Il drastico calo del prezzo del petrolio fornisce alcuni spunti giornalistici a testimonianza di comportamenti davvero inediti da parte dell'industria che si arricchisce smisuratamente con l'oro nero, ma anche da parte di molte nazioni.
In diversi mari del pianeta, in particolare nell'Oceano Indiano, nel Golfo del Messico e nell'Atlantico, è possibile scorgere decine di petroliere e super patroliere che non attraccano ai porti in attesa che il prezzo salga! E' un tentativo, assieme a molti altri, di tenere artificialmente alto il prezzo del barile e del prezzo alle pompe di benzina che stando ai prezzi attuali dovrebbe essere inferiore alla metà di quello praticato.
Si stimano 35 superpetroliere e oltre 100 petroliere più piccole che sono ancorate al largo per un totale di addirittura 80 milioni di barili di greggio! Il loro valore oggi è molto inferiore ai 40 dollari al barile (8 mesi fa era a 150$) e così, a dimostrazione che il mercato è controllato da beceri speculatori, si diminuisce artificialmente l'offerta di petrolio anche una volta estratto e non solo con il calo della produzione.
Queste flotte fantasma, tra l'altro a rischio di attacco da parte dei pirati, come accedde poche settimane fa al largo della Somalia attendono gli ordini dei superiori prima di potersi avvicinare ai porti.
Il calo del greggio, parallelamente, permette a speculatori e nazioni di accumulare enormi scorte a prezzo scontatissimo. In caso di nuove impennate dei prezzi per esempio, i primi potranno godere di guadagni spropositati, mentre i secondi potranno attingere alle "riserve strategiche" in attesa di tempi migliori. Sono 327 milioni i barili di greggio che giacciono inutilizzati in tutto il mondo ed è questo uno dei motivi che indirettamente ha spinto verso il basso il prezzo dell'oro nero.
Ma è una speculazione, questa, che minaccia di danneggiare l'economia, dalle fabbriche ai trasporti, e i cittadini, e ritardare la ripresa globale.