Boia, ghigliottina, sacco di Roma. L'Italia che indietreggia di secoli
Le lancette dell'orologio storico-sociale italiano stanno da molto tempo andando all'indietro. La situazione è ormai sfuggita di mano a chi dovrebbe fare gli interessi del popolo al punto che siamo ormai tra i paesi più disastrati del mondo in chiave economica quanto in chiave sociopolitica.
In sole 24 ore abbiamo perso:
1) La Fiat, che porterà il suo fatturato (e le relative tasse) nel nord Europa (sede legale in Olanda e tasse in GB) dopo aver goduto di contributi statali infiniti nelle ultime decadi.
2) La classe operaia, diventata fardello da scaricare oltre che genìa da portare a livelli di retribuzione polacca o cinese come nel caso del ricatto Electrolux.
3) La democrazia, violentata da una pericolosissima signora perbenista che per la prima volta nella storia repubblicana toglie voce alle opposizioni e applica la ghigliottina (strumento peraltro non previsto alla Camera) pur di approvare l'ennesimo "sacco di Roma".
4) Altri 7,5 miliardi di euro (altro che i 2,2 miliardi risparmiati dall'abolizione della seconda rata dell'Imu 2013) che vengono in gran parte divorati ancora una volta dalle banche che possono mettere retroattivamente a bilancio questo valore compensato dalle riserve di oro e altri metalli preziosi di tutti gli italiani e le cui quotazioni sono per di più in netta discesa.
5) Il controllo italiano di Bankitalia che ora sarà servito su un piatto d'argento a istituti di credito stranieri poiché non si potrà più possedere quote maggiori del 3% delle azioni. Il tutto in un quadro di riduzione delle tasse sulle plusvalenze per oltre 3,3 miliardi di euro che Unicredit e Intesa in primis dovranno pagare: dal tradizionale 20% il governo ha regalato un comodo 12% rinunciando a 370milioni. Chi li dovrà pagare secondo voi? Siamo al nuovo sacco di Roma, l'ultima aggressione ai beni pubblici che si completerà con la cessione di Poste e Ferrovie dello Stato.
6) La canzone partigiana "Bella Ciao" vilmente cantata dagli indegni deputati Pd dopo questo vero assalto alla diligenza. Si tratta dello sfregio più pesante imposto agli ideali di resistenza contro il fascismo e "gli invasori" di ogni risma di cui loro evidentemente fanno parte. Si tratta di una canzone che è ormai universale per i popoli in cerca di libertà: da piazza Taksim in Turchia alle comunità zapatiste in Chiapas è ormai inno internazionale degli oppressi. Non certo di questi ingordi corrotti buoni a nulla.
7) Il linguaggio consono alle istituzioni. Pochi giorni fa un grillino definì boia il presidente Napolitano. Non che avesse torto a criticarlo per la sua staliniana voglia di purgare chi si oppone al suo governo, ma il linguaggio esasperato ci riporta indietro nel tempo.
8) Alla nobile cavalleria maschile, polverizzata anche in sede istituzionale da chi, anziché trattare le donne con il giusto rispetto, ci permette di "ammirare" la tracotanza di un violento deputato di Scelta Civica che rifila un manrovescio (video) e poi spintona una deputata del Movimento 5 Stelle.
Alla fine del '700 tra boia e ghigliottine i governanti francesi non se la passarono molto bene mentre in Italia non ci fu mai una rivoluzione simile.
Forse in ritardo, ma sembra che ci stiamo arrivando anche noi.
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