Quattro parlamentari indagati dalla Procura di Palermo per corruzione aggravata dal favoreggiamento mafioso
Altro terremoto giuridico/mafioso al Parlamento. Quattro parlamentari sono indagati dalla Procura di Palermo per concorso in corruzione aggravata dal favoreggiamento di Cosa Nostra nell'ambito dell'inchiesta sul 'tesoro' di Vito Ciancimino, ex sindaco morto nel 2002 dopo essere stato condannato per mafia.
Sono il senatore del Pdl Carlo Vizzini, i senatori dell'Udc Salvatore Cuffaro e Salvatore Cintola, e il deputato dell'Udc e segretario regionale del partito in Sicilia, Saverio Romano (appena eletto all'Europarlamento). Vizzini ha confermato la sua iscrizione nel registro degli indagati e ha annunciato le sue dimissioni da membro della commissione Antimafia.
Secondo le accuse di Massimo Ciancimino (figlio di Vito), il denaro proveniente dal conto "Mignon" dell'ex sindaco di Palermo veniva distribuito ai capi partito o ai capi corrente, che poi avevano il compito di agevolare l'aggiudicazione degli appalti e la concessione dei lavori per la metanizzazione nei vari paesi dell'isola. A riscontro delle dichiarazioni del figlio di Don Vito, ci sono anche parziali ammissioni del tributarista Lapis, già raggiunto da avviso di garanzia due mesi fa, ma anche documenti, intercettazioni ambientali e telefoniche (che a breve saranno praticamente vietate) che sono state rilette dagli investigatori dei carabinieri di Monreale e che ora saranno trasmesse al Parlamento insieme alla richiesta di utilizzazione. Sarà concessa l'utilizzazione da lorsignori parlamentari? Oppure la Casta si blinderà ancora dietro ad un'immunità che ormai è lo scudo per salvare mafiosi e criminali di ogni genere?
Tutti i destinatari degli avvisi di garanzia si dichiarano comunque sereni e affermano che la loro innocenza sarà presto dimostrata.
Carlo Vizzini era anche uno dei Presidenti della Commissione degli Affari Istituzionali e recentemente si è occupato dei referendum sul Parlamento pulito proposti da Beppe Grillo nel corso dei suoi V-Day.
Proprio ieri, dopo un ostruzionismo durato nientemeno che due anni, la Commissione ha sentito Grillo, primo firmatario del referendum.