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Caso Marrazzo: una sconfitta per tutti

Sono settimane che non si parla d’altro: l’ex governatore della Regione Lazio Marrazzo si è dimesso dalla sua carica, travolto da uno scandalo a luci rosse riguardante la sua vita privata. Inutile ricostruire i fatti ormai noti a tutti ma, sia pur a titolo di brevissimo pro memoria, gioverà ricordare il nocciolo della questione: alcuni mesi or sono l’ex governatore Marrazzo, recatosi presso l’abitazione di un transessuale, è stato filmato e quindi ricattato da un gruppo di appartenenti all’arma dei Carabinieri che hanno cercato di vendere ad alcune testate giornalistiche il video hard. La questione ovviamente, una volta venuta alla ribalta della cronaca, ha travolto come un ciclone tutti i personaggi della vicenda trascinandoli per una strada senza ritorno e dai contorni non ancora definiti in quanto oggetto di indagini tuttora in corso.


Indubbiamente il fatto è emblematico, esempio di come i vizi privati contrapposti alle pubbliche virtù possano letteralmente distruggere la vita di un uomo pubblico e non solo, generandosi quindi immediatamente un quesito inevitabile: in quale rapporto è opportuno (se non doveroso) interconnettere la vita privata e quella pubblica di un uomo ricoprente una carica istituzionale?


Anche in questa occasione il nostro Belpaese si è dimostrato, una volta di più, capace di generare discussioni, scambio di opinioni, tavole rotonde, forum, conferenze e quant’altro per disquisire in punta di fioretto su di un problema scaturente dalla propensione prevalente nella società attuale ad esternare sempre e comunque indifferenza e “generose” giustificazioni e/o esimenti a tutto e tutti. In buona sostanza l’Italia si è posta il quesito: vi deve essere o no speculare virtuosa corrispondenza fra la vita privata e quella pubblica di un uomo rappresentativo di una carica istituzionale?


Tralasciando – si ribadisce – i distinguo di lana caprina tanto cari ai cosiddetti “opinionisti” che riempiono con la loro pervicace saccenteria ogni spazio della comunicazione di massa, riteniamo che senza false ipocrisie sia necessario rifarsi a quelli che sono stati i capisaldi etico-morali cui la storia ha fatto sempre riferimento, anche se con alterne fortunealt, riferendosi agli uomini ricoprenti una carica pubblica. Da sempre si è sostenuto che quest’uomo consapevole di ricoprire una carica pubblica al servizio del Paese, carica ricevuta (ci si augura) con autentico spirito altruistico, è considerato meritevole solo quando sia uomo (ci si permetta il termine desueto) di specchiata virtù.


A questo principio etico-morale cui in più di un’occasione la società cosiddetta evoluta (liberista) e ben pensante ha contrapposto l’etichettatura di principi borghesi e come tali desueti e da mettere all’indice, oggi si contrappone un’attenuante, o peggio, un’esimente tanto ipocrita quanto qualunquista. In buona sostanza attualmente fette rilevanti della nostra società, facendo riferimento al caso Marrazzo (ma il riferimento potrebbe essere riconosciuto ad altre migliaia di casi similari), partono dal presupposto che il caso Marrazzo non abbia ragion d’essere in quanto – a loro dire – l’uomo pubblico convive, sia pure diviso da porta a tenuta stagna, con l’uomo privato in assoluta normalità: detto uomo dovrà essere giudicato unicamente per quanto espleta ricoprendo la carica pubblica cui è preposto, non dovendo – si badi bene – interessare a chicchessia la sua vita privata!


Questo principio è sbandierato ai quattro venti come conquista di una società non condizionata da tabù clerical-morali, liberata da lacci e lacciuoli che certi perbenisti ipocriti vorrebbero imporre, giungendo ad autodefinirsi i veri uomini del loro tempo: ma è proprio così? A mio parere siamo lontani anni luce dalla verità che ormai non interessa più a nessuno, in quanto i valori etico-morali che denotano la vera civiltà di un popolo sembrano definitivamente sopiti, stante la loro “impopolarità” confermata costantemente da un certo clima di sufficienza che si contrappone puntualmente nei confronti di coloro che tali principi non esitano a definire ancora i loro capisaldi irrinunciabili.


La conclusione quindi può essere una sola: l’ex governatore Marrazzo ha sbagliato ed è giusto che ne paghi le conseguenze. Pertanto le sue dimissioni (peraltro tardive rispetto alle immediate prime posizioni esternate all’atto dello scoppio dello scandalo) non accrescono né diminuiscono il valore etico della persona, degna comunque del massimo rispetto da un punto di vista umano, ma non devono far dimenticare che con tale atto non è stato compiuto alcun eroismo ma si è concretizzato unicamente un semplice imperativo categorico morale.


Nella già spiacevole vicenda, però, vi è un ulteriore aspetto della stessa che lascia attoniti ed amareggiati: il coinvolgimento nel sordido succedersi degli eventi di esponenti dell’arma dei Carabinieri, un’arma che nell’immaginario collettivo si è sempre dimostrata al di sopra di ogni sospetto e che della speculare integrità morale ha fatto la sua bandiera quale servitrice dello Stato. Gli alti gradi dell’arma, nel prendere dolorosamente atto della realtà, si sono riferite a “mele marce” che purtroppo non mancano in nessuna famiglia, ma – confessiamocelo – siffatta posizione non è sufficiente per lenire la profonda ferita che ogni convinto cittadino italiano prova nel dover constatare come la corruzione, intesa nella sua accezione più ampia, alligni in ambiti ove non la si vorrebbe nemmeno immaginare, ma tant’è!


Come concludere? Il fatto, grave ed increscioso, ha distrutto la vita di un uomo pubblico, coinvolgendo anche tutti i suoi affetti privati, che soffrono in dignitoso silenzio, e contemporaneamente ha ombreggiato la cristallinità sempre viva dell’agire dell’arma dei Carabinieri “fedele nei secoli”, ma che comunque lascia intravedere una vulnerabilità tanto umana quanto inaccettabile per una realtà che si desidererebbe esente – oseremmo dire “istituzionalmente” – da siffatte debolezze. Ecco perché il fatto riportato è una sconfitta per tutti… una sconfitta per ognuno di noi nessuno escluso, e che dovrà imporci (imporre a tutti alcuno escluso) una severa riflessione: la nostra società, dove sta andando?

foto: Volkan Olmez

Mr. Cljmax

 


In collaborazione con Help!

 


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