Confindustria: siamo all'economia di guerra. Ecco come uscirne
Nel marzo 2009, nel documentare le ipotesi di fallimento che in quelle settimane aleggiavano su General Motors, abbiamo dimostrato che il settore automobilistico non era che uno specchio dell'andazzo generalizzato in Europa (e in Italia le cose sono sempre state molto peggiori).
Ci siamo chiesti: "Cosa resterà al termine di questa tempesta economica? Poco, molto poco. Sarà come dover affrontare la fine di una guerra del '900 senza però rimettere in moto l'economia soprattutto grazie alle ricostruzioni ediliize e alle conversioni delle industrie belliche". Era l'epoca in cui il berlusconismo era all'apice quindi in molti facevano spallucce di fronte a questa analisi. Sappiamo com'è finita.
Oggi, con solamente quasi 5 anni di ritardo Confindustria si è accorta del disastro parlando di "danni commisurabili solo con quelli di una guerra". Perfetto, ammesso e non concesso che questa guerra sia finita, quali strumenti sono stati messi in campo per ridar fiato alla popolazione martoriata dai bombardamenti (finanziari e valutari) che hanno quasi raso al suolo l'industria italiana?
E' evidente che gli strumenti usati finora, dall'austerità all'aumento delle tasse, hanno fallito miseramente al punto che dal 2007 sono andati perduti 200 miliardi di reddito! Dove sono finiti è abbastanza lampante. Come recuperarne una parte anche, ma per ora ciò che è prioritario è ridare fiato alla domanda interna e per farlo, senza indebitamento ulteriore, esiste solo una soluzione. Quella di Robin Hood. Togliere ai ricchissimi, che già hanno goduto abbastanza delle miserie degli schiavi moderni, e dare a chi ha poco o niente in 4 semplicissime mosse a portata di mano.
1) Imporre il rientro dei capitali nascosti all'estero per iniziare a tassarli a dovere.
2) Inasprire di un ulteriore 20% le tasse sui capitali scudati da Berlusconi.
3) Eliminare tutte le pensioni al di sopra dei 5.000 euro erogate dall'Inps (in primis quelle del pubblico impiego frutto di una gestione fallita).
4) Raddoppiare la tassazione sulle rendite finanziare.
In poche settimane sarebbero disponibili le risorse per rilanciare il mercato interno con altrettante mosse:
1) Ridurre il costo del lavoro attraverso il cuneo fiscale.
2) Pagare i lavori già fatturati dalle aziende alla P.A. ma non ancora pagati.
3) Avviare alcuni mesi di prova del reddito minimo garantito.
4) Far tornare l'iva almeno al 20%.
Il tutto senza toccare gli evasori fiscali, i re delle slot machine e i quasi 100 miliardi che lo Stato ha loro generosamente condonato, gli sprechi della politica, senza abolire le provincie e senza ridurre i compensi ai parlamentari improduttivi.
Ma di questo ne sentiremo parlare tra 5 anni. Sperando che il paziente non sia già morto.
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