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Bullismo, un modo per affermare il proprio potere

 |  Redazione Sconfini

Stiamo assistendo in questi ultimi mesi ad uno sconvolgimento dei canoni di comportamento che sino a pochi anni fa erano intoccabili e nessuno avrebbe mai osato mettere in discussione. Oggi c'è un'involuzione di tendenza e sembra che i giovani ritengano che niente gli è precluso: anche arrivare dove la buona educazione impone un comportamento diverso. Differenze razziali, difficoltà scolastiche, disabilità fisiche sono solo alcune delle motivazioni che inducono ad intraprendere azioni violente contro i più deboli, il cui unico scopo è quello di affermarsi all'interno del gruppo, senza accorgersi del danno e del dolore che ciò provoca in chi subisce l'offesa.

 

"Il bullismo, così diffuso e in crescita, è un disequilibrio relazionale che esprime la necessità di affermare il proprio dominio su un'altra persona ritenuta più debole mediante l'uso continuato della forza e del potere", sostiene la dottoressa Maria Grazia Apollonio, psicologa e psicoterapeuta, fondatrice dell'associazione culturale Accse (Associazione per lo sviluppo e il benessere psicofisico). "In genere - spiega la psicologa - il bullo è un bambino più grande e più forte rispetto alla vittima, e trae la propria autostima da quest'esercizio di sopraffazione. Il potere e la violenza sono un modo per stare all'interno della relazione. Si è visto, inoltre, che spesso le famiglie dei bulli non hanno un sistema educativo di tipo autorevole, dove c'è affettività e anche contenimento, ma tendono ad essere permissive, non impedendo mai nulla ai figli, e non sono capaci di reagire in maniera autorevole quando si superano i limiti, ma si comportano in maniera violenta ed intrusiva".

 

Va detto che nella nostra società c'è la tendenza al lassismo, cioè a non dire mai di no, a dare tantissimo ai bambini e a non insegnare a fronteggiare le difficoltà. Trattare il figlio come un piccolo principe genera fragilità di fronte alle difficoltà della vita e l'incapacità a fronteggiarle. I bambini educati in questo modo non conoscono la contrattualità e molte volte la violenza è l'unica arma efficace per avere tutto sotto controllo.

 

Quasi mai il bullismo si può ridurre alla dinamica bullo-vittima, poiché il gruppo svolge una funzione fondamentale e determinante: è omertoso e non interviene per interrompere il meccanismo. Le motivazioni sono da ricercare nel timore di diventare vittima e per una sorta di disinteresse ad immischiarsi. Inoltre, la vittima è percepita come il perdente e non ci si vuole identificare con lui. "Il ruolo del gruppo - sostiene la dottoressa Apollonio - rende il bullismo un fenomeno sociale che non può essere affrontato solo con il bullo o con la vittima, ma anche con l'intera cerchia di ragazzini che ruotano intorno a queste due figure. A volte nel gruppo si trova il difensore, che interviene per difendere la vittima e alcune ricerche hanno dimostrato che i difensori hanno delle loro peculiarità: sono in genere bambini con una buona autostima di sé, delle buone capacità empatiche e godono di una buona considerazione da parte degli altri. Così, sono abbastanza forti da poter rischiare quello che gli altri evitano".

 

I teen-ager vivono in una società profondamente modificata rispetto al passato. Ricevono una quantità enorme di informazioni, ma non c'è nessuno che li aiuta a crescere da un punto di vista emotivo, razionale e di coscienza. La famiglia è in crisi e cede sempre più come sostegno; è una struttura in cui le coppie separate aumentano, non c'è più lo spazio sufficiente per appoggiare ed aiutare i figli a fare le scelte più giuste ed a crescere emotivamente. Tutto avviene molto velocemente, troppo velocemente, senza avere il tempo di soffermarsi di più su un'azione del proprio figlio che meriterebbe una più seria e attenta valutazione.

 

Il bullismo è un fenomeno che deve essere considerato come un'interazione di diversi fattori ed esiste negli strati sociali più poveri e negli strati sociali più agiati. Non è possibile attribuire la colpa unicamente alle mancanze della famiglia, ma altri elementi giocano una parte determinante perché ciò si manifesti. Bisogna considerarlo trasversalmente, come un'interazione di più elementi ognuno dei quali è importante e fondamentale.

