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In gita a Hlievis: itinerario extra tranquillo per pigri affamati

 |  Redazione Sconfini

La primavera è arrivata in punta di piedi quest’anno. Il desiderio di caldo e di sole è talmente presente che al primo raggio di sole si esce alla ricerca di un briciolo d’estate.

Domenica 19 marzo. Decidiamo di dirigerci oltre Cividale, verso Ponte San Quirino. Prima del ponte sul Natisone, giriamo a sinistra in direzione Vernasso e dopo poche centinaia di metri, giunti ad un altro bivio, svoltiamo nuovamente a sinistra. L’indicazione da seguire è Hlievis, “il posto delle stalle” in dialetto slavo locale.

 

Lasciamo l’auto poco fuori dal borgo e ci avviamo a piedi verso la cima della collina. La stagione è in ritardo di una luna e, fra i prati e i boschi, un tappeto di crochi e campanelle ricordano le prime fioriture di febbraio. È lenta questa stagione. Fra le colline e il torrente c’incamminiamo lungo un sentiero che ci porterà, tempo mezz’ora, a dei casolari ristrutturati da pochi anni. A metà strada c’è un bivio con delle indicazioni bilingui, nuove di zecca.

 

Per Cividale (Čedad) “solo” 8,2 chilometri, che diminuiscono a 6,9 chilometri se si ha sufficiente energia per andare verso Spignon-Puller (Varh-Pulerji); e per chi ha già dato, c’è la possibilità di ritornare a Vernasso (Barnas) via bosco. Bello, certo, ma noi continuiamo verso la nostra meta, che dista “ben” 0,3 chilometri. Non vogliamo strafare.

 

Ogni passo è una scoperta, e la più piacevole è arrivare in cima dove lo sterrato si apre su un ampio spazio verde sul quale poggiano due casali in pietra. I proprietari ci raccontano che hanno iniziato a ristrutturare nel 1998 e che nel 2002 hanno aperto al pubblico l’agriturismo.

 

È un mondo a parte: ci sono una miriade di animali, oche, galline, diversi cani, anche un paio di cuccioli, senza contare i maiali neri scorazzanti per il prato e alcune enormi pecore.

 

Ci deliziamo della pace e della tranquillità, rifiutandoci di notare il martellamento sotterraneo di un generatore elettrico, e ci piazziamo sotto il portico colpiti dal sole e dal vento, ancora troppo pungente.

 

Una signora ci viene incontro e ci propone i piatti del giorno. Noi, a digiuno e prostrati dalla fatica disumana, accettiamo grati questa gentilezza. I piatti sono invitanti, la signora ci spiega che hanno solo prodotti di stagione, germogli e frutti selvatici.

 

Prendiamo quindi delle succulente tagliatelle alle erbe di bosco, che è anche il maggior fornitore della cucina di Hlievis, un po’ d’acqua e l’immancabile caraffa di vino nero. Mangiamo di gusto e abbondantemente, concludendo con una squisita torta di mele e delle crêpe, strappati ogni tanto all’ingordigia dei grugniti dei maiali che litigano fra loro e al ringhiare geloso di una cagna quando i suoi due cuccioli, dribblando fra le nostre gambe, ottengono la nostra immediata attenzione e smanceria.

 

Che fare se non passare la fine del pomeriggio al caldo? Entriamo a berci caffè e tè bollenti al tepore di una stufa di mattoni, che ci ricorda le stufe dei racconti russi dell’Ottocento, anche se in miniatura.

 

Notiamo anche che c’è una serie di oggetti interessanti. Quello che ci attira maggiormente è un calendario con immortalate alcune giovani donne. Alcuni mesi sono simpatici, altri hanno provocato la nostra cattiveria, che è esplosa in battute beffarde e fuori luogo. Insomma, un calendario stupefacente tra una provocante Cappuccetto rosso e delle anomale norcine.

 

Qualcuno annota un paio di succose frasi e poi, come i bambini, siamo subito presi da un nuovo giocattolo: un bastone d’acciaio lungo un metro con un pomello di circa quattro o cinque centimetri di diametro. Con fatica intuiamo che si tratta di una vecchia bilancia, anche se non combiniamo di farla funzionare. Non importa, tanto incomincia a sparire il sole, e se vogliamo arrivare al paese con la luce è meglio incamminarci.

 

Ci distrae un ultimo breve fuori pista nel bosco, dove, in una casa divorata dall’edera, qualcuno non resiste alla tentazione e prende una pietra ricoperta di muschio aspirandone poi con avidità il profumo inebriante… Sapete come si dice, ad ognuno i suoi vizi.

 

Ivana Macor

 

 


In collaborazione con Help! 

 

 


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