Non solo zanzare: altre punture da evitare
Zecche, ragni, api, vespe, calabroni e tafani. Assieme alle zanzare sono gli animaletti meno graditi dagli esseri umani, un po’ per il loro aspetto, un po’ per i loro morsi e le
loro punture. Viceregina delle punture estive, seconda solamente alla zanzara, è la zecca che merita, data la sua complessità morfologica, di abitudini e per il livello di malattie provocate, uno spazio maggiore rispetto agli insetti citati. La zecca si riproduce e completa il suo ciclo vitale in circa un anno. “L’inverno caldo di quest’anno però – precisa la dermatologa Majda Cossutta – potrebbe aver accelerato di molto il ciclo vitale delle zecche, che potrebbero essere molto più abbondanti rispetto agli anni precedenti”. Le zecche sono attratte dall’acido butirrico presente nel sudore dell’uomo e sono capaci di spiccare salti notevoli in altezza e lunghezza, nonostante la loro modesta grandezza (poco più di una capocchia di spillo). La malattia associata con maggior facilità alle zecche è il morbo di Lyme per sconfiggere il quale, se scoperto in tempi opportunamente precoci, sono sufficienti terapie antibiotiche.
“Sembra potersi associare al morso delle zecche in particolari casi la meningoencefalite (TBE) – chiarisce la specialista – che è stata rilevata in questi ultimi anni in alcune zone della nostra regione, in Carnia e in Valcanale. Per questa malattia, che colpisce il sistema nervoso centrale, non esistono cure specifiche, la terapia è solo sintomatica e può richiedere un ricovero ospedaliero. La miglior cosa per evitare di contrarre la TBE è la vaccinazione, che si può fare in qualsiasi momento dell’anno”. La meningoencefalite è mortale nell’1% dei casi. In ogni caso, la buona base per non correre rischi è l’asportazione della zecca appena possibile: contrariamente a quanto alcune credenze popolari affermano, usare alcool oppure olio per far soffocare la zecca non è un metodo valido.
“Prima di soffocare – ricorda la dermatologa – la zecca potrebbe rigurgitare, provocando quindi infezioni ancora più gravi. Bisogna invece prendere una pinzetta portandola il più vicino possibile alla cute e lentamente, facendo un movimento rotatorio, staccare la zecca”. Il movimento deve essere fatto in rotazione perché il rostro della zecca è simile ad una spirale e in questo modo si evita di staccare la testa dal corpo.
L’aracnofobia (la paura dei ragni) è una paura molto diffusa ma, almeno dalle nostre parti, pressoché ingiustificata. “Bisogna scendere fino in Dalmazia – spiega la Cossutta – per trovare ragni in grado di dare origine ad infezioni più pericolose. Nel Nord dell’Italia la stragrande maggioranza dei ragni è completamente innocua, al massimo il loro morso può causare reazioni allergiche o rare infezioni”. I ragni sono effettivamente pericolosi per l’uomo solo nei paesi tropicali.
Api, vespe e calabroni, pur avendo veleni diversi prevedono contromosse simili: innanzitutto le loro punture sono mediamente le più dolorose di tutte (quella delle zecche neppure si percepisce per esempio), ma mentre nella maggior parte dei casi il dolore sparisce gradualmente con il passare delle ore, esistono persone allergiche al loro veleno che possono subire shock anafilattici anche mortali. “Solitamente tutti sanno se sono allergici ai veleni di questi insetti – afferma la dottoressa – e per questo chi ne è a conoscenza si porta sempre con sé gli antidoti più diffusi come il cortisone, gli antistaminici o, nei casi più gravi, l’adrenalina”.
Ultimi, ma non ultimi, i tafani, diffusi nei contesti agresti o rustici anche nella nostra regione. Le loro punture lasciano delle “tracce” più evidenti e urticanti e quindi più fastidiose ancora delle zanzare. Per allontanarli i rimedi sono simili a quelli delle loro cugine. “Alcuni ricercatori pensano che i tafani possano trasmettere il morbo di Lyme – conclude la Cossutta – ma non ci sono ancora evidenze scientifiche”.
G.M.