 

I mass media hanno indubbiamente un'influenza notevole su questo fenomeno: trasmettono alcune volte un'immagine falsata dell'aggressività e della violenza legittimandola. In diversi programmi televisivi la competizione è vissuta come normale, non c'è confronto tra i partecipanti e lo scontro è esasperato sino a giungere al litigio. Il messaggio trasmesso è "devo prevalere sugli altri", in poche parole c'è una cultura del "io" e non del "noi".

 

La cosa che più desta scalpore è che tali atti gratuiti ed immotivati di violenza sono messi a disposizione di chiunque. Infatti, basta collegarsi ad Internet per prendere visione di scene raccapriccianti che, dopo essere state riprese da telecamere o telefonini, sono state scaricate nella rete e rese accessibili a chiunque. Sono manifestazioni violente a carico di ragazzini, anche handicappati, che hanno l'unico scopo di manifestare la propria forza. "Indubbiamente - asserisce la dottoressa Apollonio - la violenza nasce dall'esigenza di affermarsi, ma la cosa interessante è che in questi casi il mezzo utilizzato sembra fungere da filtro ed essere in grado di giustificare l'atto, poiché l'esecutore diventa attore e non più persona violenta, liberando così chi compie l'azione da ogni colpevolezza". "Credo - continua - che questo sia il motivo per cui gli atti di bullismo sono ripresi con il telefonino e poi messi in rete: ciò li rende meno reali e l'uso della telecamera è il modo per scagionarsi da responsabilità nel commettere azioni violente e criminose".

 

Purtroppo, se il sostegno della famiglia manca, i giovani non hanno una guida e sono costretti a scegliere ciò che secondo loro è più giusto, in base alla loro consapevolezza e al bagaglio di esperienze acquisite, che molte volte sono causa di problemi anche gravi. Possiamo dire che se i ragazzi si sviluppano moltissimo da un punto di vista cognitivo, vista la mole di informazioni che assorbono, da un punto di vista della crescita personale sono più indietro rispetto alle generazioni passate. È una generazione molto più sola, sia da un punto di vista interiore che esteriore.

 

La scuola, che sino a poco tempo fa era il luogo di formazione in cui si veniva educati per diventare delle persone adulte con dei doveri verso la società e se stessi, si è ora trasformata in un luogo dove è impartita una formazione lacunosa e teatro di manifestazioni il cui obiettivo è sfidare i divieti per lungo tempo ritenuti inequivocabili e imprescindibili. La crisi si manifesta con l'incapacità di offrire l'aiuto necessario per diventare delle persone capaci di fare le proprie scelte in modo maturo ed autonomo. Questo disagio si presenta sia in termini didattici, visto il disinteresse per le materie insegnate, che di crescita delle coscienze. Da qui la necessità di mettere in atto dei programmi mirati che, oltre ai contenuti didattici, tengano nella dovuta considerazione anche l'educazione relazionale ed emotiva del giovane. "Utili possono essere - afferma la psicologa - i cosiddetti programmi "peer to peer" che mirano a coinvolgere gli studenti rendendoli responsabili del comportamento dei loro compagni oppure, ancora, i programmi che coinvolgono i ragazzi più grandi nella protezione dei compagni più piccoli. È possibile poi attuare degli interventi con la classe, basati su discussione di gruppo e giochi di simulazione, che certamente aprono degli spiragli alla riflessione".

 

Le motivazioni fondamentali del bullismo sono il vivere in una cultura violenta basata sullo scontro piuttosto che sul confronto, il non ricevere un'educazione basata sulla cooperazione e sul fare le cose insieme, e soprattutto il non rispetto dell'altro. Sembra che tutto sia possibile, anche se i mezzi utilizzati non sono i più ortodossi... e chi subisce il torto è una persona che dovrebbe essere aiutata e non umiliata. "Questa condotta violenta - sostiene un insegnante di una scuola superiore della nostra regione che preferisce restare anonima - esprime un disagio che nasce dal bisogno di imporsi sugli altri e di essere considerato il più forte. L'età della pubertà è un periodo delicato della vita di un giovane, in cui l'irresponsabilità e l'inconsapevolezza delle conseguenze di molte azioni spesso la fanno da padrone, spingendo anche a compiere degli atti pericolosi per sé e per gli altri".

