Renzi non è un pericoloso dittatore, ha solo un disturbo bipolare che può essere curato
Finora un po' tutti gli osservatori, nel tentare di capire il baratro entro il quale gli italiani si sono condannati, si sono concentrati sull'incredibile concatenazione di balle e promesse mancate di Renzi.
Certo, le sue colpe sono spaventose, le sue bugie sono così evidenti da sembrare le barzellette del puttaniere e frodatore del fisco. Tuttavia, un inspiegabile alone di credibilità fornito dal mainstream di regime, gli permette di restare a galla. Renzi però non è il più colpevole di tutti. Lui, che forse non lo percepisce neanche, è solo un burattino nelle mani della massoneria con un ego troppo smisurato per capirlo. I più colpevoli di tutti sono quelli che potrebbero fermarlo e invece gli danno corda. Non le Boschi o le Madia, né gli altri sguatteri di corte. I veri colpevoli sono i deputati del PD eletti in quota Bersani (la stragrande maggioranza) che non lo mandano a casa a calci in culo da un giorno all'altro minandogli tutte le fiducie che chiede in Parlamento.
E' infatti oggettivo che Renzi o è un pericoloso bugiardo con manie dittatoriali oppure semplicemente una persona affetta da disturbi dello spettro bipolare. Questa patologia psichiatrica alterna in chi ne soffre eccitamento e inibizione, entusiasmo e depressione, coraggio e paraculaggine. Questa disgregazione funzionale, tra le altre cose, guasta i processi ideativi (alterazioni della forma e del contenuto del pensiero) e ciò spiega molte cose.
RENZI E LA ROTTAMAZIONE: In particolare ci spiega perché nel settembre 2012 Renzi scriveva su Facebook a proposito di Berlusconi: "Il Cavaliere sa che se vinciamo noi, lui è il primo rottamato". Non ci credete? Ecco la prova. Poi vince, si fa per dire, e la prima cosa che fa è riabilitare a padre costituente Berlusconi, appena condannato per una maxi frode fiscale e espulso dal Senato.
RENZI E LA TRASPARENZA: Poche settimane dopo aver pugnalato Letta promette una trasparenza scandinava per il suo esecutivo: open government e on line ogni centesimo di spesa pubblica. Poi però con Berlusconi firma il patto del Nazareno, una specie di contratto scritto che il Bomba definisce "atto parlamentare" ma non lo deposita né permette a nessuno di leggerne i contenuti. L'open government è invece più impenetrabile del Pcus di Stalin. Naturalmente dei centesimi rendicontati on line neppure l'ombra ma a quello non ci ha creduto neppure lui.
RENZI E IL VOTO DI SCAMBIO a 80 EURO: In piena campagna elettorale Renzi pareva Babbo Natale che elargiva 80 euro a cani e porci pure a sacerdoti, lavoratori socialmente utili, percettori di borse di studio, tranne quelli che ne avrebbero avuto veramente bisogno (disoccupati, pensionati con la minima e cassaintegrati): dopo i lavoratori, promise, estenderemo il credito a pensionati e partite iva che in massa avevano per questo votato PD alle Europee. Con l'avvicinarsi di Ferragosto la retromarcia: niente estensione degli 80 euro.
RENZI E LA SERENITA': L'hashtag più famoso di Renzi resterà per sempre quello lanciato nel gennaio 2014 per tranquillizzare Letta sulla sua fedeltà all'allora governo Nipote: #enricostaisereno è diventato leggenda dopo che 24 più tardi Letta fu fatto fuori proprio da Renzi che lo sostituì con un colpo di mano. Ora lo stesso Renzi ci rincuora: andate in vacanza sereni.
RENZI E LA COERENZA: "Mai al governo con Alfano." Tranquillizzava i suoi Renzi a febbraio 2014. Poi si è tenuto Alfano come ministro degli Interni nonostante il nome, il lodo e il caso Shalabayeva.
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