitano nel corso della sua lunga vita:

- Quando, appena ventenne, scoppiò la Resistenza, lui era un fermo aderente al GUF (Gruppi Universitari Fascisti) e continuava a scrivere sul giornale IX Maggio. Poi quando nel 1945 in concomitanza ai tragici eventi che portarono Mussolini ad essere appeso per i piedi in piazzale Loreto e Hitler a suicidarsi nel bunker di Berlino, il nostro presidente cuor di leone aderì al Partito Comunista.

- Questo primo voltafaccia lo portò ad essere eletto in Parlamento nel 1953. Da allora non si schioderà più da Roma.

- In quegli anni Stalin ordinò all'Armata Rossa di sterminare i moti di liberazione che infiammarono l'Ungheria, ai tempi in orbita sovietica. Il nostro prode Napolitano pronunciò un discorso poco morbido contro gli studenti e gli operai che chiedevano diritti e libertà prendendo le parti del sanguinario dittatore: "L'intervento sovietico ha non solo contribuito a impedire che l'Ungheria cadesse nel caos e nella controrivoluzione, ma alla pace nel mondo". Bum Giorgio!

- Poi muore Stalin e neanche il socialismo reale sembra passarsela molto bene. Così sul finire degli anni '60 Napolitano diventa uno degli esponenti della "destra" del PCI facendo scivolare il suo impegno politico verso la socialdemocrazia europea e rinnegando così gli anni di militanza filosovietica e alla Terza Internazionale Comunista. Lenin esulta nella tomba.

- Mentre era ministro dell'Interno del primo governo Prodi fu molto criticato per non aver attuato una tempestiva e adeguata sorveglianza su Licio Gelli, fondatore della P2, fuggito all'estero nel 1998 il giorno della sentenza definitiva di condanna per depistaggio e strage. Stava per aprirsi (sarà un caso?) il nuovo decennio berlusconiano. Napolitano aveva fiutato l'aria?

- Da Presidente della Repubblica in carica dal 2006 firma ogni mostruosità di legge, anche quelle palesemente incostituzionali come la legge Mastella, il lodo Alfano, lo Scudo Fiscale e nomina ministri che definire in odor di mafia è un eufemismo. Ma è il periodo del berlusconismo rampante e il vento gira da quella parte.

- Poi anche il berlusconismo volge al tramonto, ma Napolitano non può arenarsi per così poco. Così, praticamente di punto in bianco, nel novembre 2011 completa la sua parabola ideologica e piomba nell'iperliberismo spinto con doppio turbo e 4 ruote motrici, costringendo Berlusconi ad abdicare lasciando campo libero al governo dei professori di Monti e alla nuova egemone potenza che governerà anche grazie a lui per un tempo indefinito l'Italia al posto del popolo sovrano: la BCE spalleggiata dal FMI.

- Poi è arrivata la storiaccia delle intercettazioni con Mancino e i sospetti di voler nascondere la verità sulla strage di via D'Amelio.

- Nell'ottobre 2012 l'ultima bestialità di questo disastroso personaggio: "Per tornare a crescere è indispensabile ma non sufficiente l'impegno tenace dei paesi maggiormente in crisi. Le innovazioni comportano ulteriori trasferimenti di poteri decisionali e di quote di sovranità".

Solo quest'ultima frase sarebbe sufficiente a chiederne la messa in stato d'accusa per alto tradimento nei confronti della Repubblica Italiana. Ma siamo in Italia e Napolitano non si tocca, forse perché significherebbe toccare tutti i voltagabbana e saltatori sul carro del vincitore che infestano il Paese.

Magari la prossima estate ci ritroviamo Napolitano che diventa grillino.

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