Incapacità e superficialità si notano nei dettagli. Quando Renzi-Boschi avevano iniziato a martellare il Parlamento con le doppie letture in Camera e Senato a suon di fiducie della loro controriforma costituzionale, di evidente matrice piduista, sentivano la vittoria nel referendum in tasca.
Reduci dal 41% alle Europee acquistato a modici 80 euro, ritenevano di poter ambire a un via libera plebiscitario nella consultazione popolare. Fino a poche settimane fa Renzi continuava a mostrare la sua spocchiosa spavalderia ad ogni pie sospinto al punto di promettere: "Se non passano le Riforme chiudo con la politica". Naturalmente si tratta di promesse da marinaio berlusconiano navigato stile #enricostaisereno, tuttavia è probabile che la spallata in un'eventuale sconfitta referendaria potrebbe far vacillare Renzi e il suo indecoroso e sempre più impresentabile Giglio Magico (tra suo padre, Boschi con suo padre, Banca Etruria, l'amico Carrai, le leopolde e circo annesso c'è quasi da rimpiangere lo zoo di Berlusconi).
Fino a una quindicina di giorni fa la situazione fotografata era grossomodo quella cristallizzata nei mesi precedenti
NOVEMBRE 2015
IMPREPARATI 40%
Sì 31%
NO 21%
ASTENUTI 8%
GENNAIO 2015
NO 35%
IMPREPARATI 30%
Sì 25%
ASTENUTI 10%
Il trend è nefasto per Renzi: più la gente è consapevole più è probabile che rifiuti l'idea delle Riforme proposte dalla Boschi. Di tutto questo però nessuna testata televisiva italiana ne ha parlato. Così come nessuno o quasi degli elettori del PD è a conoscenza del fatto che il sindaco di Brescello, Marcello Coffrini, sostenuto dal PD nonché elogiatore della 'ndragheta è stato costretto a dimettersi a causa del probabile scioglimento per mafia del Comune.
Tuttavia il premier è ancora speranzoso. Intanto sta cercando di portare il referendum in corrispondenza con le amministrative in modo da aver maggiore affluenza. E poi spera di passare all'incasso del suo nuovo voto di scambio con i disperati italiani: i 500 euro ai diciottenni e l'abolizione della prima rata IMU. Basterà?