Legislatori allo sbando: estate di leggi ad personam
Indizio n.1: fino a pochi giorni fa la legge per poter fare il servizio di leva imponeva alle donne l'altezza minima di 1m e 61. Giusy Pezzullo è la sfortunata figlia di Giovanni Pezzullo, morto in guerra in Afghanistan nel febbraio 2008 a 44 anni. Il suo sogno fin da bambina era quello di diventare una soldatessa, peccato che la sua altezza non glielo consentisse. Giusy ha solo 150 cm. Ed ecco pronta la leggina ad personam: i figli e parenti di familiari "morti in missione" possono essere alti anche 1 metro e 50! Immaginatevi che felicità per le tante ragazze che magari per uno o due centimetri non sono potute entrare nell'esercito. Da ora in poi possono sempre sperare nel fatto che un loro congiunto sia trucidato in guerra. Insomma, siamo alla discriminazionalità più totale.
Indizio n.2: Milica Novakovic è una ragazza nata a Belgrado 26 anni. Quando aveva 7 anni la famiglia si è trasferita a Trieste e da allora non si è più mossa. Ora Milica si è laureata e ha un lavoro in scadenza di contratto a fine settembre. Se entro i 3 mesi successivi non troverà lavoro sarà considerata, in virtù del Decreto Sicurezza leghista, clandestina e quindi dovrà essere rimpatriata. Dopo il "caso" mediatico scoppiato a livello nazionale il sottosegretario Mantovano ha promesso che le pratiche per consentire a Milica di ottenere la cittadinanza italiana saranno accelerate. Una storia finita bene? Neanche per idea: è semmai la resa al fatto che la legge non è uguale per tutti. Milica ha avuto semplicemente la fortuna di diventare un simbolo. Altre decine di migliaia di persone, specialmente immigrati di seconda generazione, resteranno imprigionati dalla legge e costretti a vivere nella clandestinità o a rimpatriare in terre che non hanno neppure mai visto.
Indizio n.3: a proposito di Lega Nord. E' il 18 marzo del 2004 quando in una trasmissione politica Oliviero Diliberto aveva criticato l'allora ministro della Giustizia (italiano) Roberto Castelli che il giorno 17 fuori dal Parlamento aveva manifestato con i Giovani Padani e partecipato al coro "chi non salta italiano è". Piccata la risposta del Ministro (della Repubblica Italiana!): «Piuttosto che mandare in giro a sprangare come fai tu preferisco saltare». Immediata la denuncia da parte di Diliberto. Oggi il Senato approva una sorta di "Salva-Castelli" accogliendo la sua richiesta di non poter essere giudicato dal Tribunale penale perché "nell'esercizio delle sue funzioni di Ministro al momento del presunto reato". Una sorta di lodo Alfano XXXL applicato anche ai Ministri che così, assieme alle quattro più alte cariche dello Stato, da oggi possono insultare, diffamare, ridicolizzare la Repubblica Italiana, rubare, forse anche uccidere cittadini, certi di farla franca perché "nell'esercizio delle loro funzioni".
La cosa più buffa di questa situazione? Il Senato si era già pronunciato nel 2004 a favore dell'improcessabilità di Castelli, ma la Corte Costituzionale ha annullato quella decisione, ribadendo che per un reato comune un Ministro debba essere giudicato dal giudice ordinario.