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Le dimissioni di Veltroni, l'ultimo regalo collaborazionista a Berlusconi

 |  Redazione Sconfini

Walter Veltroni si è dimesso. La sua linea politica che senza mezzi termini si può considerare intrinsecamente collaborazionista con il Governo è stata più volte sonoramente bocciata dagli elettori in varie tornate elettorali. Ma anche nel giorno in cui l'ormai ex leader del Pd l'ha combinata grossa e ha fatto un ultimo, estremo regalo, al premier Silvio Berlusconi.

Il buon Walter ha infatti scelto il peggior giorno possibile per decretare la fine della sua leadership e forse anche del partito contenitore più deforme della storia della politica italiana. Di tutti i giorni possibili quale ha scelto? Ovviamente quello che ha segnato una linea indelebile sul governo dell'illegalità promosso con sempre maggiore vigore (e seguito popolare) da Berlusconi negli ultimi 15 anni: proprio ieri, infatti, il premier è stato (solo moralmente, perché il lodo Alfano lo ha reso incostituzionalmente immune) condannato dal Tribunale di Milano per aver corrotto con una mazzetta da 600.000 euro l'avvocato inglese David Mills in modo che quest'ultimo testimoniasse il falso in un altro processo in cui era coinvolto il Cavaliere.

I giornali, ormai sempre più adagiati su posizioni filogovernative, e i telegiornali, tutti direttamente in mano a Berlusconi eccezion fatta per La7, hanno fatto scivolare questa notizia che in tutto il mondo democratico avrebbe comportato le immediate dimissioni del presidente del Consiglio in quinta, sesta, ventesima "pagina". Addirittura i titoli del TG1 non hanno neppure menzionato la notizia. Fatti gravissimi, ma resi meno evidenti agli stoltissimi italiani perché c'era da sbattere in prima pagina o prima notiza del Tg, per l'appunto, la crisi del Pd autofago e le dimissioni di Walter Veltroni autore dell'ultimo regalo a Silvio Berlusconi.

A questa riflessione dobbiamo gioco forza aggiungerne un'altra e che riguarda la prosecuzione del cammino del Pd. Al prossimo congresso - possibile che il periodo di tumultuosa transizione sarà guidato da Franceschini, l'alter ego margheritiano di Veltroni - tre sono le ipotesi.

1. O il Pd svolta decisamente a sinistra riprendendosi il ruolo di opposizione dura e pura, con il serio rischio di vedersi scappare elettori ed esponenti politici centristi e i cattolici e senza la sicurezza di riconquistare in breve tempo la fiducia dei comunisti.

2. O si scioglie e ognuno torna a curare il proprio orticello elettorale una volta contraddistinto da Ds e Margherita.

3. O, e questa è la possibilità più realistica, il Pd potrebbe paradossalmente scegliere una leadership ancora più inciuciona e collaborazionista qualora fosse premiato il ticket D'Alema-Violante-Latorre e compagnia cantante.

E poi ci sarebbe una quarta possibilità: che Veltroni ritiri le dimissioni. A questo punto il favore a Berlusconi sarebbe plateale. Ma a questo non ci vogliamo pensare.


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