Bersani contro il progetto renzusconiano. E adesso?
Mentre Renzi si agita e sgomita in Europa facendo finta che gli interessi qualcosa del fardello che l'Europa ha messo sul groppone del Paese prendendosi del bambinone un po' scemo seduto in ultimo banco, prosegue il cammino della folle ristrutturazione del bicameralismo italiano.
Nonostante il forse tardivo avvicinamento al tema del M5S, Renzi e Berlusconi proseguono imperterriti il cammino silenzioso dell'accordo sottobanco del Nazareno i cui contorni non sono ancora minimamente delineati. Specialmente il conquibus da riconoscere a Berlusconi per il suo appoggio a questa insensata riforma elettorale e costituzionale.
L'abolizione del Senato e soprattutto del diritto dei cittadini di scegliersi da soli i senatori già è sufficiente per bollare come incostituzionale questa obbrobriosa oltre che pericolosissima riforma. Se a ciò aggiungiamo che la Camera sarà di nominati dei partiti e che c'è in ballo un premio di maggioranza alla coalizione raccogliticcia più votata che è così tanto sproporzionato da risultare come il Porcellum incostituzionale a sua volta si capisce che il contesto in cui viene partorita e portata a gestazione questa serie di modifiche costituzionali è malato. Di P2? Probabile visto che dietro le quinte ma neanche tanto ci sono massoni come Verdini e piduisti come Berlusconi.
Fortunatamente, ma ancora una volta c'è la possibilità che si tratti di un'alzata di scudi velleitaria che si interromperà al momento del voto, pare che qualcuno si dichiari contrario a questa riforma. Civati (sempre quello che dice la cosa giusta e preme il fottuto bottone sbagliato) e Mineo da un lato, Minzolini (sì quello che da direttore del TG1 riabilitava Craxi) e l'ex ministro Mauro dall'altro, si sono o si stanno sperticando per far sapere che loro questa scellerata riforma non la voteranno.
Oggi, all'elenco dei dissidenti, si è aggiunto il carico da 90: l'ex segretario del Pd Pierluigi Bersani. Anche lui ha dichiarato a Sky che così com'è il Senato renzusconiano non sta costituzionalmente in piedi ed è pericoloso "lo capisce anche un bambino". In un Paese normale sarebbe il segnale al segretario che fargli capire che la vecchia guardia, quella che non è dalemiana, bersaniana, veltroniana o renziana a seconda che il leader sia D'Alema, Bersani, Veltroni o Renzi, ma quella che si è sempre fatta silenziosamente i cazzi suoi, non ci sta. Ma l'Italia non è un Paese normale, altrimenti nel 2013 si sarebbe tornati a votare o si sarebbe provato a far formare un governo ai 5Stelle e Renzi sarebbe un innocuo sindaco di una bella città provinciale del centro Italia. Letta sarebbe sereno. Berlusconi in galera da una ventina d'anni e Napolitano ai giardinetti.
Invece nel regno del contrario l'uscita di Bersani ci fa solo domandare: e adesso?
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