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Stitichezza: problema di molti, gaudio di nessuno

 |  redazionehelp

Può essere un problema occasionale e temporaneo, legato al cambio di abitudini durante un viaggio.

Esiste una stitichezza da fretta e da mancanza di tempo e quella favorita dall’uso di certi farmaci. La forma più frequente (specie nelle donne, durante la gravidanza, e negli anziani) è la stipsi primitiva: non è dovuta a specifiche patologie, ma in genere è la conseguenza di alimentazione inappropriata (carenza di fibre), insufficiente apporto di acqua e vita sedentaria. La stitichezza secondaria è la conseguenza di esiti chirurgici o patologie intestinali ed extraintestinali, lesioni neurologiche. Il problema, diventato cronico e associato a una dieta scorretta, si complica con manifestazioni di emorroidi, ragadi anali, prolasso rettale, fecalomi (negli anziani allettati), favorendo la comparsa di diverticoli e aumentando il rischio di tumori al colon. La stitichezza si può manifestare anche come “diarrea paradosso” quando le scariche diarroiche oltrepassano l’ostruzione fecale che blocca l’intestino.
La ritenzione delle feci nel tubo fecale, con un ritardo nell’evacuazione delle stesse, in genere è riconducibile ad un’alterata motilità del colon e del riflesso gastroduodenale-colico, che ha la funzione di aumentare la peristalsi produttiva (contrazioni circolari della muscolatura del colon). Chi segue un’alimentazione sana e bilanciata, in genere non incorre nella stipsi: la quantità, la consistenza delle feci ed il loro ritmo sono dati da cibi ad alto residuo come la frutta, la verdura, i cereali ed i liquidi.
L’attività motoria del colon è regolata dal sistema nervoso autonomo simpatico o parasimpatico, e sfugge quindi al controllo della volontà dell’individuo. Solo nell’ultima fase dell’espulsione delle feci, quest’attività può essere controllata dalla persona. I meccanismi che sovrintendono alla progressione ed all’espulsione delle feci sono di tipo riflesso (riflesso gastro-colico). In seguito al riempimento dello stomaco in genere si registra un aumento dell’attività contrattile del colon con conseguente spostamento in avanti delle feci: così si spiega l’impulso ad andare in bagno dopo aver mangiato. Un altro riflesso è determinato dalla voluminosità delle feci che distendendo dolcemente le pareti del colon, provocano una serie di contrazioni che aiutano l’evacuazione. In genere le feci poco compatte e molto voluminose, povere di fibre vegetali, non sono in grado di attivare con facilità questo meccanismo.
Una dieta ricca di proteine animali determina la produzione di sostanze alcaline come ammoniaca, scatolo, indolo, fenolo, che non sono attive nella muscolatura intestinale. Mangiare quotidianamente fibre vegetali è invece un ottimo aiuto per contrastare la stitichezza. Esistono cibi più astringenti, che peggiorano la situazione, come il riso o il limone, e altri che invece facilitano la soluzione naturalmente: le prugne, le verdure cotte, i legumi, lo yogurt, sono ottimi in questo senso.
Lo stress contribuisce a questo malessere, come pure un’insufficienza epato-biliare (difficoltà digestive, specie nei confronti dei grassi animali, con fermentazioni e putrefazioni intestinali, bocca amara, sonnolenza postprandiale). Il riassorbimento delle sostanze tossiche dovuto al prolungato contatto delle feci con le pareti intestinali aggrava l’ingorgo, l’insufficienza epatica, innescando un circolo vizioso e dannoso per l’organismo.
I farmaci che possono causare stipsi sono: gli analgesici e stupefacenti derivati dall’oppio, come la morfina, la codeina ed altri; gli anestetici; gli antiacidi come l’idrossido di alluminio che neutralizza parzialmente la secrezione gastrica acida; gli anticolinergici che provocano il rilassamento delle fibre muscolari lisce e sono largamente utilizzati in disturbi della funzionalità gastrointestinale come i dolori colitici, gli spasmi; gli anticonvulsivanti; gli antidepressivi che provocano oltre alla stitichezza, sonnolenza, secchezza della bocca, abbassamento della pressione; i diuretici che determinano perdita di potassio con difficoltà di contrazione del cuore, della muscolatura scheletrica e intestinale; il ferro spesso provoca irritazione allo stomaco, crampi, diarrea e stitichezza; gli antibiotici diminuiscono la flora batterica indispensabile nella defecazione.
La persistenza della stitichezza, così come le forme croniche, non sono mai da sottovalutare ma impongono di rivolgersi al medico (gastroenterologo e/o proctologo) perché ogni caso deve essere approfondito. Le situazioni più gravi configurano il rischio di blocco intestinale (soprattutto nell’età avanzata) e di sviluppare la sindrome da defecazione ostruita. Per il prolasso rettale, causato dagli sforzi continui e che produce una sorta di allungamento del retto e lo strangolamento delle vene emorroidarie, è risolutivo l’intervento chirurgico.
Ignazia Zanzi

BOX: LASSATIVI E PURGHE

Se il problema intestinale è sintomatico e costante, per quanto riguarda gli adulti esistono diverse soluzioni e molte tipologie di rimedi.
> Lassativi sintetici: contengono principi e sostanze con azione procinetica, che favoriscono cioè il movimento della peristalsi intestinale. Questi particolari farmaci vengono utilizzati se si soffre di atonia intestinale, per il reflusso gastroesofageo e duodenogastrico. Possono essere assunti solamente su prescrizione e sotto stretto controllo medico.
> Lassativi idrofili sono anche detti “di massa”. Utilizzano fibre vegetali o sostanze digeribili, come la metilcellulosa, che all’interno dell’intestino, con l’azione dell’acqua, si gonfiano ed effettuano uno stimolo di tipo meccanico per favorire la peristalsi. Se però non si beve abbastanza, questo tipo di lassativo è del tutto inutile. Anzi, si rischia di ottenere l’effetto contrario e di non risolvere il problema. A questa categoria appartengono i semi di lino e altre piante, come il psyllium e l’ispagula.
> Lassativi emollienti: sono dei veri e propri oli, non digeribili, che favoriscono il transito intestinale lubrificando il contenuto intestinale. Il lassativo oleoso più usato è la paraffina liquida, anche detta olio di vaselina. Questi lassativi, che non necessitano l’assorbimento o la digestione, non interferiscono con l’alimentazione, ma non devono essere utilizzati con troppa frequenza, perché danno problemi con le sostanze liposolubili e con il loro assorbimento. Meglio quindi non abusare troppo con il loro utilizzo.
> Lassativi osmotici: quando introdotti nel lume intestinale richiamano l’acqua nell’intestino, facendo una specie di lavaggio e favorendo la peristalsi.
> Purghe: sono l’ultima soluzione e una cura davvero drastica, utilizzata solamente per le patologie più gravi che non trovano soluzioni in altri rimedi alternativi. Vengono fatte con soluzioni oleose o saliniche, sottraggono all’organismo elevate quantità di sodio e di potassio, che poi in seguito bisogna ripristinare.


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