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Movimento 5 Stelle: il governo in mano (subito) con due semplci mosse

 |  Redazione Sconfini

La via più facile per far in modo che il Movimento 5 Stelle possa avere in mano direttamente Palazzo Chigi è quella di sedersi sul bordo del fiume e aspettare.

I cadaveri dei nemici (Pd e Pdl) prima o poi passeranno da lì. Per motivi anagrafici di eletti ed elettori ma anche per motivi politici. Se il M5S come da copione, peraltro largamente condivisibile, non farà nulla per agevolare la nascita di un governo del "morto che parla" Bersani, quest'ultimo sarà obbligato dagli eventi a dar vita al grande inciucio con i residuati berlusconidi.

Sarà ovviamente un governo paralizzato, che farà malissimo. Al primo muoversi di foglia cadrà e si tornerà al voto. A quel punto senza l'argine psicologico dei sondaggi farlocchi (che davano il M5S a metà del suo reale valore - come avevamo ipotizzato in tempi non sospetti), il popolo pentastellato rovescerà un numero di voti di gran lunga superiore al già ottimo risultato di questa tornata, sulla compagine ispirata da Grillo.

Il tempo è galantuomo dunque e dal punto di vista tattico, bene farebbe il M5S a rifiutare ogni proposta, dal momento che i suoi avversari sono bravissimi a impiccarsi da soli. La domanda è: possiamo aspettare un altro anno di pantomime e campagne elettorali?

C'è però, è inutile nasconderlo, un'alternativa che permetterebbe ai neoparlamentari grillini di imporre fin dalla prossima settimana l'agenda al nuovo governo. Purché entro il 15 marzo si compiano 3 mosse.

PRIMA MOSSA

Si prende Bersani per l'orecchio e gli si avanza una proposta di governo sulla base di una dozzina di punti imprescindibili e non soggetti a trattativa che potrebbero essere: acqua pubblica, legge elettorale, connettività, rifiuti, reddito di cittadinanza, no tav, ritiro militari da zone di guerra, abolizione imu sulla prima casa, abolizione finanziamento ai partiti, politometro ai ladri del precedente regime, legge anticorruzione, incandidabilità di Berlusconi. Ci si potrebbe aggiungere anche un veto a D'Alema (o a qualche altro dinosauro) ministro. Il popolo del Pd gradirebbe molto peraltro.

SECONDA MOSSA

Premesso che al Senato la situazione vede 123 senatori Pd+Sel che devono trovare in qualche modo altri 35 voti per passare almeno la prima volta la fiducia a Palazzo Madama, e che servono 158 senatori presenti per rendere valido il voto, si scelgono, in vista della fiducia al nuovo governo, all'interno dei 54 senatori grillini 2 "gruppi di lavoro" così numericamente stabiliti:

- 19 escono dall'aula al momento del voto.

- 35 votano a favore del governo (123+35=158 che significa numero legale centrato e fiducia dal momento che i voti contrari dei 117 senatori di centrodestra + 19 Monti + 2 altri farebbe arrivare i contrari a soli 138 voti).

Può sembrare un politicismo, una prova incoerente degli esponenti del Movimento ma in realtà sarebbe un capolavoro contabile. In un colpo solo si otterrebbero tre risultati:

1) Annichilire il valore dei senatori berlusconiani e montiani perché anche se uscissero dall'Aula non potrebbero far mancare il numero legale che verrebbe garantito dai 35 senatori grillini presenti.

2) Dimostrare a Bersani che senza M5S non esiste maggioranza e quindi si torna tutti al voto il prima possibile (e a loro non conviene).

3) Rendere nullo il peso dei ricatti di Berlusconi sulla futura maggioranza, che poggerebbe sui numeri di Pd+Sel ma di fatto sarebbe ostaggio dei grillini che avrebbero in mano più della golden share parlamentare. Avrebbero in mano i coglioni di Bersani: o si fanno i 12 punti prestabiliti entro sei mesi o si torna alle urne!

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