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Joao Marcelo Marques

L’innovazione nel settore agricolo: novità e opportunità

 |  redazionehelp

Oggi il mercato delle materie prime è protagonista di un numero di scambi stellare: le grandi masse di liquidità si stanno, infatti, spostando dall’azionario a questo segmento finanziario.

In questo momento le risorse agricole, naturali e forestali sono oggetto di grandi investimenti aziendali e sviluppo agricolo a livello globale. La speculazione sull’agroalimentare e sulle risorse naturali non ci deve perciò lasciare indifferenti; fortunatamente nel nostro Paese il presidio alimentare non è mai stato abbandonato nel corso degli anni, anche per merito di una politica comunitaria onerosa da un lato, ma lungimirante dall’altro. Da una produzione di massa (grande quantità, bassa/media qualità) siamo passati ad una produzione sempre più di nicchia, ricercata e di alta qualità, reintroducendo le biodiversità tipiche del territorio. L’innovazione è stata la chiave naturale di questo successo, basta infatti ispirarsi alla natura, la selezione di “Darwiniana” memoria.
L’innovazione in agricoltura ed in itticoltura nella nostra regione è disciplinata dalla Legge regionale n° 26/2005. “Tale legge – indica la Direzione Centrale delle Risorse Agricole Naturali e Forestali (Servizio investimenti aziendali e sviluppo agricolo) della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia – ha come finalità primarie quelle di garantire la qualità dello sviluppo sociale ed economico della comunità regionale e qualificare il territorio regionale quale area caratterizzata da un elevato livello di innovazione”. In base a ciò la Regione promuove una serie di giornate di lavoro per gli addetti del settore, con lo scopo di illustrare la possibilità di concedere aiuti in diversi settori produttivi, tra i quali l’agricoltura e l’itticoltura (art. 17 Legge regionale 26/2005). Per quanto concerne questi due settori, la legge interviene a favore di due grandi categorie di beneficiari: sia le imprese agricole e del settore della pesca e dell’acquacoltura per la realizzazione di investimenti innovativi a livello aziendale, che l’Ersa (l’Agenzia regionale per lo sviluppo rurale), le università pubbliche, gli istituti di ricerca pubblici ed altri qualificati soggetti privati per la realizzazione di progetti di ricerca e di sperimentazione.
L’obiettivo è quindi quello di favorire e diffondere una politica tesa allo sviluppo e alla promozione dell’attività di ricerca, alla diffusione dell’innovazione e del trasferimento di conoscenze e di competenze. Tutto ciò va, senza ombra di dubbio, a favore delle imprese, dei centri di ricerca e di innovazione e del sistema della pubblica amministrazione, che possono sfruttare queste giornate come occasione d’incontro con chi ha già fruito delle opportunità offerte dalla legge. Facendo domanda e presentando il proprio progetto, che viene valutato da una Commissione ad hoc, si può usufruire di un contributo, che varia in percentuale dal 40% al 60% per le imprese agricole, dal 60% al 100% per le imprese della pesca e, partendo da una percentuale variabile legata alla quota di autofinanziamento, può arrivare fino al 100% per i progetti di ricerca e di sperimentazione.
Innovare permette alle aziende del nostro territorio di essere leader nella produzione e allevamento di “prodotti” a sempre più alto valore aggiunto, cercando il chilometro zero e la filiera corta. Questo significa una maggiore qualità data dalla stagionalità dei prodotti, dalla loro freschezza, riducendo le immissioni, producendo in maniera ecosostenibile e idealmente riducendo i costi per i consumatori. Infatti, come indica la Direzione centrale regionale, “l’obiettivo per il settore agricolo è quello di incentivare la ricerca, la promozione, lo sviluppo e la diffusione di forme sostenibili di agricoltura, tenendo conto dei cambiamenti climatici e dell’impatto ambientale; nonché di colture agrarie dedicate a uso non alimentare, con particolare riguardo a quelle destinate alle produzioni energetiche (biomasse)”.
L’attenzione si concentra anche sulle tecnologie avanzate e innovative, compatibili con l’ambiente, per l’utilizzo alternativo ed a scopo energetico di prodotti e sottoprodotti delle filiere agroalimentari. Ulteriormente si desiderano sviluppare quelle tecnologie che permettono lo sfruttamento di fonti energetiche rinnovabili, la cattura e l’isolamento del biossido di carbonio. Infine la Regione ha, unitamente al resto del Paese, leader nella produzione biologica a livello mondiale, interesse verso il miglioramento dei processi e dei mezzi produttivi orientati alle produzioni BIO, a Denominazione di origine controllata (D.O.C.), a Denominazione di origine controllata e garantita (D.O.C.G.), a Indicazione geografica tipica (I.G.T.), a Denominazione di origine protetta (D.O.P.), a Indicazione geografica protetta (I.G.P.), con Attestazione di specificità (A.S.). Gli stessi criteri, ad eccezione delle sopracitate denominazioni, sono da ritenersi applicabili anche nel settore ittico, che vede il Friuli Venezia Giulia leader europeo nella produzione di pesce da allevamento.
È interessante sottolineare come le eccellenze raggiunte a livello internazionale in questi settori, siano veramente poco veicolate dai media e non a conoscenza del grande pubblico di consumatori, che quindi non sono in grado di valutare appieno lo straordinario rapporto prezzo/qualità dei prodotti offerti e la valenza delle maestranze ed il talento dei nostri imprenditori agricoli. Dedicare perciò più spazio e visibilità ad un settore a così alta redditività, offrendo opportunità di innovazione, sostenute a livello economico, ci permetterà di continuare ad essere leader nel settore e mantenere il livello di “opinion-maker” agroalimentari.
Martina Pluda


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