Classifica della felicità - l'Italia perde quota
L'Italia è sempre più povera. E si sapeva. Secondo molti è sempre meno libera. E si temeva. Secondo World Value Survey, l'organizzazione internazionale che segue le principali tendenze nell'opinione pubblica internazionale, l'Italia è sempre meno felice.
Nella classifica da poco pubblicata da WVS, infatti, complici le turbolenze finanziarie che hanno fatto perdere credibilità e fiducia nel mondo occidentale e la crisi interna in Italia, il nostro è uno dei paesi che in termini di qualità di vita, felicità e libertà è tra i più colpiti negli ultimi anni. La discesa nelle classifiche è pesante, ma è in generale il mondo più avanzato a segnare il passo. Canada e Stati Uniti per esempio mostrano un indice in calo sia per la "felicità" che per il "benessere", Corea del Sud, Sudafrica, India, Giappone, Cina, Nuova Zelanda, Brasile, Argentina hanno l'indice felicità in calo, mentre quello di benessere in crescita. Discorso opposto per l'Australia, più felice ma con meno benessere. Isole felici tra i paesi più importanti sono Taiwan e Cile che segnano un rialzo in entrambi gli indici.
E in Europa? Emergono con un rialzo, in alcuni casi robusto, di entrambi gli indici, alcuni paesi baltici, come la Lettonia, ma anche in Spagna tutto pare andare a gonfie vele. I paesi più importanti, quelli che tradizionalmente hanno trainato il vecchio continente, invece, fanno passi da gigante... ma all'indietro: Germania, Francia, Svizzera, Belgio e Italia mostrano entrambi gli indici in calo, in compagnia di Bulgaria, Portogallo e Finlandia.
In nostri vicini, Austria (13° in classifica) e Slovenia (9° tra i paesi più felici), vedono invece scendere l'indice di felicità ma aumentare quello legato al benessere percepito. I più felici di tutti, nonostate i cali relativi ai singoli paesi sembrano ancora gli scandinavi e nordici (Danimarca, Irlanda e Olanda sono sul podio, seguite da Belgio, Gran Bretagna, Svezia, Francia, Finlandia e Slovenia). L'Italia? Solo diciassettesima scavalcata sorprendentemente da paesi come l'Ungheria, la Polonia e addirittura il Portogallo. Anche i russi, seppur non inseriti nella classifica europea, si dichiarano più felici degli italiani.
Una spiegazione a questa depressione italica la fornisce Roberto Foa, studente italo-americano di Scienze Politiche a Harvard e uno degli associati nella ricerca della World Value Survey in un'intervista a corriere.it: «L'Italia registra un forte aumento della felicità negli anni '60 e '70, mentre la trasformazione sociale dagli anni '80 in poi non è stata così forte come in Spagna o in Irlanda», osserva. In altri termini, è ormai da una generazione che gli italiani non vivono più «un aumento nella libertà di scelta personale rapido come quello di altri Paesi europei, e ciò contribuisce a diffondere l'impressione nelle persone di avere opzioni più limitate nella vita».
Ma benessere mentale ed economico non si separano facilmente, ed è qui che si fa sentire la stagnazione prolungata del potere d'acquisto. Il confronto internazionale demoralizza, sostiene Foa: «Negli anni '80 all'Italia riuscì il famoso sorpasso sulla Gran Bretagna in termini di prodotto interno lordo — ricorda il ricercatore —. Ma da almeno un decennio l'aumento del reddito per abitante è fra i più bassi d'Europa e l'essere rimasti indietro rispetto alla Spagna nella classifica nel potere d'acquisto colpisce l'amor proprio».