L'avvio del ponte sullo Stretto è un'altra bufala colossale
Il bufalicifio di regime dava ormai per pronti a partire i cantieri e migliaia di operai alla volta di Messina e della Calabria meridionale. E invece, per l'appunto, si tratta dell'ennesima bufala.
Lo spostamento di questo binario nulla ha a che fare con il ponte e, soprattutto, è un'opera prevista già dal 2006 ed è assolutamente indipendente dal ponte. La ferrovia, secondo lo stralcio, sarà traslata a monte dell'attuale sede con una curva di un chilometro e 700 metri. Un intervento inserito tra le "opere compensative", concordate nel 2006 con la Giunta comunale di Villa, e accettato dall'ente locale in quanto "autonomo rispetto la realizzazione o meno dell'attraversamento stabile dello Stretto" e comunque "utile a prescindere da essa".
Alla bufala si aggiunge la beffa: "La prima pietra annunciata costa 30 milioni di euro, quasi 18 milioni a chilometro" spiega il professor Alberto Ziparo, dell'Università di Firenze, coordinatore dei gruppi che studiano l'impatto ambientale della Grande Opera. Attualmente, come scrive oggi il Quotidiano della Calabria, il progetto è di Rfi (Rete ferroviaria Italiana), ma in quanto appartenente "al più grande programma Ponte, sia pure come opera collaterale e propedeutica", sarà passato alla Stretto di Messina/Anas, che aprirà i cantieri "propedeutici", in questo momento al nulla.
In questo momento il progetto Ponte è ancora bloccato. E solo una volta ultimato il percorso burocratico del progetto preliminare-definitivo, si dovrebbe procedere con la progettazione esecutiva. Su quest'ultima però gravano, come spiegato in apertura di questo articolo, le pesantissime critiche alla costruibilità avanzate dagli stessi tecnici e consulenti della Stretto di Messina (oggi quasi tutti "ex") e del Ministero.
Un esempio? Il posizionamento di pilastro e contrafforte sulla parte calabrese posizionati sulla fase più critica della faglia sismica più attiva esistente nello Stretto, la numero 50!
C'è da sperare che questi lavori non inizino mai, altrimenti dovremmo già prepararci a qualche nuova ecatombe di cittadini inermi.
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