Scudo fiscale o no, l'Italia è già un paradiso fiscale
In questi giorni, giustamente, si parla molto del cosiddetto scudo fiscale del Ministro dell'Economia Giulio Tremonti affermando quali sono le conseguenze della scelta, tutta politica, di far rientrare capitali illeciti in Italia pagando una "multa" irrisoria per di più nell'anonimato più assoluto.
Più che scudo fiscale, questa è la più grande operazione (legalizzata) di riciclaggio di denaro sporco (proveniente dal traffico di droga, dai sequestri di persona, dallo sfruttamento della prostituzione, dall'evasione fiscale, dal traffico di armi ecc.) della storia d'Italia, dell'Unione Europea e forse anche del mondo.
Con questa operazione lo Stato diventa complice della malavita nazionale e internazionale in un momento in cui la stessa idea è venuta a praticamente tutti i paesi occidentali: recuperare denaro uscito illecitamente dai propri confini per recuperare le tasse e le multe non pagate oltre che per poter più facilmente sequestrare denaro sporco. Tutti i paesi hanno optato per una soluzione simile: 40%-50% di multa e non anonimato di chi riporta indietro i capitali, in modo che gli uffici competenti possano metterli sotto osservazione e la pubblica opinione possa biasimarli, perché altrove è considerata una bruttissima azione evadere il fisco e riciclare denaro sporco. Non come in Italia dove si è considerati "furbi" e si ricevono pure applausi.
In questi tempi di crisi, gli Stati corrono (seppur tardivamente) ai ripari.
L'Italia, dimostrandosi ormai un corpo estraneo nel contesto politico e socio economico occidentale (non a caso i suoi interlocutori sono la Russia e la Libia) sceglie una strada diversissima di stampo evidentemente mafioso: anonimato (omertà) e multa ridicola (un piccolo pizzo per ottenere una nuova verginità fiscale).
Insomma, l'Italia nuovo paradiso fiscale? Neanche per idea: lo è già!
Vi siete mai chiesti perché pur essendoci tanta ricchezza nel Paese c'è così poco lavoro? Proprio perché l'Italia è già un paradiso fiscale: nel nostro Paese coloro che vivono di sole rendite di capitali pagano una tassazione del 12,5%, che non ha pari neppure nei veri e propri paradisi fiscali. Colui che vive di redditi di lavoro, dipendente o autonomo, paga le aliquote progressive che arrivano fino al 42%. Chi fa l'imprenditore (onesto), oltre ai costi di impresa e dei lavoratori, paga in aliquote anche più del 42% tra Iva (su fatture spesso non pagate), Ires, Irap, Inps, Inail e quant'altro.
Obiettivamente, anche le persone oneste che hanno capitali importanti non sono motivate a dare vita ad un'attività imprenditoriale. Non conviene! Molto meglio le rendite finanziare, che tra poco saranno sfruttate in modo legale anche dai papponi, dai mafiosi, dai trafficanti di armi e droga e dagli evasori.
L'Italia è già un paradiso fiscale per i capitalisti e un inferno fiscale per gli onesti.
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Immagine tratta da Wikimedia Commons