L'elenco delle persone spiate dai servizi al soldo di Berlusconi
Per capire meglio il livello di fedeltà di Pio Pompa al suo capo Berlusconi riportiamo alcuni stralci di un fax inviato al premier il 21 novembre 2001: “Signor Presidente, sul foglio che ho davanti stento ad affidarmi a frasi di rito per esprimerLe la mia gratitudine nell’aver approvato… il mio inserimento, quale consulente, nello staff del Direttore del Sismi... Sarò, se Lei vorrà, anche il Suo uomo fedele e leale... Desidero averLa come riferimento e esempio ponendomi da subito al lavoro... Avendo quale ispiratore e modello di vita don Luigi Verzé, posso solo parlarLe con il cuore: insieme a don Luigi voglio impegnarmi a fondo, com’è nella tradizione contadina della mia famiglia, nella difesa della Sua straordinaria missione... La Divina Provvidenza mi ha concesso di sperimentare la possibilità di poter lavorare per Lei...”.
Nelle veline trovate nel suo ufficio, però, i toni sembrano essere molto meno "cristiani": su alcuni fogli si leggono parole che additavano gli avversari del premier da “disarticolare”, “neutralizzare”, “ridimensionare” e “dissuadere”, anche con “provvedimenti” e “misure traumatiche”. Ma chi erano questi pericolosi eversori?
I pm milanesi Bruti Liberati, Boccassini, De Pasquale, Borrelli, Davigo, Taddei, D’Ambrosio, Greco, Ichino, Carnevali, Colombo e Napoleone;
I pm romani Loris D’Ambrosio, Almerighi, Salvi, Cesqui, Sabella;
I pm palermitani Ingroia, Principato, Natoli e l’ex procuratore Caselli;
Altri noti magistrati come i fratelli Mancuso, Monetti, Melillo, Perduca, Casson, Lembo, Vaudano, più il francese Barbe e lo spagnolo Garzòn.
E poi giornalisti e intellettuali: Furio Colombo, Arlacchi, Flores d’Arcais, Santoro, Ruotolo, Pennarola, Cinquegrani, Giulietti, Serventi Longhi, Giulietto Chiesa, Eric Jozsef, Gomez, Barbacetto e Travaglio; D’Avanzo e Bonini di Repubblica sarebbero addirittura stati pedinati.
E ancora, fra gli schedati, l’editore De Benedetti e politici come Violante, Brutti, Veltri, Visco, Leoluca Orlando e Di Pietro.
Quasi tutti gli esponenti della magistratura avevano un comune denominatore: sono importanti esponenti della lotta alla Mafia! Verrebbero a tal proposito alcuni pensieri sull'ambiguità di quest'attività di spionaggio, ma finché il processo Dell'Utri non giungerà a conclusione sarà meglio lasciare in sospeso il giudizio.
E' chiaro che questa mole di indizi e il livello di eversione golpista raggiunto con questa operazione illegale di spionaggio potrebbe mettere in difficoltà anche il Governo Berlusconi attualmente in carica. E così, in perfetto conflitto d'interessi style, lo stesso presunto mandante e beneficiario dell'attività di dossieraggio e spionaggio, in qualità di presidente del Consiglio ha deciso di blindare la possibile confessione davanti ai giudici di Pollari e Pompa con il segreto di stato.
A completare il cerchio che ci ha portato ad aprire questo nostro approfondimento con un ricordo della Stasi (la polizia segreta della Germania comunista) è l'ultimo elemento di questa brutta storiaccia tutta italiana. L'unico organismo che può togliere il segreto di Stato da questa vicenda e consentire quindi i giudici di indagare e fare domande agli interessati è il Copasir, fino a poche settimane fa guidato da Francesco Rutelli, ora dimissionario. E chi può sostituire al meglio Er Cicoria per consentire l'impunità anche su questo fronte a Berlusconi e i suoi sodali? Ovviamente Massimo D'Alema, l'oscuro leader della sinistra italiana, sempre pronto ad inciuciare e soccorrere l'amico Silvio in cambio di una bella e comoda poltrona. Se sarà eletto lui al Copasir, di certo il segreto di Stato sarà confermato, anche perché D'Alema è convinto sostenitore di Pollari.
Morale della favola: se il socialismo reale nella sua peggiore applicazione, ovvero il minaccioso spionaggio di cittadini non filogovernativi attraverso i servizi segreti, in Italia non è ancora estinto lo si deve al leader della destra liberale e ad un ex comunista baffuto.
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