Un itinerario attraverso le diverse vicende storiche e le trasformazioni urbanistiche della nostra città dalla sua versione romana a quella dei primi decenni nel XX secolo, è il leitmotiv di un’esposizione frutto di un lungo percorso di studi, indagini stratigrafiche e d’archivio che sembra aver colto davvero nel segno.
Uno, due, tre… otto, nove… dodici, tredici e quattordici, o forse quindici moto e sidecar probabilmente della Seconda guerra mondiale, targhe tedesche e lussemburghesi, superandoci salutano con una complicità tra lontani parenti.
Non ce l’ha fatta. Era prevedibile. I 6,6 gradi centigradi esterni hanno dato il colpo di grazia alla mitica Vespa verde bugesa del ’56. L’autunno è troppo potente per lei. Per ben due volte è stata ripresa per le candele, la terza ci è rimasta.
Schiamazzanti, sudati, scomposti i turisti degli anni Cinquanta volevano una cosa sola quando lasciavano i pullman che li avevano traghettati da Latisana, Gorizia, Trieste e altre parti del Friuli fino a Paularo: respirare l’aria pura e incontaminata della “Conca d’oro” o “Conca verde”, come veni...
Tutto dipende da che parte guardi il mondo. Se poggi sui sellini di una Vespa verde bugesa del ’56, due ore di Panda 1000 si traducono in tre ore e mezza abbondanti di strada, quasi quattro.
La chiamata arriva verso l’ora di pranzo: “Partenza per Barcellona alle 20.30, ci troviamo al capannone”. Per una frazione di secondo il panico, poi una strana voce spiccica
Si dice che l’autore di questi versi sia proprio Gabriele D’Annunzio. Fatto sta che, di chiunque ne sia la paternità, questo distico ben riassume il senso e la funzione del