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Bastano 17 traditori e Berlusconi è finito

 |  Redazione Sconfini

"Finché c'è D'Alema c'è speranza", potrebbe pensare Berlusconi in questi, per lui, nefasti giorni. La Volpe del Tavoliere e i suoi uomini sembrano essere l'ultimo appiglio prima dell'espiazione di una pena detentiva o di una rocambolesca fuga all'estero in perfetto Craxi-style.

Anche il fedele Napolitano sembra poco morbido nella concessione della grazia, sebbene non manchino indecenti aperture da parte del Colle. Addirittura il Pd sembra orientato (franchi tiratori a parte che sappiamo essere almeno 101) ad applicare la legge Severino a cacciare Berlusconi dal Senato aprendogli il baratro delle numerose richieste di arresto pronte a essere spiccate da molte Procure.

Uno scenario che il pover'uomo non poteva immaginare e che lo ha spiazzato molto, anche in termini emotivi. Stavolta forse non è l'ennesimo tassello della sua lunghissima parabola discendente ma la pietra tombale sulle sue ambizioni da leader di un centrodestra che dopo di lui è atteso a decenni di opposizione come accadde durante il periodo successivo al secondo Dopoguerra con l'Msi isolato per 40 anni nella sua riserva di veterofascisti.

Anche stando così le cose (galera. domiciliari o servizi sociali inclusi) a Berlusconi non conviene far cadere il governo del Nipote del suo compare Gianni Letta. Per molti motivi: quando ti ricapita un premier che ci mette la faccia ed è comandabile a bacchetta da suo zio e cioé da lui? Quando ti ricapita di far finta di fare opposizione (tasse, Imu, lavoro) pur restando in cabina di regia nell'Esecutivo con decine di uomini?

Il tutto nel quadro di un eventuale ritorno alle urne che si presenta ancora più incerto di quello di febbraio. Il Pd è destinato a perdere decine di migliaia di voti (in parte assorbiti dall'alleato ora fintamente all'opposizione Sel in parte finiti dispersi); il Pdl con il suo leader dietro le sbarre e comunque impossibilitato a fare campagna elettorale perderebbe almeno il 30% dei propri voti diventando un partito non più decisivo come ora; al centro il flop di Scelta Civica spalanca grandi prospettive ma ormai Casini con i suoi Cesa e i suoi Cuffaro è sputtanato e Monti è inviso dal 90% degli italiani; il M5S ha un peso oggi indecifrabile: gli eventi (affossamento di Prodi, rielezione di Napolitano, inciucio con Berlusconi) sono accorsi a rafforzarlo ma una stampa e una televisione che hanno manganellato per mesi compattamente i grillini (nella maggior parte dei casi producendo becera disinformazione) hanno allontanato il voto cosiddetto moderato cioé quello degli elettori delusi dai partiti tradizionali. La sconfitta alle amministrative in primavera ne è un chiaro segnale sebbene le Politiche rappresentino un test ben diverso.

Il punto chiave però è prettamente (come sempre) numerico: il centro-sinistra (Pd+Sel) ha già una maggioranza autonoma alla Camera mentre al Senato conta 123 voti e ne mancano 35 per avere la maggioranza: Scelta Civica in cambio di poltrone ne porta in dote 18 mentre gli altri 17 voti (anche se l'obiettivo è ovviamente di trovarne almeno una trentina per avere margini di sicurezza) sono da raccogliere nel gruppo Misto o dalle colombe del Pdl il cui numero lievita di giorno in giorno: in caso di elezioni è fuori discussione che decine di parlamentari del Pdl non saranno riconfermati e quindi è del tutto normale ipotizzare un loro cambio di casacca in cambio di stipendi ineguagliabili e prebende da capogiro che la prosecuzione della legislatura comporta.

Berlusconi lo sa, conosce il valore (mediamente infimo) dei suoi uomini. Per questo, più ancora della galera, è terrorizzato dal nuovo scenario. L'idea che suoi uomini consentano per la prima volta dal 2008 la creazione di un governo in cui lui è emarginato in ogni senso lo manda letteralmente fuori di testa.

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