Che lezione ci stanno dando i tedeschi con il caso Opel. Da settimane il Governo tedesco sta attentamente studiando i vari piani di cinesi, di austrocanadesi di Magna e degli italiani della Fiat per vendere al miglior offerente (e per avere i maggiori vantaggi politici in termini di consenso popolare e socioeconomici in termini di posti di lavoro).
Gli offerenti sono sulle spine. Studiano le contromosse, forse fanno anche un po' di spionaggio industriale. Poi si ripresentano al Governo tedesco e mettono sul piatto una proposta migliore a quella precedente. E così i tedeschi se la tirano ancora, acquisendo un potere contrattuale sempre maggiore, difendono al meglio i posti di lavoro e si preparano ad uscire vincitori dalla trattativa. Certi di aver scelto il meglio per il popolo tedesco in una rosa di pretendenti ad una casa automobilistica destinata al fallimento.
Ma cosa sarebbe successo se la Germania fosse l'Italia e la Merkel fosse Berlusconi? Ah no, scusate! E' già successo. Con Alitalia!
La Merkel avrebbe giudicato "irricevibile" la proposta della Fiat e avrebbe chiuso subito l'asta ad eventuali nuovi concorrenti. Poi avrebbe promesso, spalleggiata dalle 6 reti televisive che controlla e una decina tra quotidiani e settimanali, una cordata tutta tedesca a difesa della teutonicità della Opel.
In seconda battuta avrebbe scorporato la Opel in due parti: quella che fa utili e quella carica di debiti.
Poi, la mossa decisiva: avrebbe messo insieme un'armata brancaleone di amici e paraninfi che a prestito comprassero la parte sana di Opel, mentre i debiti li avrebbe fatti finire sulle tasse pagate dai cittadini e dalle aziende. Il tutto ovviamente in perfetto stile clientelare.
Ovviamente la Merkel avrebbe dovuto dimettersi il giorno dopo, cacciata da Berlino da una folla inferocita.