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Ben White

Vivere fino a 100 anni in buona salute

 |  redazionehelp

Più della metà dei bambini che nascono oggi nei Paesi ricchi e sviluppati ha ottime probabilità di celebrare il centesimo anno d’età in buona salute.

È quanto ha stabilito uno studio dell’Università di Odense in Danimarca. Secondo gli studiosi, la speranza di vita in Europa occidentale, Nord America e Australia è aumentata di circa 30 anni nel corso del ventesimo secolo, con punte anche maggiori in Giappone e in alcuni Paesi come la Spagna e l’Italia. In particolare, in Sardegna ci sono più ultracentenari che in altre parti del mondo: a maggio 2010 erano circa 350, in media circa 22 ogni centomila abitanti, contro una media generale tra gli 8 e i 10. Per spiegare tale particolarità sono state formulate molte ipotesi, come la qualità della vita, il regime alimentare e si sono approfonditi gli aspetti genetici, i quali, in concomitanza con i fattori ambientali, potrebbero svelare il segreto di tale longevità. “Vi svelerò il segreto di come arrivare a 100 anni. Ci sono persone che raggiungono i 150 anni d’età”, ha esordito così il prof. Giovanni Oliviero Panzetta, direttore della Struttura Complessa di Nefrologia e Dialisi dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Trieste, che ha tenuto di recente una conferenza dal tema “Come vivere 100 anni in buona salute”, spiegando come la vita media si sia allungata negli ultimi anni (80 anni per gli uomini e 85 per le donne) e sottolineando come ben il 50% delle persone arrivi ai 90 anni. “In passato – ha sottolineato Panzetta – si viveva meno per la scarsa qualità di vita, ora abbiamo abbondanza di cibo, le macchine lavorano per noi e la medicina fa progressi, aiutandoci soprattutto nella fase finale della vita”. “Ma – ha avvertito – attenzione perché l’abbondanza di cibo e la sedentarietà sono fattori che possono accorciare la vita, nonostante i progressi”. “I fattori genetici – ha sottolineato il professore – sono importanti in quanto possono diminuire i danni che le reazioni metaboliche attuano sulle cellule. Ad esempio possono attenuare gli effetti del mangiare troppo. Ci sono persone che hanno la glicemia e il colesterolo alto eppure vivono bene. Noi, tuttavia, possiamo agire camminando molto e mangiando meno”. “I tessuti delle cellule – ha continuato – invecchiando non si moltiplicano più. Alcune cellule smettono di riprodursi e si bloccano, perdendo le loro funzioni (diminuzione della contrattilità cardiaca, depressione immunologica, perdita della capacità mentale). Negli organi invecchiati ci sono meno cellule ed è per questo motivo che si può tentare di curare l’invecchiamento rimpolpandole. A tal riguardo l’ingegneria genetica è già all’opera, infatti si possono utilizzare le cellule staminali per rimpolpare i tessuti invecchiati. Inoltre oggi, grazie alla coltivazione delle cellule staminali, la medicina rigenerativa riesce a costruire anche i tessuti d’organo nei laboratori”. Tuttavia, a dispetto di tutte queste tecniche così sofisticate, è stato dimostrato che la restrizione calorica aiuta a vivere più a lungo. “Sono stati fatti degli esperimenti – ha raccontato Panzetta – dove alcune scimmie dopo essere state messe a dieta hanno evidenziato una diminuzione del diabete, una minore incidenza del cancro, la glicemia e l’insulina più basse. Inoltre, è constatabile come gli uomini dell’isola di Okinawa, in Giappone, mangiano poco e vivono più a lungo e l’incidenza del cancro è inferiore del 41%. È in atto un importante studio in America denominato “Calerie” in cui si sono messe alcune persone a ridotto contenuto calorico con il risultato che il loro grasso è diminuito, i trigliceridi e il colesterolo anche e la glicemia e l’insulina si sono ridotte del 65%”. Il consiglio, quindi, è di mangiare meno, ma bene. “Più frutta, verdura, pesce e fibra – ha raccomandato Panzetta – che aiutano ad introdurre nel nostro organismo gli antiossidanti contro l’invecchiamento. Quest’ultimi, è importante attingerli dall’alimentazione, in quanto gli integratori non solo non funzionano, ma rischiano di essere dannosi. È necessario variare il cibo, non mangiare sempre le stesse cose. Tutto ciò che si mangia ripetitivamente non va bene”. “E un’ultima raccomandazione: muoversi di più, in quanto – ha concluso – muovendoci il nostro organismo libera delle sostanze che hanno il potere di riparare le nostre cellule”. Monica Ricatti


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