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Monti contro tutti ma ha sempre sbagliato tutto. Per quali meriti è senatore a vita?

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L'unico termine per definire Mario Monti e il suo sperticarsi nel goffo tentativo di smarcarsi dai politicanti con cui condividerà a vita lo scranno a Palazzo Madama è "imbarazzante".

Monti arrivò nel novembre 2011 a palazzo Chigi tra le ovazioni di un popolo piegato dai scandali a mitraglia di Berlusconi e dall'avvenuto fallimento dell'Italia (tenuto ancora nascosto ma in realtà certificato dall'UE nell'estate del 2011).

Soppesando il circo Togni che era l'ultimo ufficiale governo Berlusconi (con Carfagna, Brunetta, Gasparri, Brancher, Romano e una ridda di ministri da far tremare i polsi ai mafiosi costretti al 41 bis) quello di Monti pareva un governo di marziani salvatori della patria. Naturalmente quasi tutti (ma non noi) abboccarono al professore già consulente Goldman Sachs, neoliberista reazionario piegato agli interessi delle corporation e delle lobby internazionali, componente della commissione Trilaterale e membro del gruppo Bilderberg e ai suoi colleghi tecnici.

In nome di un'austerità appena più lieve di quella imposta direttamente dalla troika in Grecia, Monti non tagliò di un euro le spese inutili della P.A. non tagliò le provincie, nomino dei tecnici dei tecnici per scoprire dove recuperare risorse (100 miliardi!) senza reperire un solo euro, appesantì l'Imu voluta da Berlusconi manganellando i proprietari di prima casa inizialmente esclusi, imbastì con quella sorta di mostro sociale che risponde al nome di Elsa Fornero la più iniqua delle riforme delle pensioni (a parte quella che istituì il sistema contributivo) creando centinaia di migliaia di esodati, fece crollare il Pil al di sotto dei disastri berlusconiani e nel contempo fece aumentare spaventosamente il processo di deindustrializzazione e di disoccupazione specialmente giovanile.

Letta, anche lui un banale replicante di Monti dal punto di vista delle "influenze esterne" e della vicinanza ai banchieri e ai gruppi di finanza criminale che stanno affossando il sud Europa, ne sta semplicemente proseguendo il programma di sventramento del sistema economico-produttivo del Paese anche attraverso un progressivo ma irrefrenabile smantellamento del Welfare State.

Ora, manco fosse un ingenuo scolaretto, Monti ha scoperto che il ministro Mario Mauro (quello che gli ha chiesto un posto in Parlamento ed è entrato nelle trattative per la formazione del governo a nome di Scelta Civica uscendone ministro della Difesa) e Pierferdinando Casini (quello che promise "se Cuffaro sarà giudicato colpevole mi assumerò la responsabilità di averlo nominato") sono dei voltagabbana pronti a rifondare l'ala destra della Democrazia Cristiana.

Che Mauro e Casini fossero banderuole è notorio dal loro semplicissimo curriculum "politico". Mai fedeli alla parola data, mai fedeli alle promesse, mai fedeli a uno schieramento, mai credibili quando prendono impegni. Ma Monti no, lui cade dalle nuvole. E se la prende pure con la Bignardi e l'intervista in cui gli rifilò in braccio un cane.

Se non fossero chiari segnali di una senilità difficile bisognerebbe chiedersi: ma perché Napolitano ha nominato senatore a vita uno così?

A uno con una così limitata visione strategica e con questi clamorosi vuoti mnemonici non bisognerebbe neppure dare il diploma di terza media.


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