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Portogallo: l'inizio della fine dei governi iperliberisti?

 |  Redazione Sconfini

Il Portogallo, è risaputo, è messo peggio dell'Italia. Dopo la Grecia è il Paese maggiormente messo in ginocchio dai parametri economico-finanziari che ormai hanno sostituito il popolo nelle scelte politiche.

Infatti, contro la volontà popolare, come Atene, anche il paese lusitano "ospita" la famigerata Troika che sta dettando le regole per rientrare in carreggiata secondo il modello iperliberista e filobancario che anche in Italia conosciamo ormai molto bene grazie al governo Monti. Un governo che non ha bisogno della Troika perché ce l'ha già incorporata.

La notizia è che a palazzo Belem (residenza del presidente Cavaco Silva), mentre si teneva una riunione del Consiglio di Stato convocata per analizzare nuove misure di austeriy ordinate dalla Troika, si sono presentate decine di migliaia di persone a coronamento di un'enorme manifestazione che ha fatto seguito a due settimane di mobilitazione continua e radicale al grido "al diavolo la troika".

Sul piatto c'erano forti aumenti delle tasse e miliardi di tagli alla spesa pubblica in cambio di 78 miliardi di "aiuti" concessi al Portogallo nel 2011 da Ue, Bce, Fmi. Ma soprattutto l'aumento dell’imposizione fiscale per i lavoratori dall’11 al 18%. Un aumento dei contributi da versare alla Sicurezza Sociale che si tradurrebbero in una decurtazione salariale netta del 7% che si sarebbe sommata all'aumento dell'Iva, al taglio di tredicesime e quattordicesime ai lavoratori pubblici e all'aumento dei prezzi.

La situazione in Portogallo è degenerata in questi ultimi anni e il tenore di vita è tornato ai livelli di quello degli anni '60 (quando il Paese era governato dalla dittatura fascista di Salazar) e sta peggiorando ancora di più proprio a causa di questi "aiuti" che strozzano sempre di più i cittadini. Tutti hanno ormai capito che nuovi sacrifici sarebbero inutili e iniqui.

Fin qui la cronaca recente, ma la notizia è un'altra: il governo di destra di Lisbona per voce del premier Passos Coelho, visti i tumulti registrati in 15 città del Paese, ha annunciato che si rivedranno i tagli ai salari (pur ribadendo che per pagare i creditori internazionali si dovrà tagliare altrove).

Che sia l'inizio della fine dei governi iperliberisti? Forse, ma per ora sembra che l'Italia sia molto lontana dalla spinta feroce dei cittadini lusitani. Pare che la via scelta dai cittadini per cambiare l'inerzia delle scelte politiche economiche si chiami Movimento 5 Stelle, che sta calamitando le speranze di milioni di italiani.

La dimostrazione? Le campagne stampa un po' ridicole sulle piazze vuote ai comizi di Grillo, l'ingigantimento di querelle locali riconducibili a piccoli interessi di bottega che nulla hanno a che fare con il Movimento, il calcare la mano sul protagonismo di alcuni eletti in cerca di un posto al sole, la martellante ma sterile campagna di criminalizzazione contro attivisti, eletti, gruppo Casaleggio, staff di Grillo & Co.

Sono tutti gli ingredienti di chi se la sta facendo addosso e non ha mutande abbastanza capienti per contenere il "prodotto" di questa paura.

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foto: contropiano.org

 


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