Europa 7 avrà le frequenze: sarà troppo tardi?
“Dopo dieci anni di attesa, le frequenze che ci spettavano sono state trovate. Ora ci aspettiamo che vengano assegnate, in attuazione della sentenza della Corte di giustizia europea, per poi valutarne la qualità e la copertura”.
La dichiarazione è del vincitore dell'appalto più "sfortunato" della storia dell'umanità, ovvero di Francesco Di Stefano, proprietario di Europa 7 che circa 10 anni fa aveva vinto l'appalto per occupare con la sua televisione le frequenze occupate da Rete4, che in forza di una disposizione europea doveva migrare sul digitale (troppe sono state considerate tre reti televisive in mano ad un unico editore, in questo caso Berlusconi). Da poche ore sono state trovate le frequenze per garantirgli di diventare l'ottavo canale nazionale, ma la sua esultanza molto controllata ha ben ragione di essere contenuta.
Dieci anni di ritardo, però, nel settore della televisione analogica rappresentano un'eternità e la notizia per Di Stefano assume i contorni di una beffa. Entro pochissimi anni, pochi mesi in alcune zone d'Italia, il sistema analogico si disperderà e si estinguerà nel digitale, rendendo pressoché inutili le frequenze appena trovate al povero imprenditore che comunque prima del 30 giugno non potrà trasmettere.
In Sardegna lo switch off verso il digitale è già iniziato, e via via tutto il territorio si appresta a digitalizzarsi definitivamente. A Cagliari e nel sud dell'isola non vedranno mai le nuovissime frequenze analogiche di Europa 7 semplicemente perché non vedranno più la tv analogica.
Il calendario dello switch off fissato dal governo (Berlusconi) prevede, ad esempio, che Roma e Napoli trasmigrino al digitale nel secondo semestre del prossimo anno, magari proprio il 1 luglio 2009, rendendo perfettamente inutile la conquista tardiva di Europa 7 in zone cruciali del territorio nazionale.
L’idea di trovare lo spazio per Europa 7 nei meandri delle frequenze di Rai Uno, venuta fuori grazie alla capacità e all’esperienza di Antonio Sassano, segretario generale della Fondazione Ugo Bordoni, servirà forse ad arginare le procedure europee contro il nostro paese e a limitare l’ingente richiesta di risarcimento da parte di Francesco Di Stefano, ma l’utenza percepirà ben poco la portata di questa scoperta sul proprio televisore.
Il legale di Di Stefano, Ottavio Grandinetti, che ha già presentato richiesta di danni allo Stato è il primo a non voler fare sconti: “A questo punto li aspettiamo alla prova dei fatti. È aperto presso il ministero un procedimento amministrativo che si può concludere con l’attribuzione delle frequenze. Poi valuteremo dal punto di vista tecnico che caratteristiche hanno queste frequenze, dal punto di vista della copertura e in termini temporali di messa a disposizione. Se ci verranno assegnate le frequenze, andremo a discutere sull’importo del risarcimento. Ma non esiste per noi un’ipotesi frequenze senza risarcimento dei danni pregressi. La quantificazione, ovviamente, è rimessa alle valutazioni del Consiglio di Stato”.