Per il Pd l'ennesimo "Bassolino" nella scarpa
Non c'è più un freno alla deriva primorepubblicana che sta investendo il Partito Democratico. Avviatosi con l'intento di rottamare la vecchia classe politica, il fallimento comunicativo e sostanziale di Renzi apre squarci sempre più incomprensibili, nel povero elettorato ferito e travolto da questa ondata di neoberlusconismo infarcita di vecchi arnesi che credevano definitivamente dismessi.
Non bastasse l'avvenuto riciclaggio di De Mita, Crisafulli, Alfano, Verdini, De Luca e l'improvvida cacciata di Marino senza un democratico ritorno alle urne, il PD sta ora dibattendosi in un'ennesima farsesca scelta sul candidato per Napoli: Bassolino sì o Bassolino no?
C'è da scommettere che, se alla fine Bassolino avrà qualche chance di vittoria Renzi lo imbarcherà nuovamente tra le sue fila. Tutta la ridda di voci e smentite serve ora proprio per buttare fumo negli occhi della povera gente, disorientata dalla ri-ri-ri-ridiscesa in campo di un personaggio che a Napoli non lasciò un bel ricordo. Il politico campano, classe '47, infatti è stato sindaco di Napoli dal 1993 al 2000 e Presidente della Regione Campania dal 2000 al 2010. Con D'Alema è stato Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale dal 1998 al 99 mentre era già sindaco di Napoli. Lascerà ben presto l'incarico dopo l'omicidio di Massimo D'Antona, suo consulente giuridico. Ma è stato soprattutto come Commissario Straordinario per l'Emergenza Rifiuti in Campania a distinguersi per "efficienza".
Discreto, ma non ai livelli di Verdini e De Luca, il palmares giudiziario: nel 2007 viene chiesto per Bassolino il rinvio a giudizio per presunti reati che avrebbe commesso tra il 2000 e il 2004 in qualità di commissario per l'emergenza rifiuti in Campania (in pochi ormai ricordano le condizioni in cui versava Napoli in quei tempi e negli anni immediatamente successivi). I PM Noviello e Forleo contestavano che a causa delle sue "scelte" chi lavorava al commissariato straordinario guadagnava cifre "inimmaginabili": i subcommissari prendevano anche 95mila euro al mese e anche i vertici di Impregilo assieme ad altri dirigenti si sono arricchiti con compensi che andavano dagli 800mila euro al 1.050.000 euro l'anno.
Nel 2013 a seguito di ricorso in appello all'assoluzione per prescrizione nel processo sulla gestione del ciclo dei rifiuti a Napoli e in Campania viene assolto con formula piena.
Nel dicembre 2007 è arrivata una prima condanna dei magistrati contabili napoletani: Bassolino istituì senza averne titolo un call center per fornire ai napoletani informazioni di natura ambientale sprecando ingenti risorse pubbliche sottraendole proprio all'emergenza rifiuti che "più durava più si guadagnava". Il danno è stato stimato in 3,2 milioni di euro.
Nel 2008 viene rinviato a giudizio con ipotesi di reato che vanno dalla frode in pubbliche forniture, alla truffa ai danni dello Stato, abuso d'ufficio, falso e reati ambientali.
Nel 2009 è indagato assieme al prefetto Pansa sul filone dei rifiuti per presunte irregolarità nell'affidamento di lavori di bonifica di siti e falde inquinati sul litorale flegreo.
Nel 2010 è ancora rinviato a giudizio per peculato (ha versato 79mila euro a uno dei consulenti del commissariato ai rifiiuti).
Nel 2012 la Corte dei Conti campana lo condanna a risarcire con 195mila euro la presidenza del Consiglio di Ministri - Dipartimento della Protezione Civile per la gestione del commissariato per le alluvioni.
Nel 2013 altra condanna contabile per 560mila euro per i lavoratori socialmente utili chiamati negli anni 2000 negli enti di bacino per lavorare alla raccolta differenziata ma in realtà inattivi.
Nonostante le molte condanne pecuniarie e contabili Antonio Bassolino è ancora incensurato, il che potrebbe essere un vulnus per il suo ritorno alla guida di Napoli. Tuttavia ha già indiscutibilmente dimostrato ottime capacità manageriali con i rifiuti. Sarà lui il... bassolino nella scarpa che farà inciampare definitivamente Renzi già in caduta libera nei sondaggi?