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Il governo italiano penalizza Trieste

 |  Redazione Sconfini

Arrivato a Trieste nel lontano 1951 ammalato di patriottismo, lo sono ancora, ma, come molti triestini, penso che l’ex presidente della Repubblica Cossiga, in una recente intervista, abbia avuto ragione nel dire che chi ci ha rimesso di più siamo stati proprio noi, perché Trieste, da primo porto dell’Impero austro ungarico è oggi un porto di secondaria importanza e il governo italiano ci ha penalizzato.

L’A.D. Perissinotto ha dichiarato che se la situazione dell’isolamento ferroviario e infrastrutturale di Trieste dovesse continuare, le Assicurazioni Generali avrebbero grandi difficoltà a rimanere a Trieste. Come immediata e puntuale risposta, si è venuti a sapere che dal 12 dicembre nel Friuli Venezia Giulia potrebbero venire soppressi l’Eurostar Trieste-Roma, l’Eurocity tra Vienna, Udine e Venezia e il Cisalpino che collega Trieste con la Svizzera via Milano. La conseguenza sarebbe la mancanza di qualsiasi treno diretto e la necessità per tutti di cambiare a Mestre.


Dunque, bellissima e più che opportuna “la borsa del turismo” così bene organizzata a Trieste con operatori e giornalisti internazionali, per far conoscere le bellezze e le straordinarie prerogative del nostro territorio, ma è con questo tipo d’isolamento che si spera d’incentivare un grande turismo? Quando abbiamo perduto l’EXPO sarebbe bastato che uno della delegazione che doveva decidere l’assegnazione, avesse domandato: “Ma da dove volete farli arrivare i milioni di visitatori previsti, da viale Miramare?”. Sì, perché è proprio l’imbuto di viale Miramare quello che soffoca la città. Fino a quando non sarà stato inventato un nuovo “ingresso nord” (dopo che fu bocciata la galleria sottalterranea che da Prosecco doveva congiungersi con la città e con il porto), anche tutte le nuove iniziative che venissero intraprese in Porto Vecchio non potranno avere lo sviluppo atteso se non usciranno da questo stato d’assedio infrastrutturale.


Il sovrintendente Roberto Di Paola aveva ora denunciato il declassamento della Sovrintendenza ai beni culturali di Trieste al livello di “serie B”, la carenza di organici e la mancanza di risorse che mette a rischio la realizzazione dei progetti in corso. Questa posizione critica era stata condivisa evidentemente anche da Luca Rinaldi, neo nominato direttore regionale per i beni architettonici e paesaggistici, se è vero che aveva fatto di tutto per evitare questa nomina, come la stampa ha riferito. Tutto ciò ha provocato una durissima requisitoria del ministro Bondi nei confronti del Sovrintendente di Trieste, che aveva avuto l’ardire di denunciare pubblicamente questa situazione. Subito dopo Di Paola, che tuttavia ha risposto a Bondi per le rime, ha incontrato il sindaco Dipiazza e il presidente dell’Autorità Portuale Claudio Boniciolli, per assicurare loro che “nessuno vuol bloccare Porto Vecchio”, come ha intitolato e commentato la notizia dell’incontro “Il Piccolo” del 24 settembre.


Si ha insomma l’impressione che il più grave torto rimproverato a Di Paola sia stato quello di avere avuto l’ancora più incredibile ardire di porre quelli che erano stati definiti “i paletti a tutela del Porto Vecchio”, affermando: “L’Autorità Portuale ha affidato alle imprese di costruzione Maltauro – Rizzani de Eccher la concessione dell’intera area del Porto Vecchio, il che significa di beni dalla stessa amministrati e sottoposti a tutela, ragion per cui ogni progetto particolareggiato dovrà essere presentato alla Sovrintendenza per il rilascio della prescritta (e preventiva) autorizzazione”. Il direttore Di Paola aveva poi dettagliatamente fissato le sei prescrizioni generali, delle quali si dovrà tenere il massimo conto affinché i progetti non costituiscano “destinazioni d’uso che stravolgano le strutture originarie, bensì contribuiscano alla valorizzazione di tutto il sito, conservandone gli aspetti relativi ai beni culturali di altissimo valore realizzati nell’Ottocento con tecniche e sistemi costruttivi innovativi per l’epoca”.


Questi paletti fissati con tanta precisione esistono ed esisteranno, impegnando in maniera formale chiunque a rispettarli. Si comprende così la grande preoccupazione del sindaco Dipiazza e di Claudio Boniciolli, che ha indotto il Sovrintendente Di Paola, nel corso dell’incontro, a doverli rassicurare: “Non intenderemo la tutela del Porto Vecchio come salvaguardia del singolo bullone, ma come conservazione di un contesto storico culturale che ora va collegato al resto della città”.


Ma proprio in fatto di collegamento alla città, è inutile che il simpatico architetto Portoghesi, con una di quelle “uscite” tipiche degli architetti, proponga di “abbattere il muro del Porto Vecchio”, come se non sapesse che tutta quell’area è e dovrà rimanere “extra doganale”, perché così prescrive la legge e che anche il TAR del Lazio, come del resto ha sempre fatto qualsiasi magistratura, rispondendo al ricorso presentato dall’Associazione Porto Franco Internazionale di Trieste contro il piano regolatore portuale, ha riconfermato: “Non vi è dubbio, infatti, che il Porto franco costituisce oggetto di trattato internazionale e di conseguente impegno del governo italiano: i termini di questo impegno vanno parametrati alle franchigie e ai privilegi fiscali e doganali, nonché alla libertà dei commerci in assenza di discriminazioni”. Come si vede, la sentenza del TAR ha dunque accolto in certi punti le tesi dell’Associazione, mentre sui punti di dissenso l’Associazione promuoverà un imminente, ulteriore ricorso al Consiglio di Stato.


Intanto il governo italiano, che non ha mai voluto valorizzare il Porto Franco ed anzi vorrebbe cercare se fosse possibile di abolirlo, continua a penalizzare Trieste facendo mancare le risorse per sviluppare i futuribili progetti della “piattaforma logistica” del Molo VIII, dell’estensione del Molo VII e così via, ragion per cui nessun triestino sa se e quando potrà sperare di vederli realizzati. Molto più concretamente il porto di Capodistria ci sta portando via navi da crociera, navi porta container e ci sta surclassando in tutti i settori, sviluppando rapidamente nuovi e ulteriori megaprogetti portuali con le ingenti risorse messe a disposizione dal governo della piccola Slovenia.


Ma i politici nostrani e regionali, quando troveranno la forza di battere i pugni per mettere fine alle penalizzazioni del governo e dei ministeri nei confronti di Trieste?

Gianfranco Gambassini

 


In collaborazione con Help!

 


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