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Silvio "Cesare" Berlusconi non riuscirà a dire: tu quoque Brute fili mi. Perché i suoi bruti saranno già in galera

 |  Redazione Sconfini

giuliocesareMacché accerchiato. Il povero Berlusconi è rimasto solo con il cerino in mano. In breve tempo tutte le sue quinte colonne sparse sul territorio stanno finendo sotto inchiesta o (virtualmente) dietro le sbarre. La fine del regime berlusconiano sta avvenendo sotto gli occhi di tutti divorato dal suo interno, dal suo inestricabile cancro affaristico criminale che con ogni probabilità ne aveva anche fornito il là all'origine di Forza Italia. La fine di questa squallida era che somiglia un po' ad un film di Alvaro Vitali, un po' al Padrino e un po' alla decadente Roma post-imperiale era iniziata qualche anno prima, con la doppia condanna al braccio sinistro di Berlusconi, Cesare Previti per il Processo Imi-Sir e per il lodo Mondadori (6 anni di galera e interdizione perpetua dai pubblici uffici).

Nelle ultime settimane però la situazione è precipitata: il braccio destro di "Cesare" (così gli uomini della cosiddetta P3 chiamavano Berlusconi stando alle intercettazioni), il senatore Dell'Utri (quello che disse: "della politica non me ne frega niente, ci sono entrato per non finire in galera") per almeno vent'anni trait d'union tra la sicilia mafiosa e Milano è stato condannato in appello a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. E' ancora a piede libero, ma se la Cassazione confermerà la pena Dell'Utri finirà veramente dietro le sbarre.

Prima di lui era toccato all'ex ministro Claudio Scajola, luogotenente di Berlusconi in tema di controllo del sistema industriale e produttivo del Paese, finire indagato perché probabilmente corrotto (acquisto di parte di una casa con vista Colosseo e lavori di restauro) dalla cricca in cambio di appalti.

Ancora prima era toccato al reggente del regime berlusconiano in Campania finire prima sotto inchiesta e poi vedersi sventolare un mandato d'arresto per liasons pericolosissime con la camorra e i casalesi. Si tratta di Nicola Cosentino, che ieri si è dimesso dal Governo (era sottosegretario all'Economia, un uomo vicino ai casalesi!) ma non da parlamentare perché altrimenti finirebbe immediatamente in carcere.

Anche nella dependace sarda del Cavaliere non c'è pace: le indagini sull'eolico stanno mettendo a rischio la poltrona del figlio di uno dei commercialisti di Berlusconi (Cappellacci), ma soprattutto ha riportato per l'ennesima volta in carcere Flavio Carboni opinion leader sardo del Pdl in grado di racimolare migliaia di voti per gli uomini di "Cesare".

A guastare ancora l'equilibrio sempre più precario della rete di loschi politici attorno a Sivlio "Cesare" Berlusconi ci si è messo pure il suo uomo di fiducia nella regione Lombardia, Giancarlo Abelli, scoperto a trafficare con gli uomini della 'ndrangheta sbarcati a Milano (con tanto di documentazione fotograficaper mettere le mani sui soldi e sui terreni dell'Expo.

Tutto questo senza annoverare l'altro suo parlamentare-dipendente, Aldo Brancher, già finito in galera per mazzette e ora nuovamente indagato per ricettazione e appropriazione indebita. Per lui il ministero più breve della storia: 17 giorni, prima di tornare in tribunale dove è imputato.

C'è infine il più divertente dei personaggi legati ai vertici del Pdl, il coordinatore nazionale Denis Verdini, quello famoso per aver detto in Piazza San Giovanni di fronte a meno di 150mila persone di cui molte pagate da agenzie interinali in occasione del celebre comizio di chiusura delle regionali 2010 in cui Berlusconi giurò di "sconfiggere il cancro in 3 anni": "Siamo più di un milione!". Per lui le richieste di rinvio a giudizio non si contano più: dall'eolico alla P3 passando per altri casi di corruzione e alterazione della vita istituzionale.

Di una cosa siamo quasi certi. Berlusconi al momento della sua fine politica non riuscirà mai a dire, come accadde a Cesare nel 44 a.C. "Tu quoque Brute fili mi". Perché i suoi bruti saranno in galera.

Una fine amara per il regime berlusconiano, anticipata peraltro già da molti mesi dal web nonostante i silenzi della tv di regime, cui seguirà per il popolino (delle libertà) un risveglio ancora più amaro, fatto di una dilagante povertà e di tensioni sociali che purtroppo sembrano destinate a sfociare in inevitabili situazioni critiche.

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nella foto (da wikipedia) un busto di Giulio Cesare


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