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Per l'Abruzzo servono 12 miliardi di euro. La pappatoia è già cominciata

 |  Redazione Sconfini

Le premesse per una nuova gigantesca pappatoia a spese dei contribuenti e, soprattutto, alle spalle dei terremotati abruzzesi sono state poste. Intervenuto a Ballarò nella puntata del 14 aprile, il Ministro degli Interni Roberto Maroni ha reso noto il calcolo economico dei danni generati dal sisma: "servono 12 miliardi di euro per la ricostruzione". Lì per lì in pochi si sono accorti di quanti soldi siano (quasi mezza manovra finanziaria) ma forse, anche alla luce dei tanti appelli che giungono da Piero Grasso e Roberto Saviano in primo luogo, è il caso di alzare la guardia.

In queste ore, superata la fase di emergenza, durante la quale le priorità erano ovviamente quelle di liberare gli aquilani dalle macerie, dar loro ospitalità nelle tendopoli o negli alberghi del litorale, soccorrere i feriti e mettere in sicurezza gli edifici pericolanti, iniziano a farsi strada i reali numeri del dramma. Gli sfollati, complessivamente sono stati 58.000 circa (secondo alcune altre fonti si arriverebbe a 65.000), ma stando alle stime sui danni agli edifici che si sono svolte nelle ore scorse, le persone che non hanno più la casa sono "solo" 20.000 circa, come affermato da Guido Bertolaso.

Tenendo conto che in media le famiglie aquilane sono composte da 2 persone, le abitazioni effettivamente perdute sono circa 10.000. Ovvero sono 10.000 le famiglie senza più una casa, mentre è presumibile che circa altre 20.000 (60.000/2 - 10.000) hanno la casa parzialmente danneggiata ma con lavori di consolidamento da fare molto modesti (altrimenti non avrebbero avuto l'agibilità).

Sono le case la priorità assoluta per la ricostruzione della città e degli altri comuni coinvolti nel sisma, ma non si possono dimenticare i locali commerciali danneggiati, le strade e le infrastrutture, i luoghi di culto e d'arte, e gli edifici pubblici (ospedali, scuole e prefetture, i primi ad essere crollati con il terremoto).

Diverse le tipologie di edifici da ricostruire: piccoli appartamenti dei centri storici soprattutto, ma anche casette e villette di varie epoche e appartamenti più grandi negli edifici costruiti a partire dagli anni '50. Il valore al mq fornito dalla Fiaip per L'Aquila nel 2005 (quindi ai massimi storici per quanto riguarda il valore degli immobili) prevede un valore delle case da un minimo di 850,00 al mq (abitazioni da ristrutturare periferia Est) fino a un massimo di 3.000 al mq (abitazioni nuove o appena ristrutturate in centro storico). La media è comunque inferiore ai 2.000 euro al mq e si attesta attorno ad un valore di 1.800 euro al mq.

Senza contare quindi la diminuzione del prezzo degli immobili degli ultimi due anni e mezzo e il loro drastico crollo dopo il sisma, quindi, il valore commerciale di una nuova abitazione per una famiglia aquilana che voglia vivere in 100mq (una metratura abbondante rispetto la media) sarebbe di 180.000 euro. In realtà sappiamo che il valore "industriale" ovvero il prezzo reale nel momento in cui si ricostruisce ex novo una palazzina o uno stabile sulla base del valore del lavoro, del terreno su cui si costruirà e dei materiali, sarà estremamente più basso. Ma facciamo finta di nulla.

Facendo un semplice calcolo (180.000 a famiglia x 10.000 famiglie senza casa), possiamo quindi affermare che per dare una nuova casa agli aquilani che l'hanno perduta serviranno 1,8 miliardi di euro. Mancano all'appello oltre 10 miliardi di euro per finanziare la ricostruzione delle strade (pur essendo risaputo che sono poche quelle che hanno subito grossi danni), dell'ospedale, della prefettura, delle scuole, della casa dello studente e degli altri edifici pubblici e di culto crollati. Ci mettiamo altri 2 o 3 miliardi volendo esagerare?

I nostri calcoli sono certamente poco accurati e rispecchiano una visione certamente lacunosa della realtà, ma la sproporzione pare esagerata e poco rispettosa nei confronti di chi ha perso tutto in quella drammatica notte in cui il sisma ha cancellato, tra l'altro, quasi 300 vite. Chi si ingozzerà di denaro a spese degli sfollati e dei contribuenti?


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