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Iran: nulla di nuovo sotto il sole!

Ci siamo occupati recentemente in questo nostro spazio delle tristi vicende relative alla feroce repressione da parte del regime comunista cinese – vent’anni or sono – contro l’insurrezione giovanile verso l’opprimente dittatura spinti da un anelito di autentica libertà nella quale i giovani di allora hanno creduto, dimostrando con i fatti di essere pronti a sacrificare per questo obiettivo la loro libertà personale se non la vita (come in effetti si è verificato).

 

Sempre da questo spazio ci si lamentava della raffinata tattica attuata dal ferreo e dogmatico regime cinese, nel far cadere nell’oblio più assoluto la ricorrenza, dovendo – con amarezza – constatare come tale tattica abbia purtroppo innegabilmente raggiunto il suo scopo: invero oggi alla nuova classe giovanile cinese parlare dei fatti di Piazza Tiananmen equivale a parlare del nulla, non essendone mai stata minimamente informata per un obbligo assoluto promanante dall’alto.


Il lettore più attento ricorderà inoltre che ci si lamentò anche del fatto che i corsi ed i ricorsi storici sembrano non lasciare traccia nella mente e nelle coscienze dell’uomo che continua a perseverare nei suoi comportamenti, miopi quanto assurdi, spinto da un atavico quanto bestiale istinto di prevaricazione nei confronti dei suoi simili.


Oggi è ben triste constatare come il nostro rammarico di poco tempo fa trovi tragica quanto attuale conferma nei fatti dell’Iran, che tutti noi ben conosciamo: al momento in cui scriviamo vi è un Paese ad un passo dalla guerra civile (se mai non vi sia già) all’interno della quale si scontra l’anelito di libertà e vera democrazia con il pervicace e crudele desiderio di reprimere sempre e comunque ogni volontà contraria alla dittatura imperante.


Il fatto scatenante – come risaputo – sono state le recenti elezioni presidenziali che “ufficialmente” hanno rinnovato con voto “plebiscitario” la fiducia all’uscente plenipotenziario. Fin qui nulla di nuovo se non che per la prima volta dopo la cacciata dello scià, una moltitudine oceanica di oppositori del regime dittatoriale attuale ha avuto il coraggio di scendere in piazza contestando l’esito delle votazioni e denunciando chiaramente brogli di ogni tipo: il tutto per bocca dell’avversario “ufficialmente” sconfitto.


A dimostrazione di come la storia si ripeta a parità di presupposti, la dittatura al potere a fronte della sollevazione popolare non ha esitato un solo minuto: ha iniziato immediatamente ad imbrogliare ogni fonte di comunicazione non “allineata” continuando poi ad altipotizzare non meglio identificati complotti riferentesi agli “scontati” Inghilterra e Stati Uniti, da sempre indicati quali padri di ogni (vero o presunto) male possibile ed immaginabile a mente umana.


Ovviamente il regime non si è fermato a questo, rispolverando un’ulteriore collaudata “tradizione”: arresti in massa, processi sommari, uccisioni plateali per le strade, scomparse improvvise tramutate in “morti bianche” di tutta una serie di oppositori famosi o meno che siano. Un quadro a dir poco desolante! Eppure drammaticamente non senza connotazione tragicomiche di un cliché visto e rivisto fino alla nausea da tutta l’umanità a livello globale, un numero infinito di volte. Lascia attoniti il constatare come – si ribadisce – l’esperienza storica che ha dimostrato come ogni regime dittatoriale ha ineluttabilmente una fine, sotto la pressione irrefrenabile rappresentata dall’insopprimibile anelito di libertà che anima ogni uomo intellettualmente e spiritualmente giusto, sembri non lasciare traccia nelle miopi menti dei componenti il regime attuale che, al contrario, “si permette” di tenere in ostaggio tutto il mondo libero con veementi j’accuse, minacce nucleari e “sberleffi” qualora si debbano misurare con i più vari tipi di embargo (unica arma dell’Occidente democratico nei confronti di siffatte situazioni).


E così si giunge al nocciolo della questione: come fermare il regime iraniano (il prepotente di turno!). Escludendo a priori l’intervento armato per tutte le implicazioni dirette ed indirette che inevitabilmente questo comporta, si passa al piano diplomatico dove il prepotente di turno pare avere gioco libero, ben consapevole che – almeno a priori – ben poco può fare il rispetto dei diritti minimali umani contro soggetti che pur di non perdere il loro sinistro dominio non esitano a sparare ad altezza d’uomo.


Ci si chiede: soccombere? Ammettere amaramente che la violenza ha sempre e comunque il predominio? No di certo! Molto più semplicemente rifarsi a quanti (per intima convinzione o per opportunismo socio-politico) si definiscono e si fanno definire “uomini di buona volontà”, indicati questi come ultimo baluardo ai sopraffattori con i quali accettano di confrontarsi (sempre e comunque) in nome di quel principio irrinunciabile che unisce tutta l’umanità e che si chiama: pace.

Mr. Cljmax

 


In collaborazione con Help!

 

 


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