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Le inquietanti motivazioni della censura della Rai al trailer del film Videocracy

 |  Redazione Sconfini

videocracytrailer Cos'hanno in comune Iran, Cina, Cuba, Afghanistan, Libia ecc. con l'Italia? La censura delle televisioni di Stato ad argomenti anche velatamente antigovernativi. La Rai, ormai somigliante ad una zoccola in mano a papponi, ruffiani e mignotte, ha deciso naturalmente su ordine del dittatore Berlusconi di censurare non un personaggio sgradito, non un telefilm, non una trasmissione (quello l'abbiamo già visto) ma addirittura il trailer di un film, Videocracy! Siamo ormai alla dittatura conclamata, in uno stato di diritto che non c'è più e sul quale i tentacoli della P2 e di Berlusconi si sono ormai impossessati di tutto e tutti, in primis le menti di quell'80% di italiani che si informa attraverso la televisione.

Disgustoso e a sua volta degno di entrare nei futuri libri di storia per la squallida vergogna che farà provare a questa intera generazione, di cui purtroppo tutti facciamo parte, è il comunicato con cui la Rai spiega la sua allucinante decisione:

Deve ritenersi che uno spot pubblicitario che aggiunga alla comunicazione tipicamente promozionale del prodotto destinato alle sale un'informazione di carattere politico non possa essere diffuso dalla Rai, se non assicurando la parità di trattamento attraverso la diffusione di un analogo messaggio idoneo al riequilibrio del contraddittorio.

In primo luogo appare evidente come il contenuto per immagini dello spot pubblicitario del film veicoli un inequivocabile messaggio di critica al Governo, rappresentato emblematicamente dalla persona del Presidente del Consiglio (...)

In particolare, attraverso il collegamento tra la titolarità del Capo del Governo rispetto alla principale società radiotelevisiva privata e la menzione del fatto che l'80% degli italiani acquisirebbe informazione dalla televisione, non soltanto viene riproposta la questione del conflitto d'interessi ma anche viene prospettata la possibilità che attraverso le televisioni il Governo sarebbe in grado di orientare subliminalmente le convinzioni dei cittadini influenzandone a proprio favore le scelte e assicurandosene il consenso.

In secondo luogo gli spot pubblicitari appaiono lesivi dell'onore e della reputazione del Presidente del Consiglio nella parte in cui, riprendendo ed approfondendo il collegamento tra la proprietà in capo a questi delle principali televisioni commerciali ed il contenuto soltanto di alcuni programmi messi in onda negli anni da tali emittenti, caratterizzati da immagini di donne prive di abiti e dal contenuto latamente voyeuristico delle medesime, si determina un inequivocabile richiamo alla problematiche all'ordine del giorno riguardo alle attitudini morali dello stesso (di Berlusconi, NdR) e al suo rapporto col sesso femminile.

Ricapitolando i nuovi livelli cui l'ex azienda pubblica ci sta abituando scopriamo che:

1 Secondo la Rai, questo film (Videocracy, un film documentario diretto da Erik Gandini e prodotto da Fandango che ha l'obiettivo di far comprendere quanto in basso sia finita l'opinione pubblica dopo 30 di manipolazione informativa e spettacoli devianti perpetrata dalle tv di Berlusconi) ha un'informazione di carattere politico. E allora? Si è mai vista una censura perché un film ha un carattere politico? No!

2. Dopo aver messo un trailer antiberlusconiano bisognerebbe metterne un altro filoberlusconiano. ANCHE SE NON SIAMO IN PAR CONDICIO. Roba da non credere. Ammettono che questa decisione è un abuso di potere ma lo fanno lo stesso.

3. E' proibito in Rai:

- riproporre la questione del conflitto d'interessi

- supporre che la tv orienti il consenso popolare

- ledere l'onore e il rispetto del Capo del Governo

- proporre immagini di donne prive di abiti (ma solo se il contenuto non è filogovernativo, sennò è tutto a posto)

- parlare delle attitudini morali di Berlusconi, dedito come ben risaputo a frequentare minorenni, prostitute e all'organizzazione di festini "particolari".

Come si chiama tutto ciò? Ah sì, dittatura.


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