 

L'adolescenza è fatta di estremi, di ragazzini che si sentono disgregati e cercano disperatamente qualcosa che li contenga. Scontrarsi per differenziarsi genera grossi problemi, tra cui l'aumento dell'uso di droghe, l'abbassamento dell'età per quel che riguarda il consumo di alcolici, i disturbi alimentari e un tasso di suicidi preoccupante. Sentiamo ogni giorno parlare di atti criminosi perpetrati dai più giovani a danno dei più deboli o di chi si ritiene non essere capace di rispondere adeguatamente alle umiliazioni subite.

 

Il dato che allarma ancora di più è che non sono solo i coetanei ad essere oggetto di provocazioni e offese, ma anche gli insegnanti stessi, se ritenuti incapaci di contrastare fermamente le provocazioni. "La cosa migliore da fare - sottolinea la dottoressa Apollonio - non è l'indifferenza, ma far capire chi è il più forte e saper tenere testa senza creare delle distanze, che potrebbero indispettire ancora di più il ragazzo inducendolo ad aumentare l'aggressività. L'atteggiamento provocatorio, di sfida, esprime un disagio e il bullismo è una delle manifestazioni di questo disagio". "Quello che si può fare per fermare il bullismo - conclude fermamente la psicologa - è rompere l'omertà, la legittimazione della violenza e la minimizzazione".

 

Gli insegnanti possono segnalare ai servizi competenti o anche all'autorità giudiziaria i casi più gravi, e anche le vittime possono denunciare il danno subito e chiedere un risarcimento. Se poi il bullo non è punibile, il risarcimento è dovuto dai genitori o dagli insegnanti, ritenuti responsabili di quello che succede quando i ragazzini sono affidati a loro. L'unico modo per essere scagionati dalla colpevolezza, in questo caso, è dimostrare che l'adulto si trovava in una posizione che non gli permetteva di impedire i fatti.

 

Infine, gli insegnanti devono essere coinvolti in programmi di formazione basati anche sulla capacità di gestire le proprie emozioni, di affrontare i conflitti in una classe in modo assertivo e autorevole, e di mantenere delle relazioni sane e costruttive con gli studenti. Per la vittima, una cosa molto importante è instaurare un rapporto di fiducia all'interno della classe e della famiglia, dove i bambini devono raggiungere la consapevolezza che possono esternare il loro stato d'animo ed avere un dialogo.

Paolo Baldassi

 

Notizie Utili: Un punto di partenza è il confronto

 

Nella nostra società gli episodi di bullismo hanno assunto dimensioni preoccupanti. È per tale motivo che l'associazione Experience di Trieste, ha avviato un progetto, presso l'Istituto tecnico Galvani, il cui scopo è offrire agli studenti uno spazio di condivisione, in cui i bulli possono esternare la loro rabbia e le vittime la loro vergogna. Da qui è partito il confronto in cui manifestare le proprie esperienze e condividere le proprie emozioni.

Il dottor Bogatin, presidente dell'Associazione, sostiene che "il confronto serve a condividere le parti più vergognose del sé, e quello che scardina il meccanismo del bullismo e della prevaricazione è l'identificarsi con le vittime, stabilendo un contatto emotivo vero con quello che accade in chi è coinvolto in questo tipo di dinamiche". "Quello che abbiamo visto - aggiunge Bogatin - è che siamo riusciti ad avere delle aperture notevoli anche dai ragazzi più aggressivi e da chi si dimostrava disinteressato. Nel corso degli incontri sono uscite storie famigliari pesanti e ingombranti da gestire, di discriminazione razziale; anche i temi d'italiano fatti in classe sono stati un utile riscontro. Il risultato è stato buono e siamo riusciti a parlare anche di argomenti difficili".

Il prodotto finale saranno degli spot tipo pubblicità-progresso che avranno proprio questa tematica come argomento, ossia i conflitti tra diritti e doveri, la trasgressione, la ricerca delle sensazioni forti.

 

  

 

 

 

 

 


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