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Jens Johnsson

I bambini di Parkunzi

 |  redazionehelp

Accade a volte che da una semplice idea, nata quasi in sordina, prenda vita un vero e proprio progetto: ne sono testimoni i due artisti Julia Artico e Giovanni Padovan, entrambi residenti in una località immersa nel bosco a Borgo Valdestali.

“Circa due anni fa, in questo splendido angolo di natura – spiega Julia – abbiamo deciso di esporre una delle nostre opere: una grande barca costruita con il fieno. Avevamo appena ripulito il bosco di nostra proprietà e la barca l’avevamo posta sul ciglio della strada. Pian piano abbiamo notato che molti bimbi si fermavano a Valdestali solamente per giocare con la barca. Un giorno l’abbiamo trovata riempita di fiori! È così che abbiamo pensato di creare qualcosa solo per i più piccoli”. Julia e Giovanni hanno unito le loro idee e l’amore per i bambini dando vita all’associazione Parkunzi. “Avevamo pensato – chiarisce Giovanni – di creare un parco per far divertire ed educare alla natura i minori, ma non avevamo certo pensato di farlo qua!”.
Ogni gruppo di bimbi, ogni famiglia che giunge a Parkunzi ha la possibilità di creare un gioco sempre diverso. Infatti Parkunzi si articola lungo il viale che attraversa il bosco e ad ogni sosta corrisponde una costruzione interamente creata con materiale naturale come, per esempio, la “Casa dell’arcobaleno”: una casetta a misura di bambino con uno spazio dove far da mangiare, comprendente utensili da cucina in miniatura, e uno spazio per potersi stendere e sperimentare la “nanna” nel fieno. O, ancora, “Nonna ragno”: una grande tela di ragno elastica, dove i bambini saltano e creano storie con il personaggio chiamato appunto Nonna ragno, imparando così a superare la grande paura che hanno degli aracnidi.
Fermarsi a giocare a Parkunzi significa aiutare i bambini a non temere la natura, ma ad amarla. “Quando giungono qua – racconta Julia – sono terrorizzati persino dalle farfalle, dai gatti, dalle foglie che cadono dagli alberi… È invece sconvolgente vederli quando osservano un insetto: i loro visi mutano e si rallegrano. Persino i più vivaci diventano quieti e si pongono con curiosità nei confronti dell’ambiente”.
Ma perché questo spazio si chiama Parkunzi? Ce lo svela Giovanni: “Il nome deriva in parte da un miscuglio di significati tradotti dalla lingua tedesca quali tesoro, cane, ed in parte da Unzi, la meticcia bianca che è cresciuta di pari passo con la nascita dell’associazione. Quando l’abbiamo presa al canile non camminava nemmeno. Ma a contatto con la natura è guarita ed accoglie festante i bambini che giungono qua partecipando ai loro giochi”. “Ieri – prosegue Julia – è arrivato un gruppo di bimbi. Uno di questi è caduto a terra senza farsi alcun male ma, per rendere tutti gli altri partecipi a questo episodio, lo abbiamo trasportato nella “Capanna dello stregone”. Ebbene: una volta deposto a terra gli abbiamo raccontato la storia di Unzi. Così Unzi è diventata “Sciaman-Unzi”, la guaritrice! E il piccino è diventato il Capo-Sciamano di tutti i bambini presenti con l’incarico di guarirli da tutte le loro paure”.
A Parkunzi c’è anche “Aga, lo spirito che vaga”, un tamburo di legno che i bambini battono per allontanare tutte le cose che temono presenti nel parco, ma non solo; anche le altre paure, come per esempio quella del buio. Nell’angolo del sogno, inoltre, c’è una panchetta posta proprio sotto l’albero reputato “magico” che i bambini abbracciano esprimendo un desiderio.
Julia e Giovanni poi ci guidano lungo la “via dei gatti” sino alla “44”: la casa costruita su palafitte e addossata agli alberi. È tutta in legno trattato in modo naturale e profumato. “Le lenzuola – riferisce Julia – le lavo assieme ai bambini con la liscivia. Raccogliamo la cenere, la setacciamo: insomma giochiamo imparando”. Si chiama “44” in riferimento alla canzone che vinse lo Zecchino d’Oro? “Esatto – conferma Julia – ed è affrescata con tanti gatti disegnati dalla ex pittrice della Trudi, la celebre fabbrica produttrice di peluche, Laura Candott”. “Le finestre – continua – sono storte e danno su uno splendido panorama. All’inizio avevamo progettato questa casetta su un piano ma poi l’abbiamo elevata a due. Ad essa si accede tramite una passerella di legno. Poi, entrando, si trova un angolo per sedersi e per poter guardare dalla finestra storta il verde circostante. C’è persino il bagno. Al piano superiore c’è la stanza per dormire: un grande piumone morbido e caldo pronto ad accogliere il genitore socio e suo figlio”.
Già. A Parkunzi si può sperimentare una notte speciale nella casa “44” con il papà o con la mamma, trascorsa ad ascoltare il bosco e a guardare le stelle. Lo scopo è di far dialogare il genitore con suo figlio. “Noi – conclude Julia – desideriamo creare un grande parco anche per gli adolescenti”. Il progetto di questi artisti è stato elaborato con tanto amore. La passione, ne siamo certi, li guiderà a realizzare presto anche questo loro sogno.
Maria Rizzi


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