Paga Pantalone… tanto per cambiare!
Il mondo finanziario mondiale trema, le borse sono in caduta libera e le perdite che i media ogni giorno comunicano a tutti noi evidenziano cifre da
capogiro: la gente si chiede cosa stia succedendo. È questo il punto, ognuno di noi intuisce che qualcosa di poco piacevole sta succedendo ed il fenomeno è di tale portata che non ne possiamo ignorare l’esistenza dovendoci, al contempo, domandarci se sia il caso o meno di preoccuparsi. Tale sentimento – confessiamocelo – è aumentato esponenzialmente dal costante invito da parte di governanti ed esponenti dell’alta finanza a “non farsi prendere dal panico”.
Consiglio quanto mai saggio, ma certamente di non facile applicazione, perché il timore che colpisce in questo momento l’uomo della strada (ognuno di noi quindi) è di trovare una risposta semplice, lineare e possibilmente tranquillizzante al quesito: il mio piccolo gruzzolo che ho in banca corre dei rischi? I più accorti si saranno resi conto che questo quesito “tremendamente” semplice pone delle difficoltà di risposta a cui nessuno (si ripete: nessuno) in questo momento è in grado di dare una risposta chiara ed esplicita e ciò – come già detto – genera sentimenti sicuramente non piacevoli in ogni risparmiatore. Altra domanda che il risparmiatore si pone è quella di chiedersi per colpa di chi o di cosa un tanto si sia verificato, e qui il problema diventa difficile coinvolgendo terminologie e meccanismi di alta finanza talmente complessi da creare non poche difficoltà. Cerchiamo quindi di essere semplici ma tecnicamente esatti ed esaustivi.
È di comune conoscenza che il negativo fenomeno del crollo delle borse ha avuto inizio qualche tempo fa negli Stati Uniti, ove “disinvolti” manager del mondo bancario e finanziario hanno individuato una “gallina dalle uova d’oro” rappresentata dal mercato sconfinato dei mutui per l’acquisto di una casa (obiettivo, questo, primario anche per ogni cittadino statunitense al pari di quanto avviene in Europa e in tutto l’Occidente industrializzato) e in particolare dalla vendita di prodotti finanziari a prezzi stracciati che hanno (comprensibilmente) “ingolosito” il richiedente che, di fronte ad offerte dal prezzo assolutamente concorrenziale, è stato indotto a sottoscrivere il relativo contratto illudendosi di aver risolto il problema primario di ogni famiglia (l’acquisto di una casa appunto) con il pagamento di una rata mensile estremamente bassa e quindi di tenue impatto sulla disponibilità finanziaria della stessa.
Nessuno (si ripete nessuno) all’epoca dei fatti si è posto il problema di come siffatta politica potesse avere un seguito, considerato che di primo acchito fosse evidente come quel costo del mutuo concesso fosse da considerarsi decisamente fuori mercato o, mutuando una terminologia commerciale spicciola, un autentico prezzo “sottocosto”. Trattavasi quindi di un “miracolo” di abilissimi manager del mondo bancario e finanziario o al contrario di un’autentica “bufala”?
In verità non vi è dubbio che il sistema dei mutui a basso costo originatosi negli Stati Uniti, è stato possibile per la nefasta coincidenza di più fattori. Invero il primo di questi è consistito in una liberalizzazione selvaggia del mercato che ha potuto così abbattere anche le più elementari regole etiche e di trasparenza (a tutto danno del fruitore); il secondo è stato rappresentato dal meccanismo a vasi comunicanti di alta finanza (o sedicente tale) e business ad ogni costo che si è trasformato in un autentico “gioco delle tre carte”, posto che tale meccanismo ha vissuto “alla grande” traslando da un soggetto all’altro non – si badi bene – denaro reale bensì denaro virtuale, ovverosia una compravendita “selvaggia” di debiti e crediti sulla base di una previsione (all’epoca dei fatti) assolutamente fondata secondo la quale il meccanismo avrebbe funzionato senza intoppi di sorta.
In realtà gli intoppi, come si è potuto constatare in queste settimane, si sono rivelati in tutta la loro gravità lasciando non poco perplesso l’uomo della strada in quanto l’autentica morte del capitalismo disinvolto era da tempo preannunciata da scricchiolii che i maggiorenti della finanza internazionale, ma soprattutto quella statunitense, non hanno voluto percepire, dovendosi arrendere unicamente dinnanzi ad un autentico tonfo. Con la dinamicità di un sistema politico ed economico che solo gli Stati Uniti possono permettersi, vi è stata immediata iniezione di liquidità da parte del governo americano al fine di sopperire alla crisi che ha travolto nomi prestigiosissimi di primarie banche, soprattutto quelle specializzate in offerta di mutui. Questa iniezione di danaro fresco (al pari delle perdite) assume fisionomie assolutamente uniche vuoi per la consistenza (parliamo di numeri a nove zeri), vuoi per la qualità (danaro pubblico, danaro del contribuente, danaro di ognuno di noi… appunto!).
Si ha un bel dire da parte dei maggiorenti statunitensi che chi ha sbagliato pagherà, ma allo stato non si sa né quando né come: unica certezza è che al momento il danaro fresco è quello prelevato dalle tasche di ogni contribuente statunitense (e per effetto domino non solo le sue) che così, di fatto, paga per le malefatte altrui. Da tutto questo ne consegue un’amara considerazione: come sempre in un mondo di “furbetti del quartierino” paga sempre l’anello più debole: il piccolo risparmiatore, ovvero Pantalone!
Unico auspicio affinché il male attuale non venga per nuocere completamente, è il sogno di vedere ravveduto il mondo dell’alta finanza globale, conoscendo l’umiltà di ammettere di avere sbagliato cavalcando il mito del facile guadagno ad ogni costo, rigenerandosi per il futuro su altre basi auspicabilmente trasparenti, sempre e comunque.
Mr. Cljmax